La «volpe» di Raffaello Masci
la «volpe» la «volpe» 77 tramonto di un leader ROMA. Clelio Darida è stato uno dei sindaci che hanno resistito di più sul trono capitolino: dal '69 al '76. Oggi ha 66 anni, un'età ancor giovane secondo i parametri della politica scudocrociata, eppure dall'87 - da quando non è stato rieletto sulla scia di disavventure giudiziarie - è entrato nel novero degli «ex», prima vittima di una «Mani pulite» ante litteram. Chiudeva così un cursus honorum iniziato nel movimento giovanile de degli Anni 50. Democristiano di rito fanfaniano, folgorato poi dal verbo di Arnaldo, Darida alla Camera entra per la prima volta nel '63. Nel bestiario della de romana è soprannominato «La volpe argentata», contraltare doroteo al divo Giulio («la volpe» tout court). Non viene ricordato come un uomo di pensiero, sì invece come uomo di gestione e di gestione interessata se, come accadde, nel '69 può senza remore lasciare lo scranno di Montecitorio per quello di sindaco di Roma. Inizia allora la stagione dei fasti. Lui consolida la sua leadership nella de romana, mentre sua moglie Wilma incarna l'inedito ruolo di first lady capitolina: organizza feste per vip e pranzi in cui sfoggia manicaretti di sua invenzione (celebri gli spaghetti alla cannella). Le sue figlie frequentano il prestigioso liceo francese «Chateaubriand», Elisabetta - bellissima e promettente modella - sfila alle soirées insieme alle principesse dell'aristocrazia romana. Ma nel '76 ci sono le elezioni e la sinistra conquista il Campidoglio. Per Darida si apre la via del ritorno alla politica nazionale: fa per tre volte il sottosegretario, poi con il secondo governo Cossiga diventa ministro delle Poste e, via via, della Funzione pubblica, di Grazia e giustizia e, finalmente dall'83 all'87, delle Partecipazioni statali con Craxi. Apogeo e amara conclusione di una carriera, proprio durante questo suo ultimo incarico Darida viene chiamato in causa nella vicenda delle carceri d'oro (l'imprenditore Bruno De Mico dice di aver dato 150 milioni al suo segretario), una storia che vede prima la richiesta di incriminazione da parte dell'Inquirente e poi, nell'89, l'archiviazione da parte della corte d'appello. Politicamente però il colpo è fatale per l'ex sindaco dall'87 non più parlamentare. Riassorbito nell'anonimato, ne è clamorosamente uscito solo ieri, per passare dalle cronache politiche a quelle giudiziarie. Raffaello Masci
Persone citate: Bruno De Mico, Clelio Darida, Cossiga, Craxi, Darida
Luoghi citati: Roma
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