Il Brasile vuol cancellare le mulatte

«E' un termine razzista, sostituiamolo con meticce» La proposta di un gruppo di intellettuali scatena polemiche: contrari artisti e ballerine Il Brasile vuol cancellare le mulatte «E' un termine razzista, sostituiamolo con meticce» SAN PAOLO. Dopo l'Amazzonia, un altro patrimonio naturale brasiliano è in pericolo: le sue leggendarie mulatte. La minaccia, in questo caso, è solo linguistica. In nome della lotta ai preconcetti razziali, alcuni intellettuali di Rio de Janeiro hanno lanciato nei giorni scorsi un movimento per cancellare dai dizionari la parola «mulatto» - e ovviamente anche la sua declinazione femminile - che vorrebbero sostituire col più neutro termine «meticcio». La proposta è stata avanzata ufficialmente da Luis Carlos Barreto, uno dei più noti cineasti del Paese, durante l'ultima riunione del Consiglio consultivo del ministero della cultura brasiliano. «Mulatto è una parola dispregiativa che deriva da mulo, cioè l'incrocio tra un asino ed ima cavalla - ha spiegato Barreto -. E' una definizione carica di razzismo, inventata dai colonizzatori portoghesi che avevano relazioni con le schiave negre». La battaglia contro mulatti e mulatte, secondo Barreto, avrebbe un grande valore sim- bolico. «La nostra lingua - assicura - divide storicamente la popolazione a seconda del colore della pelle: i bianchi sono semplicemente bianchi, ma esistono infinite variazioni più o meno cariche di disprezzo per definire ogni altra sfumatura della pelle. Il Brasile, in realtà, è un grande calderone di razze: siamo tutti meticci». A dar manforte al cineasta, è scesa pubblicamente in campo anche una delle più belle e famose mulatte brasiliane, l'attrice Adele Fatima. «E' un vero e proprio marchio - sostiene -, la gente dice "la mulatta tizia" e non "l'attrice tizia". E' terribile». La crociata però, suscitato sinora più ilarità che consensi. «E' la più grossa scemenza sentita negli ultimi anni - ha reagito un altro membro del Consiglio consultivo, lo scrittore Guilherme Figuereido -, nessuno può cambiare il senso e l'uso delle parole con una decisione burocratica. E comunque, oggi il termine mulatto ha perso ogni senso dispregiativo». Come nessuno si riferisce più direttamente ai «judeus», gli ebrei, usando il verbo «judiar» (maltrattare), così certamente il «mulo» è ormai lontanissmo dalle mulatas che popolano l'immaginario erotico dei brasiliani e di milioni di turisti stranieri. «Altro che parola dispregiativa, è un orgoglio essere chiamata mulatta», assicura l'ex Miss Brasil Deise Nunes. Dello stesso parere è, ovviamente, Oswaldo Sargentelli, manager delle statuarie ballerine del leggendario show «Oba-Oba». «In passato sono state definite pure cabrochas epastoras - sorride -, credo che non rimarrei disoccupato se ora le mie ragazze diventassero meticce». E sono proprio loro, le mitiche «mulatte di Sargentelli», a guidare la controffensiva contro la proposta di Barreto: nei night e nei grandi alberghi di Rio, hanno cominciato una raccolta di firme in calce ad una petizione per fa salvezza delle mulatas brasiliane. Gianluca Bevilacqua Le mitiche ballerine brasiliane del gruppo Oba-Oba, orgogliose della definizione di «mulatte»

Persone citate: Adele Fatima, Barreto, Gianluca Bevilacqua, Luis Carlos Barreto, Nunes, Oswaldo Sargentelli

Luoghi citati: Brasile, San Paolo