Ballottaggio Novelli-Castellani

Duello all'ultimo voto nella notte tra il candidato di Alleanza e Cornino della Lega Duello all'ultimo voto nella notte tra il candidato di Alleanza e Cornino della Lega Ballottaggio Novelli-Castellani Per il sindaco si torna alle urne il 20 giugno Novelli primo, Castellani secondo. Ma alle 3 di una notte infinita il professore lottava ancora gomito a gomito con il candidato della Lega. Tra loro non c'è mai stata una differenza superiore al punto di percentuale. Ultimo dato utile, con 683 sezioni scrutinate su 1684: Castellani ha il 20,72 per cento, Cornino il 19,90. La Lega chiederà di rivedere le schede annullate e i voti contestati, che sono oltre 20 mila. Comunque si concluda il ballottaggio del 20 giugno, gli elettori hanno scritto ieri una pagina importante della storia politica torinese: dopo otto anni la città avrà un sindaco proposto (o largamente appoggiato) dalla sinistra. Non accadeva dal gennaio 1985, quando Diego Novelli fu costretto alle dimissioni. Due dei quattro primi cittadini succedutisi da quella data erano sì militanti del partito socialista, ma a sostenerli era una coalizione con repubblicani e liberali, e soprattutto con la de come gruppo di maggioranza relativa. Il ballottaggio ci dovrà dire «quale» sinistra andrà al potere. Se quella di Novelli, che elettoralmente ha in Rifondazione comunista la squadra più compatta (e più votata), o quella di Castellani. Fin dall'inizio il professore ha puntato a sfondare verso il centro con un programma di solidarietà e sviluppo che ha trovato consensi tra i repubblicani, i pattisti, liberali, e può trovarne nel mondo cattolico orfano del suo candidato. Il risultato finale era abbastanza prevedibile, in qualche modo logico. Novelli è Novelli, bene o male ha espresso una stagione forse non felicissima, ma ricca, di questa città. Una stagione di forti ideali, anche di forti contrapposizioni, cui è seguito il lungo periodo di che attraverso i volti di Cardetti e Maria Magnani Noya, la parentesi troppo breve di Zanone e i pochi, drammatici mesi di Giovanna Cattaneo hanno portato la città al commissario prefettizio. Castellani vuole rappresentare la società civile che ha deciso di uscire allo scoperto, di spendersi per Torino come direbbe lui. Sempre, in ogni discorso, ha marcato la distanza che lo separa dai partiti tradizionali, di cui lo schiaffo ai socialisti è stato la sottolineatura più forte. Questo non esclude che intorno a lui si siano coalizzati anche pezzi della vecchia classe politica. Ma è un pedaggio inevitabile, cui nessun candidato poteva ed ha potuto sottrarsi. Anche per il professor Giovanni Zanetti valevano molte delle considerazioni fatte attorno a Castellani. Entrambi cattolici, entrambi ai margini ma non omogenei alla classe politica, en^ trambi docenti universitari. Ma Zanetti ha scontato colpe non sue: la debolezza della coalizione, trascinata da una de che paga pesantemente lo scotto di Tangentopoli; la «nomination» tardiva, resa nota quando mancavano cinque settimane al voto; l'isolamento cui l'ha costretto un raggruppamento che non ha voluto né saputo sostenerlo. «Sì, Zanetti e Castellani hanno molti punti in comune» diceva in questi giorni Mariotto Segni. Ma aggiungeva: «La differenza è che Castellani spacca la sinistra, e soprattutto può vincere». Cornino ha perso, ma non si può parlare di sconfitta grave. L'elettorato della Lega ha tenuto dignitosamente anche sul suo nome, e comunque l'emorraggia prò - Novelli pare assai più sensibile nelle file del pds. A conti fatti si può dure che la scelta di Bossi di lanciare un giovane semi-sconosciuto in città si è rivelata meno disastrosa di quanto temessero gli uomini del Carroccio. Caso mai Cornino ha scontato la scissione interna alla Lega: con i voti di Pioli avrebbe vinto la partita. I numeri di questa tornata elettorale, non ancora definitivi, disegnano un quadro già immaginato dalla maggioranza dei sondaggi (molti, troppi) che han¬ no preceduto il voto: 34,9 per cento a Novelli, quasi 20,7 a Castellani, 19,9 a Cornino, 13,6 a Zanetti. Sul piano politico sono importanti anche altre considerazioni: il preventivato crollo socialista, la lieve flessione de, quella sensibile del pds, il buon risultato di una Lega che è il primo partito malgrado scissioni interne e liste di sbarramento. Ma soprattutto il successo di Rifondazione (secondo partito davanti al pds) e Rete, che con Novelli hanno avuto un rapporto di reciproco vantaggio, quasi sim¬ biotico (anche se l'ex sindaco ha ottenuto un numero di consensi molto superiore a quello della coalizione. Da oggi, e fino a domenica, le liste potranno «apparentarsi» con uno dei duellanti. Previo gradimento scritto dell'interessato, naturalmente. L'operazione è importante per Novelli e Castellani, perché i partiti possiedono ancora la capacità di trascinare l'elettorato. Ma lo è anche per le liste: schierarsi con il vincitore significa partecipare alla divisione del 60 per cento dei seggi disponibili, ossia 30 delle 50 poltrone che comporranno la futura Sala rossa. Gli altri, sconfitti al primo o al secondo turno, dovranno accontentarsi di 20 posti. E' una fase pericolosa. Gli appoggi possono avere un prezzo, quel «mercato delle poltrone» paventato da molti. Castellani e Novelli hanno già fatto sapere che non si presteranno al gioco. Il docente universitario presentando buona parte del suo staff con qualche giorno di anticipo. L'ex sindaco garantendo di persona che gli uomini li sceglierà lui. Vedremo. Ultimo capitolo per i votati alla sconfitta. Martinat, Lupi, Vittucci Righini, Zingaro, Marzano e Pioli hanno combattuto una battaglia senza speranze. La loro presenza, anche se è legittimo eccepire sul numero eccessivo, è almeno servita a rappresentare idee o forze non sempre compatibili con gli schieramenti più forti. La campagna elettorale sospesa venerdì ricomincia oggi. Sarà un testa a testa, un faccia a faccia. Insomma: un duello all'ultimo voto. Giampiero Pavido Con il 34,9 per cento l'ex sindaco trascina la coalizione. Alla Lega più consensi che al suo candidato. Tracollo del psi

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