Parolaio di Pierluigi Battista

Parolaio Parolaio Rossana OmbLOR SIGNORE. Torna in campo Giulia Maria Crespi, un tempo definita da Montanelli «la zarina di via Solferino», che in un'accorata confessione esorta la borghesia («Io sono del parere che noblesse oblige») a dare il buon esempio per risollevare Milano «soffocata dall'ondata spaventosa» degli Anni Ottanta. L'ex proprietaria del Corriere della Sera rivela di aver vissuto il decennio del «rampantismo» con «tristezza», «rabbia interiore», «vero dolore», «delusione» per «tutto questo lusso, questo eccesso», questa «sciagura» che fa rimpiangere quel «periodo bellissimo» della vita meneghina in cui «si è portato Picasso a Milano». Purtroppo, manca a parere di Giulia Maria Crespi la «fantasia morale» e in giro tutto è «deprimente» e «un po' squallichno». Pensare che basterebbe così poco: «Io nel mio piccolo ho visto che se una spiaggia è tenuta pulita, nessuno la sporca». FAIR PLAY. Convinta che il (provvisorio) trionfo di Rossana Ombres nella corsa al Premio Strega segni finalmente l'apoteosi di una «verità inaccettabile se non blasfema: la letteratura ha un sesso», Adele Cambria sul Giorno coglie l'occasione per dire peste e corna di Ninfa plebea, romanzo del rivale della Ombres, Domenico Rea, che secondo la Cambria assomiglia a un sordido «brulicare di toccamenti genitali» tra «latrine e bassi» popolati da «una plebe invereconda» e per giunta «inverosimile» che è tutto un rivoltarsi «tra libidine e coprofilia» nel mezzo di «esplorazioni genitali» (e due). Giudizio estetico? No, avviso di garanzia, perché secondo Cambria il romanzo di Rea induce a «formare immediatamente i numeri telefonici del Telefono Rosa». IL GRANDE FRATELLO. Mettendo alla berlina il linguaggio degli irriducibili del craxismo, sul Corriere della Sera Marco Fini scudiscia Massimo Pini, «editore con la SugarCo delle teste più calde del fascismo vero e travestito (da Ceausescu a Pino Romualdi)». Dando per scontato che la testa calda del fascismo «vero» sia Romualdi, se ne deve dedurre che il fascista «travestito» è Ceausescu. E che dunque la suggestiva ipotesi storiografica avanzata da Fini ci costringe ad abbandonare lo stolto pregiudizio, peraltro fatalmente alimentato da chissà quante andel quotidiano dell'ex Giovanni Guaclizie I men I nate es pei, che ci ha fatto ingannevolmente credere che il despota romeno fosse addirittura un comunista (vero, non travestito). ANIMAL HOUSE. I furori del «politically correct» penetrano di soppiatto nella pubblicistica italiana con tutto il contorno di animosità e indulgenza al fanatismo verbale che ne ha già accompagnato la diffusione negli Usa. Il mensile Nuova Ecologia bacchetta con severità Gavino Sanna per aver quest'ultimo coinvolto pipistrelli e serpenti in una sua campagna pubblicitaria. Sentenza inappellabile: «Ha usato slogan lesivi della dignità degli animali». GIUBBE ROTTE. Presentando il libro Chi sogna nuovi gerani? dedicato a Giovannino Guareschi, l'Indipendente racconta di un amico, Enzo Fabiani, che chiese al papà di Don Camillo e Peppone come gli fosse venuta in mente l'immagine del «compagno trinariciuto». Risposta di Guareschi: «Hai lo stomaco buono? E allora ti dirò che quell'idea mi è venuta ripensando con disgusto a due illustri luminari della cultura italiana: Eugenio Montale e Elio Vittorini. Tutt'e due si mettono in continuazione le dita nel naso». NOTTETEMPO, CASA PER CASA. «Feci harakiri pubblicamente». Con queste parole il filosofo Lucio Colletti rievoca la sua rottura con il marxismo che risale, anno 1974, all'epoca in cui «i comunisti stavano per sfondare». Non è contento Colletti che in seguito altri intellettuali abbiano imboccato la sua strada? Macché. In un'intervista rilasciata all'ItaZia ricorda anzi con rabbia «i miei colleghi ex marxisti» i quali, anziché emularlo nel harakiri, «hanno fatto dei traslochi notturni». Qualche nome: «Asor Rosa, Cacciari, Veca o Marramao» i quali, secondo Colletti, «come l'intonaco dei palazzi di Roma alle diverse ore del giorno assumono colori diversi». eschi BLOWUP.Da una recensione di Andrea Barbato a II sogno spezzato, libro di Veltroni dedicato a Bob Kennedy, pubblicata dall' Unità diretta da Veltroni: «Ho raccontato anche troppe volte a Veltroni che, se in quella foto che ha messo in copertina al suo libro si allargasse il "campo", potrei esserci anch'io». Pierluigi Battista sjl] Rossana Ombres Giovanni Guar

Luoghi citati: Milano, Roma, Usa