A Catania è Fava a tallonare Bianco

Nessuna sorpresa dalle proiezioni: nel ballottaggio protagonisti due uomini «nuovi» Nessuna sorpresa dalle proiezioni: nel ballottaggio protagonisti due uomini «nuovi» A Catania è fava a tallonare Bianco E in terza posizione si colloca un avvocato missino Tra i sessanta del Consiglio riemergono vecchi nomi CATANIA DAL NOSTRO INVIATO Enzo Bianco contro Claudio Fava: fra due settimane, per la poltrona di sindaco di Catania è previsto uno scontro del nuovo contro il nuovo, mentre tutto il vecchio già sembra riaffiorare dal basso. Tutto secondo le previsioni, anche in una città da cui ci si attendevano sorprese. Quando i seggi erano chiusi da appena due minuti, l'«exit poli» ha confermato gli ultimi sondaggi sia pure con qualche scarto fra Doxa e Cirm. L' ex sindaco repubblicano («E' stato un terremoto, una rivoluzione, per la prima volta manderemo la de all'opposizione») dovrebbe essere stato votato all'incirca dal 39,9% dei catanesi, poco meno del 30 (29,7%) ha appoggiato il figlio del giornalista ucciso dalla mafia. Immediatamente dopo, nelle proiezioni, sui 17,6% dei voti c'è Enzo Trantino, avvocato e deputato del Msi. Eppure, la prima sensazione è che il dato più rilevante di questa elezione diretta, a Catania non riguardi le dimensioni dell'una o l'altra vittoria, quanto il resto. E in questo caso, il resto significa i sessanta nomi degli eletti al consiglio comunale: è fra questi ultimi che mentre «il nuovo» avanzava a bandiere spiegate, «il vecchio» ricomincia a farsi strada. A fornire parametri più esatti sarà naturalmente lo spoglio delle schede, che in base a una legge regionale qui avrà luogo solo quest'oggi. Pure, un primo giro d'orizzonte già sembra fornire gli elementi di quel che si delinea come il paradosso catanese, o forse il nuovo paradosso italiano: se le prime impressioni saranno confermate, la Catania politica da oggi rischia di presentarsi tagliata in due. Nel cono dei riflettori, due protagonisti che finiscono col tradurre in scontro un'iniziale comunanza di idee; nell'ampia zona d'ombra, le forze di sempre che, attraverso molti consiglieri comunali, tendono a confermare antiche alleanze. Oggi Catania è forse il luogo in cui meglio si può cogliere questo stridore. Se non altro, per sottrazione. Pensate, in poco più di un anno una delle più solide, compatte, tetragone de d'Italia qui sembra essersi liquefatta. Appena 14 mesi fa, nonostante il vento di rinnovamento che già spazzava il Paese, qui la de aveva raccolto quasi il 34% dei voti. Adesso, se l'«exit pool» non mente (e dovrebbe farlo solo in questo caso) la de catanese sembra essersi liquefatta al 19%. Antonio Scavone, il «volto nuovo» voluto da Martinazzoli, non dovrebbe aver superato il 10,5% dei suffragi. Dov'è finita, al- lora, la forza elettorale del vecchio apparato? Ecco un dubbio sul quale, nelle prossime ore, ad esercitarsi saranno in molti. Nel frattempo, c'è già spazio per qualche ripensamento, ci si comincia a rendere conto di come anche le vittorie più nette possano nascondere zone d'ombra. Per qualche settimana, nelle due aree catanesi del rinnovamento la campagna elettorale si era snodata in un china addirittura inusuale. Scambi formali di cortesie, reciproche e continue attestazioni di stima. Il massimo che Claudio Fava si era spinto a dire nei confronti del principale avversario era stato: «Bianco sarebbe un perfetto sindaco di Vercelli. Perchè a Catania non è sufficiente essere onesti: qui c'è bisogno di un sindaco che sappia dire di no». La replica era apparsa egualmente smorzata: «Il maggior pregio di Claudio Fava è l'intransigenza, il maggior difetto è il manicheismo». Questo, almeno, fino alle ultime due settimane di una campagna condotta con sistemi così «anglosassoni» (porta a porta, bande di dixieland, interviste agli elettori) da rivelarsi bizzarri. Poi, in quel confronto fra gentUuomini qualcosa dev'essere saltato, fino a giungere allo «show» di poche sere fa. «Telecolor», la più antica e affermata fra le tv catanesi, continuava a proporre dibattiti fra i candidati. Quando è stata la volta di Enzo Guarnera, candidato per la «Rete» al comune e noto nel resto d'Italia come «l'avvocato dei pentiti», la battaglia fra «nuovistì» ha preso di colpo i connotati di una faida. «Eccola registrazione di una telefonata fra l'ex sindaco Bianco e il cavaliere del lavoro Giaci», ha detto il candidato della «Rete». Un attimo, e il civile, fraterno confronto si era tramutato in rissa: della via giudiziaria alla lotta politica era entrata a far parte anche una vecchia intercettazione dei carabinieri di Venezia. Quel che ne emergeva era l'impressione di uno scambio di favori fra l'ex sindaco e un industriale già molto potente. Bianco ha reagito con indignazione: metodi a parte, quell'intercettazione non aveva dato luogo ad alcuna iniziativa, dunque erano stati i carabinieri i primi a ritenerla irrilevante. Superfluo è riferire sul seguito. Un altro elemento di quel paradosso catanese cui accennavamo all'inizio, si è però svelato in quell'esatto momento. Tra i fronti del «nuovo» le fratture cominciano a farsi più profonde che nello schieramento di chi tenta di sopravvivere. Giuseppe Zaccaria VERSO IL BALLOTTAGGIO enzo bianco 39,9 PDS-PRI -VERDI POPOL PER LA RIFORMA CITTAD DEL PATTO (Città Insieme) INDIPENDENTI FUORI DA QUALUNQUE AREA POLITICA claudio fava LA RETE 16,7 RIFOND. 0 0 COMUNISTA 2,2 29,7 enzo y^S, trantino Om* 17,8 antonio /fS\\ scavone (VITV) 1Q 1 I 10,3 mario ^ petrina m£Sm „ « 2,8 HF 2,8 La de si è «liquefatta» dove sono finiti i voti? Il repubblicano Enzo Bianco, già sindaco di Catania Sotto, la tabella degli exit poli ad Agrigento AGRIGENTO gyp GIUSEPPE ARNONE mista CARMELO 11CTA 38,8 S'N- | PICARElil gJcA CALOGERO 6,2 SODANO pri 1 26,0 FRANCESCO ft™., 1 SAMARITANO dn CAMPANILE dc * A ft 25,0 a'°