Lerner tra tivù e carta stampata di Gad Lerner

Serrato dibattito ieri sera con il vicedirettore de La Stampa all'Unione Industriale per i MartedìSera Serrato dibattito ieri sera con il vicedirettore de La Stampa all'Unione Industriale per i MartedìSera Lerner tra tivù e carta stampata «Strumenti diversi, ma la ricerca è la stessa» Il titolo era: «L'inchiesta sociale tra televisione e carta stampata». Argomento spinoso. Il nuovo vice direttore de La Stampa, Gad Lerner, l'ha affrontato ieri sera all'Unione Industriale, riproponendo alla platea dei MartedìSera lo schema che lo ha reso popolare al grande pubblico attraverso trasmissioni come «Profondo Nord» e «Milano, Italia»: una breve introduzione per rompere il ghiaccio, poi le risposte alla raffica di domande piovute dagli invitati a) centro congressi. Risultato: un dibattito serrato, «proprio come quelli della tivù», ha commentato qualcuno alla fine dell'incontro. Che significa? Forse sui giornali certi dibattiti non sono altrettanto efficaci? Alt, facciamo un passo indietro e sentiamo che cosa ha detto Lernei*. Premessa: «Prima che un mestiere, il giornalismo è per me uno strumento che permette di svolgere una funzione sociale utile. E in questo senso ho sempre vissuto la professione, cercando di individuare e raccontare i conflitti che via via emergono nella società». Prima riflessione: «Mi sembra interessante sottolineare come gli schemi classici di lettura dei conflitti sociali siano ormai superati. Prendiamo il caso di Torino, una città che conosco bene. C'è chi si ostina a considerala divisa i due: da un lato quelli che stanno con la Fiat, dall'altra quelli che le sono contro. La realtà è diversa, più frammentata e più complessa. Qui, come nel resto del Nord Italia, il conflitto sociale è diventato meno ideologico ma forse più aspro, specchio di un coacervo di interessi locali e corporativi. Si direbbe che ogni gruppo sociale ormai combatta per se stesso. Il tentativo che ho fatto con le mie trasmissioni è stato proprio questo: raccontare dagli schermi la nuova dimensione del conflitto sociale». Ieri in tivù, oggi in un grande quotidiano. Una rottura con il passato? Lerner: «No, semmai un segno di continuità. E' vero, è cambiato lo strumento, ma lo stile di lavoro è rimasto lo stesso. In televisione era tutto più artigianale: scelto il tema, si contattavano ospiti e protagonisti sociali, li si disponeva sul palco e in sala secondo un criterio logico, poi veniva data loro la parola e si affrontava la diretta. La struttura narrativa che emergeva era elementare eppure potentissima. Nessun articolo di giornale può rendere quelle facce, quel linguaggio, la forza d'espressione di quegli interessi». E il giornale? «Entrare a La Stampa è stato come passare dalla piccola bottega artigiana alla grande industria. Il quotidiano è il luogo dove i temi che trattavo in tivù possono essere affrontati in modo più approfondito, con un respiro più ampio. C'è ima selezione dei fatti, e un confronto continuo con il corpo di direzione e redazionale. Prima facevo il solista, ora lavoro in gruppo». Allora, che cosa è più funzionale per realizzare l'inchiesta sociale? La potenza dell'impatto della televisione, con le facce e il linguaggio dei suoi ospiti sbattuti nel salotto di casa, o la la forza dell'approfondimento della carta stampata, la capacità di selezionare e far riflettere? Gad Lerner non ne vuole sapere di entrare in questa polemica: «Mi sembra senza né capo né coda». E rifiuta classifiche e gerarchie. Dice: «Sono due strumenti diversi, attraverso cui è possibile fare la stessa ricerca». Il vice direttore de La Stampa Gad Lerner durante il dibattito all'Unione Industriale

Persone citate: Gad Lerner, Lerner

Luoghi citati: Italia, Milano, Nord Italia, Torino