Una risata ci salverà dal marasma di Oreste Del Buono

Una risata □ salverà dal marasma RISPONDE 0.d.B. Una risata □ salverà dal marasma No, stimato OdB, la storia che le suscita divertimento e ilarità, lo stato confusionale dovuto alle di lei numerose primavere la vada a raccontare - in privato - al sensitivo Francesco Alberoni, strapagato commentatore dell'ovvio, e non ai suoi lettori che non meritano di essere coglionati, lo, quando constato la momentanea sparizione degli occhiali che mi consentono di leggerla, e non ricordo dove sono - ho ficcato - ritagli di giornali, appunti, libri e quant'altro accantono con riserva di utilizzare, mi sento basire... Roberto Astoni, Atene I dispiace di contrariarla, gentile signor Astolfi, ma dissento. Lei ha senz'altro diritto di parlare per sé, e io non metto minimamente in dubbio quanto lei afferma sul suo comportamento, ma non può accusarmi di barare sul mio: «Allorché ogni cosa ricompare a distanza di tempo, rendendo vana l'utilizzazione di quanto ha malvagiamente giocato con la mia memoria, dò mori da matto, preda di un avvilimento indicibile. Sospetto pertanto che il 17 maggio lei, più che ai lettori, abbia voluto mentire a se stesso. Perché? Con viva simpatia...». Se prova davvero simpatia per me, gentile signor Astolfi, mi segua per qualche attimo. Mezzo secolo fa quando arrivai in Lager dopo l'8 settembre ero magro e malconcio, e la somiglianza che avevo con Una □ sadal ma risata verà rasma il comico Rascel era maggiormente convincente. Il berretto da marinaio mi sprofondava sugli occhi rendendo più appuntito il naso emergente, indossavo una mantella marinara, strizzata alla vita da un cordone della motonave Vulcania. Alla prima uscita scivolai sul nevischio che copriva un pendio e rotolai rovinosamente. I miei compagni di prigionia, studenti, marinai s. v., contadini, operai, fanti, alpini e bersaglieri si divertirono un mucchio al mio tombolone quasi senza fine; non solo si sganasciarono, ma mi batterono anche le mani e chiesero un bis. Mi sentivo offeso, ero incerto tra il piangere e l'imprecare, ma loro continuarono ad applaudire e a chiedere il bis, e d'improvviso mi resi conto che in ' quel clamore non c'era cattiveria, ma autentico divertimento. Così mi ritrovai nei loro panni, e mi fu impossibile non ridere e far casino insieme. Risultato: la caduta alla Rascel diventò un pezzo del mio repertorio. A volte mi spingevo persino a cantare: «E' arrivato il temporale...». Da allora ho imparato che, sinché uno riesce a percepire il comico che ha in sé, è salvo dal marasma. Non mento affatto a me stesso, e tanto meno ai lettori. A prendermela troppo non risolverei nulla. Parlo sempre per me. Oreste del Buono

Persone citate: Astolfi, Francesco Alberoni, Rascel

Luoghi citati: Atene