Mogadiscio, l'Onu apre la caccia a Aidid di Paolo Passarini
Nuove sparatorie con i pachistani, il «signore della guerra» libera cinque Caschi blu presi in ostaggio SOMALIA Nuove sparatorie con i pachistani, il «signore della guerra» libera cinque Caschi blu presi in ostaggio Mogadiscio, l'Orni apre la caccia a Aidid 7/ Consiglio di Sicurezza: arrestate i responsabili della strage WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le Nazioni Unite si sono messe alla caccia del generale Mohamed Farrah Aidid, imputato numero uno della strage di 22 caschi blu pakistani a Mogadiscio. Una risoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza domenica notte stabilisce che «il Segretario Generale è autorizzato a prendere tutte le misure necessarie contro i responsabili degli attacchi armati, inclusi coloro che hanno pubblicamente incitato tali attacchi». A questo fine, la risoluzione afferma la «necessità di un'investigazione che porti all'arresto, alla detenzione a fini di processo e di punizione» di tutti i responsabili. In un paragrafo precedente, la risoluzione li individua in «forze appartenenti al Congresso Somalo Unito», l'organizzazione che fa capo al «signore della guerra» Aidid. In un tentativo di allentare la pressione che gli si sta creando attorno, Aidid ha fatto rilascia- re ieri cinque militari pakistani da lui presi prigionieri, quattro soldati e un ufficiale. Sono stati restituiti al colonnello Azar Aziz, dell'esercito pakistano, alla presenza dell'inviato italiano Enrico Augelli. Due di loro apparivano feriti piuttosto gravemente, ma, al di là di questo, la loro riconsegna non può far dimenticare l'agguato di sabato scorso, in cui, oltre ai 22 pakistani, sono morti anche una trentina di somali e altri 50 uomini delle Nazioni Unite sono rimasti feriti, compresi tre americani. In termini di perdite, l'attacco di sabato scorso è stato il più pesante subito da truppe di pace dell'Onu da quando, nel '61, 44 soldati del Ghana vennero uccisi in Congo. Jonathan Howe, inviato speciale del Segretario dell'Onu in Somalia, ha definito ieri l'attacco «selvaggio e non provocato», portato mentre i caschi blu stavano conducendo una regolare missione di censimento delle armi. Howe ha smentito, definendole «false», le voci secondo cui le truppe dell'Onu stessero cercando di prendere il controllo di Radio Mogadiscio per metterla a tacere. «La verità è - ha dichiarato l'inviato di Boutros Boutros-Ghali - che i nostri uomini stavano portando a termini un compito al quale lo stesso generale Aidid aveva detto di aderire e una delle zone in cui bisognava operare era vicina alla sede di Radio Mogadiscio, ma nessuno ha cercato di impadronirsi dell'emittente». Non c'è alcun dubbio, però, che Radio Mogadiscio, controllata da Aidid, sia un bersaglio della rabbia delle truppe Onu, dal momento che incita apertamente i somali a attaccare i caschi blu. Il passaggio della riso¬ luzione che minaccia severe conseguenze anche contro «coloro che sono responsabili di incitare pubblicamente gli attacchi» costituisce un riferimento abbastanza esplicito all'attività della stazione radio di Aidid. L'opinione degli osservatori dell'Onu è che Aidid, tememdo di aver perso terreno, stia cercando una radicalizzazione dello scontro per precostituirsi una posizione di forza nei negoziati sulla riconciliazione. Che la situazione resti particolarmente tesa è stato ieri confermato da un nuovo attacco condotto a sorpresa da guerriglieri somali contro altre truppe pakistane. Ma, in questo caso, gli attaccanti avrebbero subito due perdite e i caschi blu nessuna. I pakistani, con 4800 uomini, costituiscono attualmente il contingente più numeroso tra le truppe Onu, dopo che gli Stati Uniti hanno ritirato il grosso delle loro forze, lasciando solo 4100 uomini. Paolo Passarini
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