Occhetto: adesso siamo noi i primi di Fabio Martini

Occhetto: adesso siamo noi i primi Occhetto: adesso siamo noi i primi «La partita politica si gioca tra il pds e la Lega» ACHILLE SORRIDE ROMA. Sono le 22,05 e nel suo studio al secondo piano del «Bottegone» Achille Occhetto sgrana gli occhi davanti al televisore: a Milano, Torino e Catania il pds riesce a «piazzare» i suoi candidati sindaco al ballottaggio, ma il partito zoppica, ansima, arretra. Smorfie, singulti, imbarazzo tra gli amici attorno a lui, il fido Petruccioli, Visani, Bassanini. Ma passano pochi minuti e il risultato si colora di rosa, arriva la sorpresa: il pds fila come un treno ad alta velocità nelle città roccaforte delle regioni rosse: a Ravenna, Siena, Terni, in una città «rosso pallido» come Ancona e anche nel Mezzogiorno la Quercia regge molto bene. E così, quando alle 22,50 Occhetto scende in sala stampa può sfoggiare un sorriso sincero: «Siamo più che soddisfatti per l'operazione politica che abbiamo realizzato per i sindaci: nei 14 capoluogo ben sette sono in pole position, a Mi- lano e Torino i nostri candidati sono al secondo posto e nel Centro Italia il nostro risultato è più che soddisfacente: nessuno di noi se lo sarebbe aspettato». Eccolo Achille Occhetto, questo misirizzi, questo «sempre-in-piedi» della politica italiana. Lui, uno dei politici più amati dai vignettisti. Lui, il leader dal carisma ondivago, ebbene anche stavolta Achille I ce l'ha fatta. Nella sala stampa di Botteghe Oscure sorride, fa battute («Il giornalista della Repubblica non c'è? Dovremo fare un altro commento...»), è sollevato, si concede ai cronisti pochissimi minuti dopo una proiezione che è soltanto un'apprezzabile approssimazione. Dice che «è un fatto eccentrico» quel suo commento a caldo, ma ci sta eccome a quello che lui stesso definisce «un gioco informativo». In fondo Occhetto è l'unico tra i leader dei grandi partiti ad essere sopravvissuto ai terremoti dell'ultimo anno e così, se stasera Craxi, Forlani, Andreotti, De Mita sono davanti al televisore, lui ci sta «dentro» e può commentare ancora in sella questo terroinoto elettorale. E così, decide di onorare anche quel mezzo appuntamento con Enrico Mentana, il direttore del Tg di Canale 5 ed è proprio negli studi della Safa Palatino che il segretario del pds dà il meglio di se. Dice che se si votasse oggi su tutto il territorio nazionale, «il pds sarebbe il primo partito» e che ormai «la partita è tra noi e la Lega, tra una nuova sinistra e una nuova destra». Ma il segreto del successo della Quercia era stato costruito prima delle elezioni. Il pds, unica macchina-partito in qualche modo sopravvissuta alla bufera che ha schiantato i partiti, si è presentato alle elezioni con una sapiente rete di alleanze, giocando un po' su tutti i tavoli possibili. A Torino alleato di Segni e pri contro Rete e Rifondazione; a Milano l'esatto opposto: a fianco di Rete e Rifondazione, con Segni avversario; a Catania Occhetto di nuovo alleato di Segni e del pri e contro Fava, l'uomo di Orlando. E nelle regioni rosse dove è al potere - Toscana, Romagna, Umbria - la Quercia è stata costretta alla solitudine: a Siena, Ravenna, Terni ha presentato propri candidatisindaco che hanno fatto da traino, perché proprio qui il pds ha trovato i successi più vistosi: a Siena avanza di 9 punti, a Terni di 6, a Ravenna di 3,2 e ad Ancona addirittura di ben 14 punti in percentuale. E persino nella bianchissima Agrigento (la de alle politiche era sopra il 50 per cento) il candidato di cartello sostenuto dalla Quercia va al ballottaggio in pole position. Dice Occhetto: «Quel risultato nel Centro, francamente, non ce l'aspettavamo ed è un dato di vitalità estrema, che ci rida fiato». Le dolenti note nelle capitali del Nord: a Milano la Quercia appoggiava il retino Dalla Chiesa, che in base al sostegno di Rete, Rifondazione comunista e Verdi partiva da uno «zoccolo» teorico di partenza del 26% e che è arrivato al 21,9%. Ma il pds arretra, dal 13,8 delle ultime politiche al 12,3. E quel che è più imbarazzante, avanzane siano i «cugini» di Rifondazione che la Rete, trascinata dal candidatosindaco. «Il risultato di Formentini - dice Occhetto - è inquietante» e l'insuccesso del suo partito lo annega nel terremoto che ha colpito Milano. Benino a Torino: qui Occhetto aPP°ggiava Castellani, che è andato in ballottaggio, ma anche qui brucia il successo di Rifondazione comunista. Fabio Martini «La Quercia resiste bene al Nord e al Centro sorpassa tutti» «Abbiamo fatto buone alleanze» «Ma ci sembra inquietante il risultato di Formentini» Nella foto grande Achille Occhetto segretario del pds. Qui accanto Sergio Garavini di Rifondazione comunista