Privatilandia, amara terra di Roberto Ippolito

28 Lettera semiseria dei ministri di Industria e Tesoro per smentire dissidi Prjyqtilqndiq, amura terra EBarucci imita il vemacoliere Ci vuole pazienza. «Ora che l'ondata si è calmata lasciatemi un minuto per riordinare le palle sul tavolo del biliardo» chiede Piero Barucci. Anche nei momenti difficili, il ministro del Tesoro, un banchiere legato alla de, conserva il buon umore. Ne è un esempio quella battuta pronunciata a Bruxelles, dopo un difficile vertice Cee. L'ironia non abbandona mai Barucci, da undici mesi responsabile delle casse dello Stato. E' così ha trascinato sulla strada del sarcasmo anche il ministro dell'Industria Paolo Savona, vicino invece al pri. Piero e Paolo (si firmano senza il cognome) scrivono una tormentata lettera al «Sole-24 Ore» sulle privatizzazioni: «Può darsi che nei prossimi giorni si debba affrontare qualche angosciosa alternativa: tagliare prima un querciolo oppure un corbezzolo?».- A Barucci piace scherzare. A volte è la spontaneità che trasforma le dichiarazioni in battute. «Ora telefono alla mi' moglie per sapere se è vero» si fa scappare con accento toscano appena atterra a Washington e viene informato che il neonato governo di Carlo Azeglio Ciampi vacilla per i no all'autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi, ex segretario del psi. Il matrimonio torna spesso negli interventi di Barucci. A novembre visita la Borsa di Milano e non vuole pronunciarsi sull'opportunità di creare un'autorità speciale per le privatizzazioni; se la cava così: «Avendo deciso di non sposarmi, non dò giudizio su nessuna donna». Ma lui, sessant'anni a fine mese, è sposatissimo. E ha quattro figli. Con il matrimonio anche i proverbi compaiono spesso nei discorsi, come succede a un convegno sulle privatizzazioni il 26 aprile a Parigi. «C'è un proverbio - fa presente - che dice: quando si nasce si è sempre belli, quando ci si sposa si è sempre ricchi, quando si muore si è sempre bravi». Chissà perché Barucci vede pieno di soldi chi va all'altare} Ma a lui preme dire che il vecchio governo del socialista Giuliano Amato merita di più di un elogio funebre avendo avviato la vendita di aziende pubbliche. «Quando la campana delle privatizzazioni suonerà, il governo sarà pronto a rispondere» assicura Barucci con tono letterario. Tanti ricordi che affiorano dalle battute sono legati alla sua terra: Firenze, la Toscana. A cominciare dal linguaggio: a un convegno della de a Marina di Ravenna il ministro invita a non farsi «uccellare» da chi nasconde dietro i problemi le divisioni politiche. L'ironia comunque vale anche per se stesso. Al suo primo vertice comunitario osserva: «Essendo una matricola mi hanno fatto il papiro» (l'osceno lasciapassare per neofiti universitari). A volte Barucci è sbrigativo. «Le nomine le farò quando non me lo chiederete» risponde ai giornalisti in attesa di conoscere le designazioni per le aziende pubbliche. Altre volte ricorre a metafore. Per ricordare che l'Italia non può non adeguarsi alle regole europee osserva: «Sarebbe come dire al Milan: la prossima Coppa dei campioni si giocherà con quindici giocatori di cui due portieri. Se poi per qualche ragione vuoi continuare a giocare come hai sempre fatto, non abbiamo nulla da rimproverarti. Se i risultati delle partite non saranno soddisfacenti sarà affar tuo». Roberto Ippolito In alto il ministro del Tesoro Piero Barucci A sinistra il ministro dell'Industria Paolo Savona

Luoghi citati: Bruxelles, Firenze, Italia, Milano, Parigi, Ravenna, Toscana, Washington