«Inglesi, scendete dal rapido per Maastricht» di Fabio Galvano

«Inglesi/ scendete dal rapido per Maastricht» GRAN BRETAGNA «E' un accordo che minaccia il Paese ed è vergognoso che i cittadini non possano esprimersi» «Inglesi/ scendete dal rapido per Maastricht» Ultimo fendente della Thatcher ai Lords alla vigilia del voto LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La «signora di ferro» ha colpito ancora. Con un violento attacco al trattato di Maastricht, che è approdato ieri alla Camera dei Lord, Lady Thatcher ha vibrato un altro deciso fendente alla traballante impalcatura governativa di John Major. «Io personalmente non avrei mai firmato questo trattato», ha detto spiegando i motivi del suo no e dissociandosi dalle decisioni del governo: «Spero che ciò sia chiaro a tutti. L'alleanza volontaria di 12 Paesi, alla quale abbiamo aderito, viene trasformata gradualmente in un'entità politica, un superstato europeo, e dubito che la gente sappia che cosa sta accadendo». Ecco perché, secondo la Thatcher, è «vergognoso» che si neghi un referendum a chi lo vorrebbe per combattere un trattato che «minaccia le nostre istituzioni parlamentari e giuri¬ diche». Per la Thatcher, e per chi come lei si oppone al progetto di un'unione politica e monetaria europea, questa è l'ultima spiaggia. Superata la terza lettura alla Camera dei Comuni, dopo il sì al referendum danese, la legge di ratifica è ora alla seconda e definitiva lettura dei Pari. Il dibattito finirà domani, anche se il voto è rinviato a dopo l'esame in commissione; ed è difficile dire se gli infuocati interventi di Maggie e dei suoi alleati - oggi prenderà la parola l'ex presidente dei conservatori, Lord Tebbit - riusciranno a bloccare la ratifica o a imporre il referendum. Sicuramente, però, riescono a ferire Major, la cui compagine governativa appare sempre più alla deriva. Negli ultimi tre giorni due sondaggi hanno indicato che dagli Anni Trenta nessun primo ministro è mai stato così impopolare e che ormai un deputato conservatore su tre è pronto a un'aperta ribellione. Su quel malcontento l'aggressività antieuropeista della Thatcher ha facile presa; anche perché l'Inghilterra è forse - dei 12 Paesi Cee - quello che meno volentieri si adatta alle nuove realtà, aggrappato com'è alla sua insularità storica. Alla «signora di ferro» non sfugge che una punta di populismo - in questo caso la battaglia per il referendum - può giovare ai suoi disegni politici. E ieri, ai Lord, lo ha dimostrato chiaramente. Maastricht, ha detto, «è una centralizzazione di decisioni da parte della burocrazia a spese della democrazia». E ha spiegato: «Il trattato estende i poteri della Commissione Cee da 11 a 20 nuovi campi di governo e fornisce 111 nuove situazioni in cui una decisione può essere presa a maggioranza qualificata». Sono argomentazioni di sicuro effetto sul pubblico inglese. «Suggerisco che noi non vogliamo andare ol¬ tre con questo treno»; perché quel treno, ha ammonito, «potrebbe arrivare molto vicino alla sua destinazione», cioè a un'Europa federale. Avanti con il referendum, insiste Lady Thatcher. «Con questo trattato di Maastricht abbiamo da perdere molto più di qualsiasi altro Stato». Eppure «nessun elettore di questo Paese è stato in grado di votare contro Maastricht. Nessuno. E' stato impossibile. E' una vergogna che si neghi una tale opportunità all'elettorato». Affrontare l'unione europea senza il consenso referendario del popolo sarebbe «un tradimento alla fiducia riposta in noi come guardiani delle istituzioni parlamentari». Con le sue tradizioni di trasparenza giuridica l'Inghilterra ha «troppo da perdere» di fronte alle manovre di Bruxelles. E, per strada, forse anche Major. Fabio Galvano

Persone citate: John Major, Lady Thatcher, Lord Tebbit, Thatcher

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Gran Bretagna, Inghilterra, Londra