«Ahò, vi seterno la maturità!» di Simonetta Robiony

Sporco e svogliato è studente fuori corso Parlano Serena Dandini e Corrado Guzzanti protagonisti su Raitre di una striscia per preparare gli esami «Ahò, vi seterno la maturità!» Alla fiera degli strafalcioni con Lorenzo ROMA. Meno cinque, meno quattro, meno tre. Avviso agli Avanzisti della prima ora, a quelli che «Avanzi» non l'hanno mai visto ma ne hanno sentito parlare, a quelli che l'hanno visto ma non l'hanno capito, agli studenti di ogni ordine e grado che per davvero quest'anno devono fare il loro esame di maturità, ai loro genitori, ai loro insegnanti, perfino ai loro zii e zie: mancano solo tre giorni all'inizio del corso di lezioni di Serena a Lorenzo. Fra tre giorni, infatti, per l'esattezza martedi 8 giugno, su Raitre, per dieci minuti al pomeriggio, dalle 19 meno dieci alle 19 in punto, Serena Dandini, conduttrice storica di «Avanzi», in arte solo Serena, e Corrado Guzzanti, animatore del medesimo programma, in arte stavolta Lorenzo, affronteranno la preparazione alla licenza liceale. U titolo del programma, venduto al pubblico come striscia pedagogica e altro, ma presentato non dal DSE quanto dal «Diesse eh e?» è: «Ma de che, ahò?» ovvero «Come secernere gli esami di maturità». Via Teùìàd'a 66. In un ex studio di un telegiornale ormai deportato a Grottarossa è stata allestita una fìnta stanza giovanile con tutto quel che comporta: mucchi di vestiti giacenti su un divanetto, montagne di libri aperti sul tavolo a cavalletto, due televisori di cui uno fuori uso, computer, video, fax, casse, registratore, stereo, un semaforo, un pallone, la bandiera della Roma, un letto disfatto, i poster dei Metallica, un calendario da camionista con tanto di femmina nuda, molto vogliosa. E' la stanza di Lorenzo, studente fuori corso del Mary Poppins, costretto a fare da privatista sei anni in uno, visto che pon s'è preso neanche la licenza media. Anzi è la stanza di Serena, l'amica cui mammà l'ha lasciato per andarsene a fare un viaggio col babbo alle Seychelles, nella speranza che lei sappia rimetterlo in riga e farlo studiare. Lorenzo è un ragazzo difficile: pigro, confuso, approssimativo, ironico, rozzo, assolutamente privo di qualunque forma di cultura. L'ordine, anche quello sintattico, gli è estraneo. Capelli lunghi e sporchi, scarponcini da ginnastica, jeans tagliati sul ginocchio, magliettaccia nera o si- mil nera, Lorenzo è cresciuto senza senso del dovere. Non è di destra, ma neanche di sinistra. Ama il denaro ma non intende far nulla per guadagnarlo. Tifa per là Roma, la «maggica Roma» di Venditti, ma non fa parte di squadrette di calcio. Adora il motorino, e concederglielo o vietarglielo è la sola anna che ha Serena per ottenere un minimo sforzo. Cresciuto a Spock e tv, ha una curva dell'attenzione che non supera i tre minuti di uno spot. Serena, sua volenterosa insegnante, è una ex post-sessantottina, impegnata nel sociale ma critica verso lo Stato; volenterosa, fiera del suo passato di studentessa modello e in realtà piena di lacune e di buchi che la distanza dagli anni di studio hanno reso voragini; fortemente vacata verso un insegnamento da liceo sperimentale Anni 70, che non ha frequentato perché troppo adulta per esserne una alunna e troppo giovane per farvi la professoressa. Bene, questa coppia, che non pretende di essere l'emblema di tutti gli studenti italiani degli Anni 90, tenterà di dare, in pillole, ogni sera, buoni consigli a chi gli esami li fa o li ha già fatti, li vuol ricordare ò dimenticarsene, vuole ridere o sorridere di questa nostra società «ridotta alla frutta». Si registra al ritmo di due puntate al giorno. Lorenzo seduto a un tavolino a tre piedi tenta insieme alla tribù dei compagni di scuola di evocare uno spirito che gli detti il titolo del tema d'italiano. Serena lo schernisce, sostenendo che sono tutte scemate, che gli spiriti non vengono, le macumbe sonò inutili, i riti esoterici non bastano a superare la maturità. Serena: «U, G. H. L. M., che titolo è? Ma ti pare che all'esame un commissario potrebbe dettarti questo titolo?». Lorenzo: «E' latino. Una lingua morta». Serena: «Non facciamo disin¬ formazione in tv. Il latino non è una lingua morta. Non dire sciocchezze». Lorenzo: «E no, non lo diciamo se no i parenti dei latini si mettono a piangere. Diciamogli che è vivo, che sta bene. Tanto loro non lo sanno che è morto ieri, e non è bello sape' certe notizie dalla televisione». A piccoli colpi di copione, una trovata qua, un'altra là, nasce così questa sit-com scolastico-sociologica. Una sit-com costruita usando lo spirito da commedia dell'arte e il gusto per la risata de¬ gli americani. Una sit-com dove i personaggi che si vedono, i compagni di scuola di Lorenzo, hanno meno importanza di quelli che non si vedono mai: Il Carota, l'amico più grande alla cui pessima influenza su di lui Serena attribuisce il suo fallimento di insegnante; il figlio della signora Guidoni, vicino di casa sfegatatamente laziale con cui Lorenzo intreccia lotte da «I ragazzi della via Paal»; Loredana, la mitica ragazzina pazza di Caniggia che Lorenzo corteggia parlandole al telefono sdraiato a terra, le gambe in al¬ to, agitate per l'aria, come i bambini quando la mamma li cosparge di borotalco dopo il bagno della sera. Infantile e arrogante Lorenzo non solo non sa niente ma come i veri asini crede di sapere. Il suo slogan fisso è: «Riporto tutto a Leopardi», convinto che Leopardi sia fortissimo. «Manzoni? Quello di Don Rodriguez? De "I Sepolcri sposi"? Ebbe lo riporto a Recanati». Putroppo di Leopardi Lorenzo sa solo che aveva la gobba: causa prima del suo successo e causa ultima della sua morte. Alla posizione curva della spina dorsale Lorenzo infatti attribuisce la vocazione poetica di Leopardi, ma al progredire dell'incurvamento fino alla chiusura totale con mio scatto da compasso, Lorenzo ascrive anche la morte prematura dell'artista. Il dizionario di Lorenzo è senz'altro interessante. Frutto di un impasto tra il romanesco non più Pasolini ano, il culturame non più sinistrese, una pigrizia congenita per cui anche la parola è considerata fatica e una vocazione gutturale perfetta per far uscire l'animale che è in noi, il linguaggio di Lorenzo merita attenzione. «Stumo», è studiamo, «Chiumo» è chiudiamo, nel senso di «Smettiamo di studiare», entrambe sincopi moderne del «famo» trasteverino che già di per sé è un programma. «Me sta a veni un ambolo» è «Mi sento male, mi viene un colpo». «Hai sbiancato!» è «Ci sei cascato!», «Gli batte i pezzi» è «Gli fa la corte, è un po' innamorato», «Du piotte» è «Duemila lire». «Mandoabbiti?» significa: «Da dove vieni? Non capisci?», «Te lo sei bevuto» si potrebbe tradurre con: «Non mi hai compreso. Forse non ragioni bene», «Bisogna fasse il fiato» in italiano si direbbe «Occorre allenarsi», ma Lorenzo lo usa soprattutto per la lettura del greco classico che apparenta per i suoi accenti ad una attività sportiva. Su tutto il lorenzese, però domina «Maddecheahò!», un suono truce che sta a indicare fastidio, stupore, inutilità, disprezzo, scarsa voglia di partecipare al tema proposto dall'interlocutore. «Maddeccheahò!» insomma è uguale a Lorenzo. Simonetta Robiony Da martedì 8 giugno dieci minuti di lezione Sporco e svogliato è studente fuori corso al «Mary Poppins» ■ Corrado Guzzanti nelle vesti di Lorenzo; a fianco «il ragazzo sotto esami» con Serena Dandini

Luoghi citati: Recanati, Roma