Cattolici ogni sei anni un voto per cambiare Papa

polemica. Teologi Ktìng e Boff contro «la monarchia vaticana» polemica. Teologi Ktìng e Boff contro «la monarchia vaticana» Cattolici, ogni sei anni un voto per cambiare s MADRID A ventiquattr'ore dal XLV /■ Congresso eucaristico r» mondiale, che si apre ogI gj gi a Siviglia, a sette giorni dall'attesissima quarta visita apostolica di Giovanni Paolo II in Spagna (da sabato 12 a giovedì 17), i teologi cattolici più progressisti e polemici, riunitisi a Madrid, rinnovano le accuse al Pontefice e al Vaticano. Lo fanno con la voce dei loro più importanti leader, come lo svizzero Hans Kùng, l'autore del celebre Infallibile?, e il brasiliano Leonardo Boff, «teologo della liberazione»: «La politica vaticana è fondamentalista e integralista, il nuovo catechismo è di parte e reazionario». E con una proposta clamorosa: l'elezione, ogni sei anni, di un nuovo Papa. Riuniti da «Concilium» Il vertice annuale dei «teologi contro», organizzato dalla rivista internazionale Concilium (un periodico di teologia, fondato nel '64 per diffondere le idee forza del Concilio Vaticano II, che si pubblica in sette lingue e raggruppa trecentocinquanta teologi laici, religiosi e sacerdoti) ha dibattuto per quattro giorni, da giovedì a ieri, nella «residencia» dei padri «redentaristas», il tema del convegno «La democrazia nella Chiesa». Oltre a Kùng e Boff hanno partecipato anche Elisabeth Schssler-Fiorenza, James Piovosi, Miklos Tomka, Jean-Pierr Jossua, Johann Baptist Metz e Benjamin Forcano. E già l'editoriale dell'ultimo numero di Concilium faceva presagire la durezza degli interventi. «Il grande denominatore comune delle diverse riflessioni degli ultimi anni - ha scritto la rivista - difende la tesi secondo cui "la democratizzazione è incompatibile con l'essenza della Chiesa cattolica"; con ciò si vuol dire che la Chiesa e la società si muovono con grandezze e parametri differenti». Boff e Kùng non hanno deluso le aspettative. L'ex francescano, cinquantaquattrenne, secolarizzatosi l'anno scorso in seguito al silenzio che gli fu imposto dal Vaticano, ha esordito riferendosi a una frase della tradizione per difendere la «democrazia nella Chiesa», «Quod ad omnes tangit ab omnibus tractari et approbari debet» (ciò che riguarda tutti deve essere trattato ed approvato da tutti). E dopo aver citato ordini e congregazioni religiosi che eleggono i loro superiori in modo democratico e le comunità di base «dove si vive la comunione e la partecipazione», come hanno detto i vescovi brasiliani, è partito l'attacco: «Sono contrario al modello egemonico della gerarchia, quello che ostenta tutto il potere, il modello di Chiesa da Gregorio XVI a Pio X, una società diseguale in cui gli uni governano e gli altri sono servi. Non c'è una vera democrazia partecipativa. La Chiesa è il modello più vicino ad una monarchia assoluta. E dove c'è gerarchia c'è poca partecipazione: dunque c'è poca democrazia». E in una Chiesa per cui il Papa ha il potere supremo - ha continuato Boff - è difficile pensare a una democrazia: «Pensiamo piuttosto ad un sistema monarchico ed autocratico». Boff ha poi offerto, a suo modo di vedere, i rimedi, approfittando delle «brecce» aperte per la partecipazione dalle comunità di base fino al sinodo dei vescovi, che dovrebbe essere il vero governo centrale e collegiato della Chiesa. «Questo collegio, integrato da rappresentanti di tutti i continenti - ha concluso l'ex francescano - potrebbe avere un presidente che funzionerebbe come Papa, che avrebbe un mandato determinato, di sei anni per esempio. Il Nuovo Testamento espone un modello. Gesù si circonda di dodici apostoli. Dei dodici ne sceglie tre, quelli che gli sono più vicini e dei tre sceglie Pietro, che è il suo collaboratore più immediato. Una cosa del genere si potrebbe fare nella Chiesa perché sia meno monarchica, più collegiale e democratica». Anche Kùng, sessantacin- quenne, uno dei precursori del Concilio, di cui fu nominato consulente teologico da Giovanni XXIII, ha attaccato duramente «l'autoritarismo della Chiesa». Si vuol tornare al Medio Evo «Critico i Papi degli Anni Settanta e Novanta, con i quali si paralizzarono molte iniziative e si ritornò alla restaurazione. Invece della collaborazione il vecchio autoritarismo. Invece del dialogo, l'arroganza del potere». E ieri, su El Pais, è stato ancora più duro: «La politica del Vaticano è integralista e fondamentalista. Ad esempio si vede che c'è un'interpretazione integralista del Concilio Vaticano II, di cui solo si utilizzano frasi conservatrici. I documenti del Vaticano II si citano solo con una mentalità del Medio Evo e della Controriforma». E poi: «Il nuovo catechismo universale della Chiesa cattolica riflette questa situazione. Il catechismo romano cita continuamente il Vatica- no II per eliminare le tendenze rinnovatrici. Il nuovo catechismo cita solo cinque volte Giovanni XXIII, sei l'enciclica Humànae vitae e centoquaranta volte Giovanni Paolo II, offre solo una dottrina integralista per una Chiesa disciplinata e uniforme». Kùng, infine, situa in questo contesto la nuova evangelizzazione lanciata da Sua Santità proprio nell'82, durante la prima visita in Spagna. Per il teologo svizzero «è più una roma.nizzazione che una evangelizzazione perché non si articola intorno allo stesso Vangelo, alla figura di Cristo. Propone la dottrina romana, il diritto canonico, la linea del "partito" attuale. Ma si vede già in Spagna che la sua proposta è un'illusione, che non è possibile tornare al Medio Evo». L'ultima bordata: «La Chiesa funziona bene solo sotto la dittatura. Roma parla sempre dei diritti umani, ma non ama la democrazia. Nel nuovo catechismo non esiste la voce democrazia». Gian Antonio Orighi A Madrid, dove sabato arriverà Wojtyla, iprogressisti criticano «il nuovo Catechismo e il fondamentalismo della Curia di Roma» Hans Kùng e, a sinistra, Leonardo Boff: hanno proposto l'elezione del Papa ogni sei anni in un convegno a Madrid della rivista «Concilium»