GARYBALDI di Monica Bonetto

GARYRALDI GARYRALDI Moni Ovadia porta in scena Berel, giovane ebreo folle ANI ATTORI CRESCONO suo modo di legare il teatro alla parola più che al gesto, di affrontare i testi», dice Jacopo Serafini, 23 anni, romano, Basilio in «Calderon»: «Mi aspettavo molto, e non sono stato deluso». La sua speranza è continuare a lavorare con il regista. «Competitività fra noi allievi? Se c'è, e credo che ci sia, è molto torinese: non si vede. Verso Ronconi non c'è sottomissione, ma una devozione dialettica, un affetto arrabbiato, pieno di domande e di tensioni. E' una classe difficile da domare, con personalità forti e pungenti». Una classe non solidale, spiega: «Sarà colpa del perfezionismo ossessivo a cui siamo esercitati, della continua analisi che facciamo su di noi e sugli altri». Ecco tutti i nomi dei giovani attori (nella foto). Angelica Buzzolan, Domenico Castaldo, Davide Cuccimi, Sara D'Amano, Fabrizio Dardo, Enrico Dusio, Valentina Fago, Lorenzo Fontana, Francesco Gagliardi, Barbara Gai Barbieri, Cristian Maria Giammarini, Martina Guideri, Silvia Iannazzo, Giancarlo ludica Cordiglia, Irene Ivaldi, Laura Landolfi, Giorgio Lupano, Cristiana Man ara, Olivia Manescalchi, Alessandro Man-apodi, Massimiliano Mecca, Monica Mignoli, Rossana Mortara, Patrizia Mortola, Alberto Mussap, Caterina Panti Libero vici, Stefania Parisella, Franca Penone, Viola Pornaro, Gilda Postiglione, Marta Richeldi, Elena Russo, Daniele Salvo, Jacopo Serafini, Erika Urban, Alfonso Veneroso. Segnateveli: non si sa mai. [cr. e] SARANNO famosi? Chissà. Loro, comunque, lo sperano. Sognano u palcoscenico, platee di visi attenti, monologhi pieni di echi. E intanto studiano, si impegnano, cercano in se stessi capacità sempre nuove. Sono 36 i giovani della Scuola di teatro dello Stabile diretta da Ronconi. Ventotto allievi, 8 uditori, sono stati scelti con un provino nell'autunno del '91 su 300 candidati. Hanno sostenuto il corso biennale di 2200 ore, otto al giorno di recitazione, lingua italiana, educazione della voce e della respirazione, psicologia, educazione al movimento, storia del teatro, musica e canto. Dopo «Pilade» e «Calderon», il 4 luglio finiranno il corso. «Cosa farò dopo? Non lo so ancora. Ci penserò dal 5», scherza Lorenzo Fontana, 23 anni, torinese. In «Pilade» fa parte del coro, in «Calderon» è Pablo. «E' stata un'esperienza bellissima, anche se Ronconi è difficile perché pretende sempre risultati alti». Caterina Panti Libero vici, figlia di Sergio, il compositore recentemente scomparso, è Elettra in «Pilade»: 22 anni, «ho sempre voluto essere attrice», dice con semplicità. Di Ronconi spiega che «non insegna, ma lavora: e tu lo vedi all'opera e impari. Non è un insegnante, ma è una persona così decisa e convinta che non può che appassionarti». Cinema e tv non le interessano: «Il bello del teatro è che non c'è il ciak più riuscito: devi fare la tua recita migliore, sera per sera». «Sono qui per Ronconi: per il EREL, giovane ebreo, trascorre tutto il proprio tempo studiando Talmud e interrogandosi sulla propria identità. La continua e ossessionante ricerca di qualità in cui riconoscersi, di peculiarità a cui far riferimento, di un destino a cui domandare e, al tempo stesso, contrapporsi, occupa per intero la sua mente. A maggior ragione, poiché egli è per antonomasia, senza identità etnica, privo di una patria in cui far affondare le proprie radici, fruitore di più lingue in cui esprimersi, instabile e inquieto persino nell'aspetto, nell'abbigliamento. Berel è una creatura scaturita da un breve racconto scritto all'inizio del secolo da Perez e oggi trasposto sulla scena da Moni Ovadia. Cantante, musicista, compositore, attore e regista teatrale e cinematografico, Moni Ovadia, nato in Bulgaria da famiglia ebraica, da parecchi anni vive e lavora in Italia, all'incirca dalla fine degli Anni Settanta, quando si laureò in scienze politiche a Milano. Dopo alcune collaborazioni artistiche di rilievo, tra cui quella con Tadeus Kantor, Giorgio Marini e Franco Parenti, nel 1987 Ovadia realizza il suo primo spettacolo teatrale che lo vede anche interprete: «Dalla sabbia... dal tempo». Dedicato alla cultura ebraica mitteleuropea, in esso confluivano, in armonia, le qualità attoriali e di musicista dell'artista bulgaro che propone così una personale coniugazione di teatro musicale. Due anni dopo giunse «Progetto Ritsos, Delfi-Cantata» in cui Ovadia era unico interprete e, nel 1990, il dramma cantato «Golem». E ora «Berel il folle», presentato a conclusione della stagione teatrale al Teatro Garybaldi di Settimo Torinese, venerdì 28 e sabato 29 maggio alle ore 21. Moni Ovadia ne ha curato la traduzione dallo Yiddish insieme a Elena Janeczek e la dram maturgia in collaborazione con Olek Mincer, oltre, naturalmen te, alla regìa. L'interpretazione è invece affidata allo stesso Olek Mincer. Immancabile la presenza della musica, eseguita direttamente in scena da due musicisti. Uno, Davide Casali, rappresenta il doppio di Berel, una sorta di anima sonora del protagonista. L'altro, invece, Alfredo Lacosegliaz, è l'Estraneo, uno zingaro vagabondo che si contrappone a Berel. Il primo suona il clarinetto, il secondo, che è anche compositore delle musiche originali, si esibisce a uno strumento dal nome diffici le, tischklavier. Monica Bonetto

Luoghi citati: Bulgaria, Italia, Milano, Settimo Torinese