Un'onda italiana, è cinema su Rai3 di Gianni Rondolino
Un'onda italiana, è cinema su Rai3 Con «Rebus» di Guglielmi comincia stasera un ciclo dedicato ai giovani registi Un'onda italiana, è cinema su Rai3 Sei film, in scaletta anche «Ilprete bello» ROMA. Dopo le accese polemiche che hanno accompagnato il Premio Solinas 1993, dopo lo scontro violento fra giovani e vecchi del cinema italiano, fra innovatori e conservatori: chi vuole far piazza pulita delle lottizzazioni, degli enti inutili, dell'incompetenza, e chi preferisce lasciare le cose come stanno, con qualche opportuno aggiustamento, ecco giungere su Raitre un breve ma significativo ciclo di film italiani che potrebbero sviluppare il tema di quelle contese fuori dell'ambito degli «addetti ai lavori», a contatto diretto col pubblico televisivo. «Un'onda italiana» è il titolo del ciclo curato da Gabriella Carosio, in onda ogni sabato alle 22,45, a partire da questa sera e sino al 10 luglio, che si propone di presentare sei film di registi esordienti o quasi, appartenenti a quel «progetto cinema» che Angelo Guglielmi volle nel 1987 per la nuova Raitre e che ha dato non pochi risultati ragguardevoli. A vederli o rivederli oggi, a distanza di qualche anno (i film furono realizzati fra il 1988 e il 1991), non si può non notare che, qual più qual meno, essi rappresentano una serie di proposte cinematografiche di indubbio interesse e, in certi casi, di valore non trascurabile: pensiamo soprattutto a «Il prete bello» di Carlo Mazzacurati e a «Americano rosso» di Alessandro D'Alatri. Due ritratti sfaccettati e complessi di italiani «diversi» sullo sfondo dell'Italia fascista, di quella società degli Anni Trenta che tanto cinema, non solo nostrano, ha voluto rivisitare, non sempre con fortuna. Si dirà che sono opere un poco esili, affidate a qualche raro momento di autentica intensità espressiva; e tuttavia sono opere in larga misura «nuove», che si muovono fuori degli schemi un poco rigidi tanto del cinema cosiddetto «civile», che ripropone i temi del neorealismo aggiornati sui modi e le forme del linguaggio televisivo, quanto del cinema che possiamo definire «d'autore», un poco datato e spesso molto presuntuoso. Un discorso, questo, che vale anche, più o meno, per gli altri film in programma, da «Rebus» di Massimo Guglielmi a «C'è posto per tutti» di Giancarlo Pianta, da «Luisa, Carla, Lorenza e le affettuose lontananze» di Sergio Rossi a «Zugwang». «Obbligo di giocare» di Daniele Cesarano. Aspetti diversi, ma concomitanti, in un modo di far cinema un poco controcorrente, un modo che possiamo definire «giovane» nel duplice senso dell'età dei rispettivi autori e della baldanza nell'affrontare i rischi dello spettacolo per il grande schermo. Che questi rischi possano forse apparire meno evidenti ora sul piccolo schermo televisivo è ciò che potremo verificare a partire da questa sera. Certo, in un momento di grave crisi del nostro cinema, il fatto che Raitre presenti alcuni dei film da essa prodotti può essere il segnale di una inversione di tendenza: la necessità di proseguire il cammino, con coraggio e perseveranza. Si tratta ora di vedere quanto questa necessità si scontrerà con la paura del nuovo. Gianni Rondolino Roberto Citran
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