Imbarazzi e silenzi fra gli ex comunisti
Vertone: «Il loro è l'imbarazzo di chi ha scheletri nell'armadio grandi come una casa» Imbarazzi e silenzi fra gli ex comunisti «Forse non abbiamo saputo sottrarci al sistema» Con Greganti è stata una botta. Con l'ormai defunto De Francisco è stato sconforto. Adesso, con il ricoinvolgimento di Giancarlo Quagliotti e la girandola di conti svizzeri, è dramma. «Ho un magone» si lascia andare il funzionario della Federazione pds di piazza Castello. Ma bisogna tenere duro e a Torino, nella «culla del pei», dopo l'ennesima conferma che almeno qualcosa di poco chiaro è accaduto in qualche angolo della Casa rossa ante-svolta, la linea del Piave la traccia il segretario della Federazione. Dice Sergio Chiamparino: «Il pei prima, il pds poi non hanno mai partecipato al sistema spartitorio dei partiti di governo. Ma questo non basta più a spiegare ciò che sta avvenendo. Forse non abbiamo saputo sottrarci del tutto al patto consociativo. La responsabilità politica collettiva riguarda tutti i dirigenti di quegli anni». Una linea del Piave con un implicito e pressante invito a «voltare pagine». Ma il numero 2 del pci-pds, Massimo D'Alema, a Torino per chiudere la campagna elettorale, rinforza solo la trincea: «Possono esserci state deviazioni di persone, ma il partito è estraneo». Chiuso. Eppure ci sarà pur qualcuno che un giorno spiegherà cosa accadeva nel retrobottega del pei torinese al tempo delle giunte di sinistra. E soprattutto all'indomani dello scandalo tangenti dell'83, quando sulla «questione morale» si fronteggiarono destra e sinistra del partito. Con la destra, «gli spigliati alla Craxi» (la definizione è di Gianni Favaro di Rifondazione) che scaricavano accuse di ((moralismo» sulla sinistra e sul loro «no» al concetto che si è ladri sempre, anche quando si ruba per il partito. Dibattito feroce, ma senza nomi, per carità. «Dopotutto Giancarlo Quagliotti e Franco Revelli, i due compagni rimasti coinvolti nello scandalo dell'83, sono stati assolti. O no?» ribattono gli ex comunisti. Già, ma Quagliotti è tornato alla ribalta col conto «Idea». Quagliotti è il compagno, sia pur emarginato dal partito, al quale si rivolge Antonio De Francisco per farsi guidare nei meandri della finanza svizzera. «Vuol solo dire che nel partito non trovava altri» butta lì Domenico Carpanini, capogruppo dal day-after lo scoppio del bubbone Zampini. E a voler rivangare il passato, che dire di quel Sauro Castagna, ex sindaco pei di Ortonovo (La Spezia) spuntato come un fungo a Torino tra l'80 e l'83 per battere tangenti (tesi smentita al processo d'appello) al consorzio d'imprese vincitrici dell'appalto dei «semafori intelligenti»? Sembra un Greganti ante-litteram questo Castagna contro il quale s'infransero i tentativi del giudice Sorbello di sapere a chi nel pei aveva «girato» la presun¬ ta tangente. All'epoca, quasi ammiccando, si favoleggiava su una battuta di Castagna: «Torturato, non ho parlato coi nazisti, cosa volete che m'importi di un giudice?». Sul fronte pds non parla Fassino: «Devo correre a Trieste per la campagna elettorale». Sul fronte di Rifondazione non parla Libertini. «Sta male, anzi è in partenza» spiega la segretaria. Sembra di rivedere i numerosi dibattiti in tv sull'argomento. Imbarazzi, silenzi. «Per forza, hanno scheletri negli armadi grandi così» dice l'editorialista Saverio Vertone che quegli anni, come il popolare anchor-man Giuliano Ferrara, li ha vissuti dal di dentro prima di uscire dal pei sbattendo la porta. «Fassino, quando si tocca il tema tangenti al pei - continua Vertone - sembra Sant'Ignazio di Loyola davanti al saraceno che mette in dubbio la verginità della Madonna. Sono stucchevoli: hanno rubato come gli altri solo che hanno alzato un muro e nascosto dietro la cassaforte. Come si spiega che il pds per ripianare i 400 miliardi di debiti solo oggi ricorre alla vendita del suo patrimonio irnmobiliare? Un patrimonio di 1000 miUardi: da dove arriva? E' un bottino di guerra. La realtà è che, finiti i fondi dell'Urss, il pei è entrato in pieno nel sistema dei partiti». «Qui a Torino le sedi abbiamo iniziato a venderle prima di Tangentopoli e abbiamo le pezze al culo da ben più di un anno» replicano amareggiati i funzionari della Quercia. Gianni Favaro ricorda l'ex segretario Ardito neh" 87 proporre con ironia al pei in assemblea plenaria: «Siamo senza soldi. Scegliete: o raccogliamo i miliardi necessari con le sottoscrizioni o vendiamo il palazzo di via Chiesa della Salute o prendiamo tangenti». Beppe Mlnello Vertone: «Il loro è l'imbarazzo di chi ha scheletri nell'armadio grandi come una casa» I due dirigenti del pds Domenico Carpanini (da sinistra), e Piero Fassino Saverio Vertone: «Fassino sembra Sant'Ignazio di Loyola davanti al saraceno che mette in dubbio la verginità della Madonna»
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