«I dirigenti non sapevano»
L'ultimo segretario comunista sentito dal piri dopo l'interrogatorio di Quagliotti L'ultimo segretario comunista sentito dal piri dopo l'interrogatorio di Quagliotti «I dirigenti non sapevano» Ardito in procura sulle tangenti alpei Giorgio Ardito, ultimo segretario del pei torinese, si è presentato a sorpresa in procura, chiedendo di essere sentito dal pubblico ministero Giuseppe Ferrando: due ore di colloquio nella stanzetta del magistrato per chiarire il proprio ruolo e quello del partito nel periodo in cui venne pagata la tangente dalla Gogefar di 250 milioni per il depuratore PoSangone. Greganti e Quagliotti hanno affermato che il «cassiere» di quella mazzetta era stato Antonio De Francisco, un «compagno stimato» che è morto povero un anno fa. Ardito ne ha escluso ogni responsabilità: «Non ha tenuto soldi. per sé, come pure Quagliotti». Poi, ai cronisti in attesa in via Tasso ha dichiarato che «il pei non ha partecipato alla spartizione delle tangenti». Aggiungendo: «Devo però dedurre da queste ultime vicende che vi sono stati movimenti di cui la dirigenza del partito era all'oscuro». Quali movimenti? Ecco perché, dopo Ardito, il magistrato vuol sentire anche chi lo precedette negli uffici pei di via Chiesa della Salute, Piero Fassino, ora dirigente nazionale del pds. E ha disposto l'acquisizione della contabilità della federazione comunista degli ultimi anni e della società ((Alba» (amministrata allora da De Francisco) che ne gestiva gli immobili. «Stiamo avendo la massima collaborazione dagli ex dirigenti comunisti» ha precisato il pm. Ma non c'è solo la magistratura torinese a indagare sul conto «Idea». Anche Di Pietro vuol sentire Quagliotti, o meglio risentirlo. La prima volta - a metà maggio - lo interrogò su altro, precisano in procura. Adesso il pubblico ministero più noto di «Mani pulite» vuole riascoltarlo sulla tangente che Antonio De Francisco chiese (e ottenne) in un incontro a Milano con Urlico Bianco, ex manager del gruppo Fiat. L'inchiesta torinese sul «filone rosso» delle mazzette corre parallela a quella di Milano. L'impressione è che le due indagini si inseguano. «Solo Gre¬ ganti non è stato convocato a Milano per questa vicenda» ricorda Ferrando. ((Abbiamo fatto avere i verbali ai colleghi milanesi e lori ci hanno ricambiato» aggiunge. Alla corsa si partecipa con fair play e alla fine il conflitto di competenza dovrebbe essere evitato. Tant'è che oggi il pm Tiziana Parenti, «alter ego» milanese di Ferrando per quest'inchiesta (con la supervisione di Di Pietro), si presenterà in via Tasso con la documentazione raccolta sulle società che fanno capo a Primo Greganti o nelle quali l'ex organizzatore dei festival torinesi dell'Unità è stato amministratore. A Torino Greganti è stato sentito come teste. In seguito allo scambio di informazioni fra i due magistrati, la sua posizione processuale potrebbe cambiare. Lo indicano gli stessi elementi dell'inchiesta torinese: Greganti che ritira con Quagliotti i 250 milioni e li fa transitare sul suo secondo conto svizzero, quello denominato «Sorgente». Dopodiché - nella ricostruzione sua e di Quagliotti - il denaro viene portato da lui a Torino. Greganti è stato sentito dal pubblico ministero prima di Quagliotti, e ha aperto la strada all'inchiesta giudiziaria sulla destinazione finale della ((tangente». Nel farlo ha anche ammesso proprie responsabilità difendendosi però con l'affermazione che sarebbe, stato all'oscuro della provenienza del denaro. L'inchiesta di Ferrando va comunque avanti anche su fronti diversi da quello delle ((tangenti rosse». Stamane il magistrato sente come teste Antonio Mosconi, ex vicepresidente della Cogefar Impresit, inquisito a Milano: porta nuove ((notizie di reato» al magistrato. Alberto Gaino In via Tasso il magistrato milanese che conduce l'altra indagine sul filone rosso L'ex segretario pds di Torino Giorgio Ardito (a fianco, da sinistra) si è presentato in procura dopo l'interrogatorio di Giancarlo Quagliotti Il dirigente della Rai Gianfranco Gatti è rimasto soltanto due giorni in carcere: è accusato di ricettazione nell'inchiesta sull'appalto di una discarica a Cavaglià
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