Ore 7, fuoco serbo sulla barca italiana

La tragedia in acque internazionali: un pescatore morto, uno ferito e tre in ostaggio La tragedia in acque internazionali: un pescatore morto, uno ferito e tre in ostaggio Ore 7, fuoco serbo sulla barca italiana A casa i 2 superstiti della Bosnia BARI NOSTRO SERVIZIO «Ci hanno sparato senza preavviso». Crescenzo Minervini, 20 anni, s'è salvato per miracolo. Antonio Gigante, 56 anni, è morto, l'hanno ucciso i serbomontenegrini in un agguato a 20 miglia dalla costa dell'ex Jugoslavia. Lì, ieri mattina, navigava il peschereccio italiano «Antonio e Sipontina». A bordo, 5 marinai. Una motovedetta di militari serbo-montenegrini si è avvicinata e ha sparato raffiche di mitragliatrice. «Hanno bucherellato tutta la cabina» racconta Minervini, ancora un po' stordito, al Policlinico di Bari dov'è ora ricoverato. Ha una ferita alla mano, niente di grave. E' morto invece il suo compagno, colpito all'inguine da un proiettile. Sottoposto a terapia intensiva nel reparto di rianimazione, non ce l'ha fatta. Fatale la lesione dell'arteria. Restano ancora nelle mani dei militari gli altri tre membri dell'equipaggio, Raffaele Salvemini, Francesco Summo e il comandante Mauro Modugno. La «Antonio e Sipontina», che era partita due giorni fa dal porto di Manfredonia, si trova adesso nel porto montenegrino di Bar. Non se ne sa molto di più. L'episodio ha suscitato la reazione delle autorità italiane, già colpite dalla tragedia dei tre volontari uccisi in Bosnia men- tre tentavano di portare viveri. Un «attacco gravissimo» viene definito quello di ieri dal ministero della Difesa, che annuncia una intensificazione della vigilanza nell'Adriatico e là «massima fermezza» per evitare che possano ripetersi tragedie di questo tipo. Il ministro degli Esteri Andreatta ricorda i drastici provvedimenti in preparazione: «La comunità internazionale istituirà tribunali per giudicare i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. Si tratterà di un'istituzione di 300 persone». Andreatta accosta quelli compiuti nell'ex Jugoslavia ai crimini della Germania nazista. Ma per il momento resta la cronaca, c'è il racconto della terribile vicenda che fa salire a quattro, in pochi giorni, le vittime civili italiane. Partito da Manfredonia, 1'«Antonio e Siponto» ha puntato la prua sulla costa jugoslava secondo una rotta non inconsueta per i pescatori pugliesi. E, attraverso l'Adriatico, si è fermato a venti miglia, anzi diciotto, secondo il racconto del marinaio ferito. Insomma, si pescava in acque intemazionali, a circa 90 miglia da Vieste (Foggia), ma vicinissimi al pericolo della guerra, evidentemente sottovalutato. Intorno alle 7 del mattino, un'imbarcazione serbo-montenegrina si è avvicinata minacciosamente e, senza preavviso, ha cominciato a far fuoco. Il racconto di Minervini è l'unico che possa servire attualmente a ricostruire la storia: «Loro, i militari, non hanno detto nulla; hanno sparato, molti colpi che hanno bucherellato tutta la cabina, andata distrutta. La barca era stata acquistata tre mesi fa per un miliardo e mezzo». Minervini è stato colpito da un proiettile alla mano, il suo compagno Antonio Gigante è stato centrato all'inguine. I due feriti sono stati soccorsi dagli stessi militari e poi trasferiti su una nave spagnola che era in zona. E qui sono arrivati, sollecitati via radio, i soccorsi da parte dei militari italiani imbarcati sull'incrociatore «Vittorid Veneto», impegnato nella azioni di controllo Nato nell'Adriatico. Minervini e Gigante sono stati trasportati in elicottero a Bari mentre il peschereccio veniva condotto nel porto montenegrino di Bar e messo sotto sequestro. Sottoposti a fermo anche i tre membri dell'equipaggio. Secondo le pri¬ me notizie arrivate in Italia, stanno bene. Protestando per «l'inammissibile episodio», ne ha chiesto l'immediato rilascio il segretario generale del ministero degli Esteri, l'ambasciatore Bruno Bottai che ieri sera ha convocato l'incaricato d'affari di Jugoslavia a Roma, Soldatic. Il ministro della Marina mercantile, Costa, ha annunciato un'inchiesta per accertare la posizione del peschereccio al momento dell'aggressione. Sandro Tarantino Un agente ferito gravemente durante la dimostrazione a Belgrado. A sinistra un funzionario della Farnesina con Zanotti e Penocchio a Spalato (foto reuterj