Blitz al ministero delle Poste sequestrate le carte di Mammì di Francesco Grignetti

Giacalone in carcere rincara le accuse a prie all'ex ministro Svolta nell'inchiesta sulle frequenze radiotelevisive, anche Galliani dai giudici di Roma Blitz al ministero delle Poste sequestrate le carte di Mommi ROMA. Procede a grandi passi l'inchiesta della magistratura romana sull'affaire delle frequenze radiotelevisive, importante appendice alla legge Mammì sulle televisioni. Dopo Silvio Berlusconi, ieri è stato ascoltato come teste il suo braccio destro Adriano Galliani. E intanto nuove mazzate si abbattono sul partito repubblicano, chiamato in causa per la Tangentopoli dell'etere. Le nuove accuse per Davide Giacalone, rispedite al mittente, inguaiano una volta di più l'ex ministro Oscar Mammì e Giorgio Medri, capo della segreteria di Giorgio La Malfa. Giacalone, accusato di aver intascato una tangente da 1 miliardo e mezzo - pagata dal titolare della società Federtrading, che si è così accaparrato l'appalto per redigere materialmente il piano delle frequenze -, è stato molto chiaro con i giudici che ieri lo hanno interrogato a Regina Coeli: lui ha trattato soltanto la quota repubblicana, pari a mezzo miliardo. Ma neppure una lira di quei soldi, ha sostenuto, gli è rimasta in tasca. Una parte li ha versati al partito, ovvero a Giorgio Medri. Con il resto, Giacalone ha provveduto a saldare i conti della campagna elettorale del «suo» ministro. Era l'uomo della cassa, cioè: i fornitori gli portavano le fatture di spot, volantini e manifesti; lui pagava con i soldi che aveva provveduto a ritirare. «Ero un semplice esecutore», è stata la sua difesa alle accuse di concussione. E Mammì in parte ha confermato: si trattava di 400 milioni, ma lui riteneva che fossero «contributi regolari». Il nuovo turbine giudiziario, comunque, ha investito frontalmente il ministero delle Poste. Nel pomeriggio di ieri il nucleo di polizia giudiziaria ha messo a soqquadro l'intero ministero alla ricerca di documentazione e poi ha apposto i sigilli a diversi-uffici del palazzo all'Eur. Gli agenti sono andati via portandosi dietro una montagna di documenti che definiscono «interessanti». La partita, infatti, si gioca sempre più attorno al pia- . no delle frequenze. Cosa accadde dietro le quinte, mentre si redigeva e poi attuava la cosiddetta legge Mammì che ha regolamentato il mondo delle televisioni? Inutile dire che si sospetta un valzer di tangenti. Il giudice Maria Cordova, titolare dell'inchiesta, due giorni fa ha sentito come teste Silvio Berlusconi in persona. Ieri ha ascoltato la testimonianza di Adriano Galliani. E nei prossimi giorni vedrà i titolari delle maggiori reti tv nazionali. Sta cercando di mettere a fuoco il rapporto tra ministero e imprenditori televisivi, il pm Maria Cordova. E ieri, sentendo Galliani, il giudice ha molto insistito sui rapporti tra Fininvest e Giacalone. Il pm avrebbe chiesto anche i particolari sul contratto di consulenza da 460 milioni che le televisioni di Silvio Berlusconi firmarono con l'ex collaboratore del ministro Mammì. Ma Galliani è rimasto fermo sulle posizioni della Fininvest: nessun mistero, tutto regolare, Giacalone era in gamba e per questo fu utilizzato come consulente. La giornata «nera» del ministero delle Poste ha avuto l'effetto di convincere il responsabile dell'ufficio legale, Pietro Sirena, a restare al suo posto. In mattinata, infatti, Pietro Sirena, strettissimo collaborato¬ re dei ministri socialdemocratici Vizzini e Pagani, aveva dato le dimissioni. In serata, però, sollecitato dal ministro Pagani, ci ha ripensato. Sirena era rimasto molto colpito da un articolo del settimanale L'Espresso che lo definiva «il vero stratega» del ministero. «Un gratuito attacco della stampa», secondo il ministro Pagani. Ma vista la maxiperquisizione, Sirena ha preferito fare marcia indietro per non dare l'impressione di una fuga. «La documentazione cercata dai carabinieri - ha tenuto a spiegare lui stesso - riguarda l'inchiesta su Giacalone. E quindi fatti pregressi alla nostra gestione. Questa persona da noi non è conosciuta. Non ha mai più messo piede al ministero. Personalmente, l'ho visto una sola volta, in occasione della presentazione di un suo libro». Francesco Grignetti Giacalone in carcere rincara le accuse a prie all'ex ministro li socialdemocratico Pagani attuale ministro delle Poste

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