I programmi del dolore che tentazione anche per Raitre

r TIVÙ'& TIVÙ' /programmi del dolore che tentazione anche perRaitre Ifatti vostri», la fiera delle lacrime di Raidue, ha chiuso la stagione davanti a oltre sette milioni di telespettatori. Tv del dolore, grande tentazione per ognuno che voglia «far ascolto». E chi è senza peccato, come i lapidatori dell'adultera, scagli la prima pietra. Prendiamo Raitre, la rete universalmente riconosciuta come l'unica che continui ad avere qualche idea. Anche il suo direttore Guglielmi bada all'audience, ci mancherebbe, a esempio non può vedere quella mala erba del DSE, una scheggia impazzita, forse anche pericolosa, fin dalla sigla suicida. Ripetiamo, vuol dire «Dipartimento scuola educazione», non a caso Serena Dandini e Corrado Guzzanti lo prendono in giro col «Diesseché» che sta per «secernere», ahò!, la maturità. E pazzo soprattutto perché si incaponisce a parlare di libri, o di teatro, o di cinema d'autore, tutti argomenti che ti ammosciano l'audience. Per forza Guglielmi non è tanto contento: lui che ha gli scoop fornitigli da Berlusconi, lui che obbliI ga Biscardi, raccontava ieri 1 Curzio Maltese su «La Stam- pa», a tenere nel suo «Processo» quel guitto di Maurizio Mosca. A proposito di libri. Parentesi. «Babele» ieri non è andata in onda, cacciata dalle elezioni. Peccato. Dopo la performance di Benigni, domenica scorsa, pensavamo di aver intravisto un'alternativa alle «tribune politiche» che Augias ha messo su negli ultimi tempi. L'attore ci ha regalato una bellissimo momento di spettacolo, il «Dant'a mente» era incantevole, la sua si è rivelata una lettura più godibile di tante altre, accademiche, che abbiamo ascoltato negli anni, da Gassman ad Albertazzi. Benigni ha saputo rendere Dante più vicino alla comprensione popolare realizzando nello stesso tempo un gran pezzo di televisione. Ecco, questa potrebbe essere una strada per «Babele»: non i politici, per alzare l'ascolto, ma gli attori, uomini di spettacolo che dicano o leggano brani di libri, e dimostrino di amare quello che leggono e di credere in quello che dicono. Molti storceranno il naso: ma come, fare del libro uno spettacolo? La tv lo fa tutti i giorni con la sofferenza, potrebbe ben provare con la letteratura. Chiusa la parentesi «Babele». Torniamo alla tv del dolore da cui non è immune neppure Raitre, pensiamo soltanto agli uomini in fuga della (e dalla) Raffai. «Omnibus», per dire. Il rotocalco del Tg3 aveva due svantaggi:' andava in onda tardi, e soprattutto dopo Santoro, che saturava ogni voglia di informazione. Adesso gli è stato finalmente trovato un posto non in terza serata (nell'occasione il conduttore Fabio Venditti ha deposto i blue jeans per il gabardine). Bene, perché il programma è stato spesso vivace e fresco. Eppure: una lettera pubblicata dal «manifesto» ha attaccato il collegamento della settimana scorsa tra Firenze e Sarajevo, accusandolo di speculare sulle tragedie. In effetti: non c'era asciuttezza in quelle immagini (meglio «Ho bisogno di te» di Raidue), piuttosto una sorta di compiacimento. Peccato veniale per una trasmissione il cui bilancio è comunque positivo? Veniale, ma un po' allarmante. Alessandra Co mazzi — I zzi 1

Luoghi citati: Firenze, Raidue, Sarajevo