Lenin, un leader in fuga dall'amante femminista

Lenin, un leader in fuga dall'amante femminista Nuova luce su Inessa Armand, bolscevica «troppo complessa e distraente» Lenin, un leader in fuga dall'amante femminista S I', mio caro, ci siamo proprio separati. E questo fa tanto male. Io so, sento che tu non verrai mai qui. E questo fa tan¬ to male. Quando guardo i ben noti luoghi, mi rendo chiaramente conto del grande spazio che occupavi già qui a Parigi... Io allora non ero affatto innamorata di te, ma anche allora ti amavo molto... Anche ora farei a meno dei baci pur di vederti, parlarti qualche volta sarebbe una gioia, e questo non potrebbe causare dolore a nessuno. Perché privarmi di questo? Tu domandi se sono, arrabbiata perché hai "eseguito" la separazione. No, penso che tu l'hai fatto non per te stesso». Queste parole, scritte da Inessa Armand a Lenin da Parigi néllrrlicénibre del 1913, vengono ora rivelate sulla Pravda dall'autorevole storico russo V. Melnicenko, direttore del Museo centrale. «Questa donna - si lègge nell'articolo - significava moltissimo nei.1 a vita del vozd anche dopo che lui l'avrebbe "lasciata": "Per favore, scrivi più dettagliatamente" esige Lenin con agitazione in una lettera riguardante il lavoro, nel luglio 1914. "Altrimenti non riesco a stare calmo... Tuo V. I."». Pochi giorni prima della morte, per colera, in un ospedale in Georgia (settembre 1920) Inessa scrive nel diario parole definite «roventi» da Melnicenko: «Ora sono indifferente a tutti... Un sentiménto caloroso lo provo solo per i miei figli e per V. I.... E' come se, avendo dato tutte le mie forze, la mia passione a V. I. e al lavoro, nel cuore si fossero inaridite tutte le fonti dell'amore, della compassione...». Per conoscere la verità sui rapporti tra Lenin e Inessa, osserva Melnicenko, andrebbero pubblicate le lettere finora sconosciute del leader; invece è stata commessa «l'insigne sciocchezza di tenerle nascoste». Tanto in Occidente quanto in Urss all'epoca di Stalin Inessa Armand per lo più non è menzionata né nelle biografie di Lenin né nelle storie del pcus, e rimane quindi ignorato il suo importante ruolo nel movimento rivoluzionario e nel femminismo multante. Nell'intento di colmare questa lacuna lo storico canadese Ralph Carter Elwood, fondandosi sulle lettere di Inessa ai cinque figli, al marito Aleksandr Armand e al cognato-amante Vladimir Armand, sulle 118 lettere di Lenin a Inessa (1913-1917), sui rapporti deirOchrana (la polizia segreta dello zar), su articoli usciti in Urss dopo la morte di Stalin e sugli scritti di Inessa, ha tracciato un profilo di questa donna affascinante e ancora misteriosa [Jnessa Armand. Revolutionary and feminist, Cambridge University Press). Figlia di un francese, il cantante d'opera Théodore Pécheux d'Herbenville (in arte Stéphane), e dell'attrice francoinglese Nathalie Wild, Inessa nacque a Parigi nel 1874, ma dopo la morte dei genitori fu portata in Russia nel 1880 circa. Venne allevata nella casa degli industriali Armand, dove sua zia era governante. A diciannove anni sposa il figlio maggiore degli Armand, Aleksandr, dieci anni dopo s'innamora profondamente del cognato Vladimir, una situazione accettata dal marito. Nel 1903 diventa bolscevica, non tanto per aver letto Lo sviluppo del capitalismo in Russia di Lenin - questa la spiegazione ufficiale - quanto perché, essendo cresciuta in condizioni privilegiate presso una famiglia che contribuì al finanziamento della rivoluzione, in un clima «politicamente consapevole», volle dare un significato alla sua vita. L'impegno si manifestò in settori diversi: Inessa fece propaganda, a Mosca, per i socialdemocratici, si occupò sia dei problemi delle prostitute sia delle donne proletarie, tentando di creare per esse un'organizzazione separata^ un' impresa difficile, poiché nel 1909, secondo Elwood, «né la dirigenza del partito né la polizia zarista erano disposti a sanzionare un esperimento marxista riguardante il separatismo femminile». Riuscì comunque a pubbli¬ care Rabotnica (La lavoratrice), il primo giornale bolscevico destinato alle donne, fu la prima direttrice dello Zenotdel, cioè dello Zenskij otdel (la sezione femminile del comitato centrale del partito comunista) e partecipò a vari congressi di operaie e contadine. Il primo incontro con Lenin risale probabilmente alla primavera del 1909, a Parigi. Inessa esegue traduzioni per Lenin, partecipa alle conferenze di Zimmerwald (1915) e Kienthal (1916) ma è contraria al trattato di pace di Brest-Litovsk (1918) perché le sembra un tradimento all'internazionalismo proletario. L'operaio, secondo lei, «non ha patria e perciò la pace di Brest a lungo andare è.una capitolazione davanti all'imperialismo mondiale, in grado, ora, di schiacciare il nuovo Stato sovietico». La spregiudicata vita coniugale, il lavoro svolto con le pro¬ stitute, l'interesse per il dibattito sul libero amore al Congresso delle donne (1908) ispirarono a Inessa la decisione di scrivere un pamphlet sull'amore, il matrimonio e la famiglia. Questi argomenti non venivano affrontati dal partito e gli articoli di Aleksandra Kollontaj, l'unica marxista a essersene occupata, erano poco apprezzati. Nel gennaio 1915 Inessa si ritira quindi in montagna, in Svizzera, poi manda l'abbozzo del pamphlet (tuttora inedito) a Lenin, che risponde, irritato e sprezzante: «La richiesta (della donna) di libertà in amore è in realtà una richiesta non proletaria ma piuttosto borghese». E conclude: «Quello che Lei intende soggettivamente (con libero amore) conta poco. Conta invece la logica oggettiva dei rapporti di classe in questioni di amore». Quando poi Inessa, nel tentativo di difendere la propria posizione, afferma che «una breve passione e/o love affair» potrebbe essere «più poetica e pura» dei «baci senza amore... di una coppia sposata», Lenin definisce il ragionamento un tema adatto per un romanzo e non un esempio da citare in un pamphlet di partito. Tenta poi di giustificarsi dicendo che i nemici potrebbero travisare il pensiero di Inessa. In quanto ai rapporti personali tra lei e il leader, in alcune biografie, uscite in Occidente una cinquantina di anni dopo, gli autori sembrano convinti che i due rivoluzionari fossero stati amanti tra il 1910 e il 1916, o forse, addirittura, fino alla morte di lei nel 1920. Solzenicyn in particolare, nel Lenin a Zurigo, descrive un uomo profondamente innamorato, che rinuncia però a unirsi per sempre con Inessa perché lei «è troppo complessa, distraente» e perché ha cinque figli. «Vivere con Nadja (Krupskaja, la moglie) è la soluzione migliore». Elwood tratta la questione con un certo scetticismo. Innanzitutto, a suo parere, quale che sia la verità, è irrilevante nei riguardi della storia russa, del movimento rivoluzionario, dei giudizi e delle azioni di Lenin, e ha un'unica conseguenza: «Far sembrare più umano quest'individuo distante, apparentemente represso, a volte troppo perfetto». Inessa, d'altro canto, cercò sempre di salvaguardare la propria indipendenza intellettuale, impegnandosi in cause cui Lenin non s'interessava o formulando idee che lui disapprovava. Secondo Elwood, le sole prove fornite dai contemporanei di un love affair tra Lenin e Inessa si riducono a cinque rapporti, vergati dal prefetto deUa polizia di Parigi e dall'Agenzia estera dell'Ochrananel 1916 enei 1917, pròprio quando, paradossalmente, sembrava imminente una rottura, rapporti in cui Inessa è definita «la maitresse de Lénine». Lo storico si mostra assai cauto nel citare i ricordi scritti molti anni dopo, e in parte di seconda mano, di quanti conobbero Lenin e Inessa o i loro amici. «E' poi difficile - prosegue Elwood - immaginare un uomo con un ribrezzo congenito per la volgarità, che abbia un lungo love affair davanti ai suoi colleghi rivoluzionari a Copenhagen e a Berna e davanti alla propria suocera a Parigi e in Galizia, mentre continua a vivere per decenni con una moglie che è una delle più care amiche dell'altra donna». Motivi analoghi, secondo Elwood, valgono per Inessa: come Lenin, era riservata, colta, beneducata, fu una rivoluzionaria intelligente e dedita alla causa. «I biografi dovrebbero concederle il merito di aver tentato di raggiungere il suo fine senza ricorrere a non dimostrati rapporti romantici con uomini influenti». Il giudizio di Elwood, in contrasto con le lettere rivelate da Melnicenko suUa Pravda (non coincidono né gli anni della rottura, né, si direbbe, i sentimenti), induce a credere, come già nel caso di molti altri russi, che la verità sui rapporti di Lenin con Inessa Armand non si potrà conoscere finché non saranno stati pubblicati tutti i documenti. Lia Wainstein | In un pamphlet inedito lei proponeva il libero amore. Per lui era «una richiesta non proletaria ma borghese» | A sinistra Inessa Armand, l'amante di Lenin, nella foto sopra Aleksandra Kollontaj A destra Lenin: incontrò Inessa a Parigi nel 1909. Sotto lo scrittore Aleksandr Solzenicyn