La rivolta dei turchi contro Kohl di E. N.

Il sedicenne accusato della strage, appello del Cancelliere: aiutateci nella caccia agli assassini Il sedicenne accusato della strage, appello del Cancelliere: aiutateci nella caccia agli assassini la rivolta dei turchi contro Kohl Solingen in stato d'assedio: barricate e saccheggi BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mentre i turchi di Germania sfogano con la violenza, a Solingen, la rabbia per la strage e il Cancelliere Kohl si appella alla popolazione perché collabori alle indagini, un ragazzo di sedici anni fermato i altro ieri è formalmente accusato dell'attentato che, nella notte fra venerdì e sabato, ha fatto cinque vittime. Di lui si sa soltanto che abita nella regione, ma non è stato precisato se appartiene agli ambienti neonazisti, subito indicati come i più probabili responsabili dell'incendio nella Unterer Wernerweg. Non si sa neanche se il suo arresto sia stato deciso grazie a una delle 120 segnalazioni fornite dagli abitanti della città, sollecitate dalla polizia e ricompensate con centomila marchi in caso di successo. La Procura federale, che eccezionalmente conduce l'inchiesta, lo accusa di incendio criminale aggravato, quindici tentativi di omicidio e cinque omicidi: di Saime, quattro anni, Hulya, nove anni, Hatice, diciotto, Gursun, ventisette, tutte appartenenti alla famiglia Gene, immigrata trent'anni fa in Germania dall'Anatolia e da dodici anni residente nella casa della strage; e di Gulustan, quindici anni, una parente appena arrivata per una vacanza. I loro funerali si svolgeranno giovedì, in città. Ma la notizia dell'arresto non ha placato la collera esplosa fra gli immigrati turchi: è la prima volta in Germania che una comunità straniera reagisce con la violenza a un attentato razzista. Anche ieri, migliaia di persone si sono riunite a Solingen, provenienti da tutto il Nord Reno-Westfalia; in numerose località della regione sono stati improvvisati blocchi stradali, per tre ore è rimasta chiusa anche l'autostrada per l'aeroporto di Colonia-Bonn. Ma è stata soprattutto la città renana a vivere ore d'incubo: dopo una notte di violenze e vandalismi provocati da pòche centinaia di persone (fra loro c'erano anche giovani tedeschi), un'altra dimostrazione è finita nel tardo pomeriggio di ieri con gli scontri fra gruppi turchi rivali, che si sono affrontati poco lontano dalla casa della strage. Un poliziotto e due giovani sono stati feriti leggermente. Alla fine di un terribile weekend di Pentecoste, (che in Germania si allunga al lunedì) Solingen temeva un'altra notte di fuoco: ieri sera, centinaia di persone avevano occupato l'incrocio principale della città bloccando il traffico. Davanti a loro, un'unità speciale della polizia, dappertutto tensione. Domenica, era cominciato con il buio. Due, forse trecento giovani avevano invaso il piccolo centro, rotto a sassate le vetrine di decine di nezogi, bruciato auto, improvvisato falò per le strade. Gridavano una minaccia, soprattutto: «Nazisti, vi troveremo noi». Secondo le prime stime, i danni provocati dai disordini supererebbero il milione di marchi, un miliardo di lire. La polizia ha fermato diciassette persone, rilasciate ieri mattina, ma gli scontri sono durati ore. Ieri, dopo una mattinata trascorsa fra la tensione e in una calma sempre più fragile, la violenza è esplosa durante un'altra manifestazione con alcune migliaia di persone, quasi tutti turchi, partita dalla casa bruciata. Gli scontri sono cominciati nel tardo pomeriggio, dopo scambi di accuse fra turchi nazionalisti e filogovernativi, che si sono affrontati con bastoni e lanci di pietre: fra loro c'erano anche ragazzini giovanissimi. La polizia, bersagliata con sassi e bottiglie di birra, ha caricato più volte, ma due camion blindati pieni di agenti sono stati assaltati e dannegggiati. I feriti, a sera, erano almeno tre, sei gli arrestati. Poco prima, il ministro degli esteri Kinkel (che venerdì andrà in Turchia) e l'ambasciatore di Ankara, Onur Oymen, avevano lanciato un appello alla calma: «Uno stato di diritto non può sempre prevenire atti barbarici come quello di Solingen, e purtroppo non potremo mettere un poliziotto davanti a. ogni casa in cui abitino dei turchi», ha detto Kinkel, «ma chiedo a tutti i nostri concittadini turchi di conservare la calma e rimanere prudenti». Oymen ha denunciato «le molte provocazioni da parte di gruppi estremisti tedeschi e turchi», ma ha condannato «qualsiasi azione violenta e contraria alla legge». Anche il cancelliere Kohl ha rivolto un appello alla popolazione: «La polizia e la giustizia hanno bisogno del vostro sostegno», ha detto in una dichiarazione che viene pubblicata oggi dai giornali. «Chi protegge gli assassini di Solingen e altri criminali dello stesso stampo diventa colpevole». Ieri, Solingen sembrava in stato d'assedio, la polizia aveva inviato rinforzi da tutta la regione. Ma il timore, a Bonn, è che sia soltanto l'inizio: che la violenza di strada fra gruppi rivali, turchi contro turchi; turchi contro tedeschi, si estenda e raggiunga altre città. Che un altro attentato faccia altre vittime, e scateni altre battaglie, che l'estate prossima sia torrida. Il capo dei servizi interni, Wertebach, aveva avvertito, poche settimane fa: il relativo silenzio degli estremisti di destra non inganni, sotto la cenere il fuoco non si è mai spento, [e. n.]

Persone citate: Kinkel, Kohl, Kohl Solingen, Oymen, Wertebach

Luoghi citati: Ankara, Bonn, Germania, Turchia