Torino, la sfida si fa in quattro

In lizza per il ballottaggio l'ex sindaco Novelli, Castellani, il leghista Cornino e Zanetti In lizza per il ballottaggio l'ex sindaco Novelli, Castellani, il leghista Cornino e Zanetti Torino, la sfida si fa in quattro Caccia all'ultimo voto, tra Mirafiori e i salotti REPORTAGI LE CITTA' VERSO IL 6 GIUGNO TORINO. Confesso: è la prima volta in vita mia che varco la porta di una sede leghista: cerco Domenico Cornino, che poi troverò giù, al caffè. Ma la sede della Léga mi intriga, mi affascina: il ritratto di Gipo che sa di brume e nostalgia della nostalgia, il manifesto in cui il Nord è la gallina dalle uova d'oro che una Roma matrigna e culona raccoglie, la scritta «Paga e taci, somaro del Nord». Sono tutti gentili e operosi, ma il tessuto della bandiera sa di stadio, peccato. Ho il vantaggio dello straniero che vede tutto e tutti per la prima volta, o almeno così mi sembra, perché in realtà conosco un sacco di gente: ma Torino mi-appare bellissima e solare e vedo persino vecchi amici che sono passati armi e bagagli alla politica, si agitano e si deprimono nei club e nei salotti. Siamo dunque, sussurriamolo con decenza, al nuovo. E allora vediamo. Vediamo, per cominciare, Domenico Cornino: sentirò più tardi Diego Novelli che lo tratta da «Schwarzenegger», perché il candidato in esame sembra che giochi un po' sulla figura muscolare. Infatti, ha capelli cortissimi, fisico atletico (ma non da attrezzista di palestra), elegante blazer e cravatta regimental quasi canonica su camicia a righine. Come è? Ahimé, simpatico. Dico ahimé, perché i candidati a sindaco che incontro, mi sembrano, a pelle, gran.braye. persone, Ma non è un mio difetto: è già U nuovo. E cioè, la politica non incanta^gente: è spompata e irritata, tutti vogliono «le cose» e i candidati ripetono che sono pronti a fare «le cose», che poi sarebbe il buon governo, ovvero il fare senza rubare e avendo a mente l'interesse pubblico. Cornino guida la Lega. Luogo comune di queste ore: attenti, la Lega è sottovalutata; vedrete che farà il botto. Vuol dire: sembrava che i leghisti si fossero dati la zappa sui piedi candidando un giovanotto come questo Cornino che viene da Cuneo e dunque non è torinese. Invece, vedrete, ci sarà l'effetto trascinamento: la gente leghista voterà Lega e automaticamente voterà il Cornino. Il quale Cornino beve caffè e dice che Torino è una città complicata, più delle altre. E che un politico non deve far altro che cercare di adattarsi, adeguarsi, imparare a capire e rispondere alla gente. Attenzione: le cose che dicono i candidati sono molto simili fra loro. Quasi fotocopie, cambiati umori e linguaggi. Quello che potrebbe sembrare un effetto- fet'to della politica fatta per gli altri, anziché fatta per se stessi. . Il cronista cerca disperatamente di trovare elementi caratteristici, magari anche folcloristici, ma non è facile: qui, siamo fra gente per bene che parla in modo assennato e misurato. Di sovente, colto. Chiedo a Cornino: egregio signore, qui andrà a finire che diventano sindaci Novelli, Dalla Chiesa e Bianco. Per voi sarà o non sarà una mazzata? Risposta: «No, nessuna mazzata. Significherebbe soltanto un ritardo,'per necessità emotive. Ma per avere consenso occorrono sezioni e lavoro di anni. Noi ce l'abbiamo, loro no». Che farebbe di Torino? Impulso a progètti pubblici attraverso finanziamenti privati ottenuti da privati. E poi, naturalmente, cultura, turismo e tutto l'inevitabile elenco dell'obbligo. Benissimo. Andiamo a conoscere Giovanni Zanetti, barba a giro-viso di modello professorale. E' vestito di verde chiaro, cravatta in tinta, camicia a righine. Ci vediamo al mercatino di corso Palestra. Uomo misurato, intimidito, dalla folla?Si ferma èrtilibanco di verdura e un vivace energumeno di quelli che oggi hanno il fegato di maltrattare politici disarmati di ogni potere, lo aggredisce. Tanto, non costa nulla. Camminiamo, ed ecco che un suo supporter lo avverte che Andrea, suo figlio, ha avuto una brutta avventura con due vigili urbani che lo hanno terrorizzato mentre regalava magliette gialle con sopra scritto il nome di Zanetti. E' il candidato di centro, come Bassetti a Milano. E come Bassetti cerca di pescare in un'area che è quasi prosciugata: quella di un centro borghese e riformista che si è squagliato quasi tutto in direzione pidiessina e di Alleanza per Torino, ovvero democratica. «Troppo comodo, caro mio, venire adesso a cercare voti. Dove eravate prima?», lo insolentisce il verduraio. Zanetti cerca vanamente di spiegare che lui si è candidato adesso, e che «prima» faceva il professore e basta. Inutile. E' uno coraggioso, questo professor Zanetti, perché si batte malgrado il peso schiacciante di leghisti e nuovisti. E assicura che si faranno i parcheggi, ma si farà politica amministrativa giorno per giorno, ben fatta, ben pensata. Ha ragione, ma queste non sono idee dirompenti. Tuttavia è un uomo decoroso, pieno di rispetto, forse troppo. Una macchina bianca passa e strombazza, con uno affacciato al finestrino: «Ehi, Giovanni... grazie, eh!». Chi è? E' Cornino che si porta via un paio di magliette di Zanetti. Si fanno gli auguri, si sfotticchiano, le macchine in attesa suonano la tromba. Dove eravamo? Ah, sì: fare il piano regolatore, naturalmente. O meglio: portarlo in Regione. E poi il metrò, la fantasia finanziaria, eccetera, comprese le cooperative sociali. Gli dico: per favore, cerchi di essere un po' cialtrone, lo faccia soltanto per una volta: cerchi di dire qualcosa di demagogico, di forte... Macché: «Mi scusi, ma cosa vuole: io purtroppo sono un professore». ■ Il professor Zanetti è sostenuto da democristiani e liberali, ma anche da repubblicani sparsi e socialisti. E' passato mezzogiorno e il sole dardeggia. Via, ai cancelli di Mirafiori. Al vecchio e sempre buono cancello 15, grandi presse, di cui d'obbligo ricordare che, a suo tempo, fu luogo di forti inflitrazioni delle Br. Qui si vara un altro professore: Valentino Castellani, 53 anni, con un passato di cattolico militante e di socialista. E' il candidato pidiessino. Qualche centinaio di metri più avanti, all'uscita 20, è atteso l'altro big: Diego Novelli, l'eloquente, secondo D'Alema anche il più narciso. Insomma, e questa ci sembra davvero grossa, alla stessa ora, nello stesso luogo, con una variabile abbondanza di falci e martelli (quelli pidiessini nascosti sotto la quercia), si battono i due candidati delle sinistre, Castellani contro Novelli. Potrebbe anche finire che proprio loro due, a partire da lunedì, debbano concorrere per la stessa finale. Ma non è det¬ to: a Torino le variabili e le sorprese sono e possono essere molte. -" • Il caldo è diventato una tortura: estate piena. Ad attendere Castellani c'è un palchetto di quattro assi, le bandiere quasi rosse, l'impianto stereo per la musica e le marcette. Arriva Massimo D'Alema, sponsor e presentatore, senza cravatta e camicia aperta. Presenta il borghese Castellani, che frattanto ha raggiunto il palchetto. E' un po' stazzonato e a maniche corte. Mi dirà: «Formidabile: un altro mese di campagna elettorale e avrei perso altri cinque chili». Prima che Castellani parli, corro a vedere come si è sistemato Novelli: è gessatissimo, elegantissimo, neanche un plissé. Sta in piedi senza palco e già parla. E' torrenziale, consequenziale. Mi dirà: «Qui sono l'unico che, all'occorrenza saprebbe fare un intero comizio, dall'A alla Z, in piemontese stretto». Gli dico che lo devo salutare un attimo: corro a vedere come va Castellani, perché alle porte della Fiat l'affluenza è scarsina per tutti e due. Dice: va bene, ci ve¬ diamo dopo e intanto mi regala un suo libretto dall'allegro titolo: «Una storia di Tangenti». L'ha scritto lui, lo apre e indica l'incipit in cui svelava la protoTangentopoli, sottolineando la data con un pennarello verde: era il 7 aprile 1983, dieci anni fa. Lascio l'ex sindaco di Torino ed ora nuovo candidato e ritorno al cancello 15. Castellani parla, parla bene anche lui e usa l'argomento principe del buon empirista: il progresso si ottiene per tentativi, errori e correzioni. Poi altri tentativi e così via. Dice: «Torino è talmente immobile che non commette neppure errori. Un pessimo stato di salute». Ci trasciniamo insieme sotto l'avarissima ombra di una trave di cemento e Castellani spiega: «Questa città non è credibile perché mal rappresentata e noi vogliamo rappresentarla e governarla attraverso le opere, correndo anche i rischi che si devono correre operando». Ha la sensazione che le cose girino bene, e che il suo rapporto con la gente comune marci, anche grazie alle sue origini contadine e friulane. Scherza: «Naturalmente, quando ho cominciato, qualche settimana fa, sono partito quasi da zero perché non mi conosceva nessuno e quindi non potevo che crescere». Gli chiedo se sa stare anche nei salotti buoni della borghesia che lo appoggia. Sta al gioco: «Sì, so stare sul divano senza mettermi le dita nel naso». Ha scoperto che il Comune già possiede un aggeggio che fornisce modelli matematici per risolvere i problemi del traffico: basta cominciare ad usarlo, sbagliando e correggendo,'s'intende. Torno da Novelli che sta arringando la sua piccola folla: «Ragazzi, 9 parliamoci chiaro: qua il sindaco lo dovete eleggere voi. E poi; come diceva mia nonna; chi è causa' dèi suo mal pianga se stesso». A me dice di essere arrabbiato con quelli del pds perché hanno voluto puntare al centro, escludendo Rifondazione e fronte del no: «Pensa che Castellani è stato un nome che ho suggerito io. Ma loro volevano far buona impressione nei salotti ricchi, e lì non potevano portarsi anche Rifondazione». .Altro giro,, verso Castellani che è stupefatto per il successo. Gli dico che è tuttavia strano che la sinistra, proprio a Torino, si presenti spaccata in due. Interviene D'Alema che ne attribuisce la responsabilità a Novelli «che non ha saputo essere generoso e non è stato capace di sottrarsi al culto della propria personalità». Gli operai della Fiat entrano ed escono, parecchi si fermano, ma i duellanti riprendono il loro comizio al cambio dei turni. Sarà un bello scontro e, mi par di capire, nessun gioco è ancora fatto. Paolo (Suzzanti La sinistra si divide davanti agli operai Doppio comizio alla mitica porta 15 Ma la politica non incanta «Troppo comodo chiedere voti adesso Dove eravate prima?» Diego Novelli (sotto), il sindaco delle giunte rosse, torna a candidarsi dopo aver aderito alla Rete Il professor Giovanni Zanetti (sotto) è uno dei volti nuovi della scena politico-amministrativa. E' Il candidato di centro, appoggiato da de e pli Domenico Cornino, deputato cuneese della Lega, è l'uomo scelto da Bossi per dare la scalata alla Sala Rossa Qui sotto Valentino Castellani 53 anni: «Formidabile: un altro mese di campagna elettorale e avrei perso ancora cinque chili» SOTTO LA MOLE