Carceri, rivoluzione al vertice di Francesco Grignetti

Il governo lo nomina nel Comitato europeo contro le torture: al suo posto il giudice Capriotti Il governo lo nomina nel Comitato europeo contro le torture: al suo posto il giudice Capriotti Carceri, rivoluzione al vertice Silurato a sorpresa il direttore Amato ROMA. Con decisione a sorpresa del governo, cambia il superdirettore delle carceri italiane. Nicolò Amato lascia il posto ad Adalberto Capriotti, magistrato presso la Corte d'appello di Trento. Un siluramento inatteso, quello di Amato, il quale ha retto per quasi dieci anni il timone degli istituti di pena. Era stato promosso di recente prefetto, lasciando i ruoli della magistratura, per poter continuare ad occu-: parsi delle carceri. Il governo Ciampi invece lo spedisce a Strasburgo, come rappresentante dell'Italia al Comitato per la prevenzione della tortura. E per lui, che ha rappresentato la faccia gentile dello Stato nel mondo carcerario, neppure una parola di ringraziamento da parte del ministro della Giustizia. E' un grande ritorno, l'arrivo di Adalberto Capriotti alla guida delle carceri. Prima della parentesi trentina, infatti, nei duri anni di piombo, Capriotti è stato un alto dirigente degli istituti di prevenzione e pena. Si occupava del personale, cioè della polizia penitenziaria, che ha conservato un ottimo ricordo della sua reggenza. A differenza di Nicolò Amato, infatti, non troppo amato dagli agenti di custodia, Capriotti è considerato un uomo attento al benessere del suo personale. Magari meno sbilanciato nella difesa dei detenuti. Invece l'attuale direttore era uno dei bersagli preferiti dei sindacati della polizia penitenziaria: «Denunciamo - seri- veva ad esempio, due giorni fa, il sindacato autonomo Sappe - il completo immobilismo e l'inefficienza del dipartimento e in particolare del direttore, prefetto Nicolò Amato». Perché il siluramento? Forse Amato sconta un rapporto non troppo idilliaco con il ministro Guardasigilli Giovanni Conso. Forse un'etichettatura politica che suo malgrado lo definiva di area socialista. O forse paga, in una fase di tensioni crescenti all'interno delle carceri italiane, la sua immagine di uomo propenso al dialogo. In verità, anche Capriotti viene presentato come persona disponibile e attenta. Certo non sarà lui ad introdurre un regime di ferro. E poi la direzione di Capriotti si annuncia già come breve e di transizione. Tra due anni, infatti, Capriotti, che compie 70 anni il 26 giugno prcsimo, andrà in pensione. Ma non sarà, la sua, una gestione di routine. E' uomo di polso. Basti dire che è già stato oggetto di un attentato, sventato, da parte dei brigatisti rossi di Senzani quando si occupava di personale carcerario. E un altro attentato ai suoi darmi, organizzato dalla criminalità organizzata, fu scoperto negli anni di Trento. Nicolò Amato, che da Strasburgo continuerà a sovrintendere sulle carceri di tutta Europa, dirigeva le carceri da dieci anni. E' stato docente di Filosofia del diritto all'università di Pisa, poi magistrato a Roma e Pisa. E' stato pubblico ministero in importanti processi, come il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro oppure l'attentato al papa Giovanni Pao¬ lo n. Ed ebbe un ruolo importante, nel 1987, per risolvere pacificamente la ribellione nel carcere di Porto Azzurro. Negli ultimi tempi, Amato aveva moltiplicato i segnali di allarme per via del sovraffollamento nelle carceri. Si era espresso a favore della depenalizzazione della droga. Aveva chiesto più medici. Rivelò anche che, nonostante le promesse del governo, i malati di Aids erano ancora detenuti. Si era progressivamente smarcato dalle posizioni ufficiali, dopo aver visto vanificate molte conquiste in cui aveva creduto. Aveva accettato di malavoglia che venissero ridimensionate la legge Gozzini e i vari benefici carcerari. Non solo. Amato assisteva sgomento alla moltiplicazione dei detenuti. In un sistema carcerario studiato per accogliere 29 mila detenuti, oggi ne entrano quasi 60 mila. Ma celle e personale sono rimasti gli stessi di prima. E così il direttore generale deve combattere sovraffollamento, malattie, droga e tensioni razziali. A Strasburgo Nicolò Amato sostituirà Antonio Cassese, presidente del Comitato. Da parte del ministero, nel presentare la nuova carica, c'è un filo di ironia: contro la tortura, chi meglio di Amato? «E' una personalità di indiscusso prestigio internazionale, grandemente versata nella difesa dei diritti umani». Il Comitato, nato per combattere la tortura e i trattamenti inumani e degradanti nelle carceri europee, è stato istituito con la Convenzione di Strasburgo nel novembre 1987. Francesco Grignetti ì Nicolò Amato (sopra) lascia la direzione delle carceri A sinistra, il ministro della Giustizia Giovanni Conso