Scossone in Borsa, la lira tiene di Valeria Sacchi

Piazza Affari saluta con un ribasso il ribaltone elettorale. Ma il mercato fa i conti anche con i vecchi nodi Piazza Affari saluta con un ribasso il ribaltone elettorale. Ma il mercato fa i conti anche con i vecchi nodi Scossone in Borsa, la lira tiene Stranieri alla finestra dopo il voto-choc MILANO. Un indice in netto ribasso ha salutato i risultati elettorali. Una bocciatura per Marco Formentini e la Lega? No, si affrettano a correggere gli operatori, il ribasso è soprattutto legato ai problemi del mercato che, in questo momento, si chiamano Fiat e Ferruzzi. Non che i risultati elettorali non siano stati uno shock, soprattutto se letti sul piano nazionale. Dove si capisce che il governo Ciampi, tanto per fare un esempio, oggi sarebbe sorretto da non più del 20% degli elettori. Vallo a spiegare agli stranieri che investono a Piazza Affari. Non è certo semplice. E difatti gli stranieri ieri sono stati alla finestra. In attesa che qualcuno dia loro una lettura comprensibile dell'ennesimo rebus all'italiana. In contraltare alla Borsa, la lira ha viceversa guadagnato sulle altre monete europee. E sulla stessa lunghezza d'onda si è mossa la peseta, rincuorata dalla vittoria di Gonzàlez. La nostra moneta si è portata a quota 910,49 contro marco (914,94 la chiusura di venerdì), a quota 2244,63 contro la sterlina (2254,01). Tuttavia, nel pomeriggio, l'indebolirsi del dollaro nei confronti del marco ha riportato il cambio marco lira sui livelli di venerdì. Nessun contraccolpo è stato segnalato sul mercato dei futures. E anche sul secondàrio, la giornata è risultata piuttosto fiacca, priva di particolari eventi. Solo i titoli di nuova emissione, inseriti nel listino la scorsa settimana, hanno registrato un buon rialzo che, in qualche caso, ha sfiorato la lira. A Piazza Affari, viceversa, l'indice Comit ha chiuso in ribasso del 2,02% a 520,68. Un calo evidente fin dalle prime battute, con lo scivolone del 4,65% della Fiat, cui ha fatto eco la perdita del 4,59% di Montedison e del 4,05% di Ferfin. Per la Fiat, spiegano gli operatori, i problemi nascono dalla dura crisi dell'auto, di cui non si vede per il momento la fine. Aggravata, aggiunge qualcuno, dalle apprensioni legate alle vicende tangentizie di Intermetro, per le quali ieri mattina è stato incarcerato il democristiano Clelio Darida. Più grave la situazione per i titoli della scuderia Ferruzzi. Il gruppo, virtualmente fallito, è ora affidato alle cure di Mediobanca. In attesa del piano di riassetto, molti evidentemente preferiscono alleggerirsi. Covinti che, in ogni caso, la soluzione non potrà che passare attraverso operazioni sul capitale, se non addirittura svalutazioni del capitale. Infine, sia sulla Fiat che sui titoli Ferruzzi, è chiara l'influenza di mani speculative. Si aggiunga a questo l'avvicinarsi delle scadenze tecniche, e il mix depressivo è spiegato. E difatti, il pessimismo sembra aver contagiato tutti i titoli guida. Le Generali hanno lasciato sul campo 1' 1,33%, la Stet l'I,88%, Olivetti il 2,6%, Ifi il 5,42, Sip il 2,15, Mediobanca il 2,53 e Italmobiliare il 3,32. Nemmeno le banche privatizzande sono stati risparmiate. In linea con l'atmosfera generale, Comit e Credit hanno perso il 3,63% e il 2,46%, mentre la Sme è scivolata del 2,01%. E qui si apre un altro capitolo sulle ansie del mercato. Il quale, nonostante le promesse, non vede ancora nessun segno tangibile della volontà del governo di privatizzare sul serio. Al tema privatizzazioni si intreccia di nuovo quello dei destini Ferruzzi. Qualcuno paventa che la trasformazione di crediti in titoli da parte delle Bin, rappresenti un ulteriore ostacolo alla loro messa sul mercato. Probabilmente intuendo questi timori, il presidente dell'Ili, Romano Prodi, ha voluto precisare che il piano di risanamento del gruppo Ferruzzi «non dovrebbe creare problemi al processo di privatizzazione, né tantomeno trasformare la Ferruzzi in una impresa pubblica». Ed ha concluso: «Bisogna vedere in quale misura le banche entreranno nel capitale, e quindi conoscere i dettagli del piano. Ma non dovrebbero esserci pericoli di pubblicizzazione». Ieri, dunque, nel parterre motivi tecnici si sono sommati ai risultato elettorali. Questi ultimi per molti aspetti imprevisti. E comunque tali da sconfiggere la coalizione di governo, e da sollevare una serie di interrogativi impossibili da sciogliere in poche ore. Per tutte queste ragioni, sia i borsini che la grande Borsa, hanno preferito concedersi una pausa di riflessione, e di prudenza. Valeria Sacchi Ferruzzi e Fiat sotto tensione e tutti i titoli guida perdono terreno COSI A PIAZZA AFFARI 4M 1204 1197 MONTEDISON Nando Dalla Chiesa prima del voto dato per vincente a Milano Pietro Marzotto: «Il partito di Bossi rappresenta ceti diversi ma coesi da pragmatismo politico»

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