«Il capo ascolta solo me»

«Il capo ascolta solo me» «Il capo ascolta solo me» E l'autista diventa consigliere DAL GAROFANO Al LUMBARD CMILANO OMPLIMENTI Babbini. E scusi, Bossi cosa ha detto? «A dire il vero proprio nulla. Anzi, non è mica lui che mi ha messo in lista. E' stato l'avvocato Negri. L'Umberto mi ha solo detto: ma che cazzo fai?». Eccolo Giuseppe Babbini, detto Pino. A 58 anni lui, un passato da socialista di sinistra, il leader dei tassisti milanesi, autista personale di Bossi entra come consigliere a palazzo Marino. E' l'ottavo, tra i campioni della Lega, più di 500 preferenze raccolte, come dice lui, «tra amici e tassisti. Grazie agli amici, con me i tassisti sanno chi hanno trovato». «Ma faccio ancora l'autista di Bossi» avverte «metà della settimana lui sta a Roma, io in Comune». Eh sì, non è un rapporto di lavoro e basta quello tra Babbini, pistolone sotto l'ascella, una certa voglia di farsi rispettabile (memorabile la sua scazzottata con l'ex leghista Prosperini), un grande affetto per il senatur. Ma facciamolo parlare, il campione di GrecoTurro, casa di ringhiera in gioventù, faccia da Milano gaudente e voglia di lavorare. «Ho due figli - racconta - uno ha il diploma di ragioneria, l'altro faceva il cuoco. Adesso, tutti e due fanno i tassisti. E sai perché?». No... «Perché il tassista è un uomo libero, senza padrone. Io l'autista lo faccio per l'Umberto e basta». E all'Umberto, in questi mesi, Babbini Pino ha spiegato lungo i viaggi errori e strategie del movimento, successi e limiti dei vari comizi. E Bossi, eccezione rara, lo sopporta (quasi) sempre. E dove lo trova un altro che accetta i suoi orari da notturno incallito? Solo Babbini a mezzanotte scrolla le spalle e dice: «Sono un extraterrestre». Alle due aggiunge: Umberto, a quest'ora delle due l'una: o si va a dormire o a letto con una bella figliola. Io vado a dormire...». Di aneddoti, attorno a Babbini, ce n'è una valanga. Lui, il tassista della formula Abaith che affrontava la corsa verso Linate sulla sua 600 multipla come fosse sull'autodromo di Monza. Lui, infallibile galoppino elettorale. Gli basta uno sguardo per capire la situazione, spiega. E domenica pomeriggio, in mezzo ai giornalisti, ha tirato fuori le sue previsioni sul voto: esatte quasi al centesimo, diavolo di un Babbini. «Ero socialista - racconta - poi, nel '73 venne in sezione Martelli. Diceva cose giuste, l'ho applaudito e un tizio mi ha dato una gomitata». Perché? «Perché applaudi uno di un'altra corrente? Ho capito allora che con quella gente non avevo nulla da spartire». Fine della politica, almeno fino a metà degli Anni Ottanta. E poi? «Eppoi - spiega ancora - in piazza Massari l'incontro con la Lega e con Bossi. Allora eravamo quattro gatti, ci si capiva al volo». E Babbini è uno che si fa capire con poche parole e molti fatti. Ne sa qualcosa Pillitteri perché è stato proprio Babbini, allora consigliere di zona, a organizzare lo sciopero dei tramvieri, esasperati per l'accampamento degli extracomunitari ai margini del deposito. Dopo dieci giorni Pillitteri uscì dai gangheri, diede del razzista a tutti i tramvieri. Vista oggi, quasi la prima tappa della caduta. Dietro, sottolinea lui orgoglioso, c'era Babbini. «Ora voglio - aggiunge - adoperarmi per le case alle coppie che si sposano. Gente di casa nostra». Inutile chiedergli se, tra le giovani coppie, ci possono slare anche gli omosessuali. Su certe cose Pino Babbini non scherza.[u. ber.] Giuseppe ■Babbini detto «Pino» un passato da socialista prima di approdare nella Lega

Luoghi citati: Milano, Monza, Roma