CRIMINI E MISFATTI ALL'OMBRA DELLA MOLE

CRIMINI E MISFATTI ALL'OMBRA DELLA MOLE CRIMINI E MISFATTI ALL'OMBRA DELLA MOLE Unafoto di Giampiero Soffietti per gli «Omicidi in Città» ricostruài da Gianaria e Mittone rante della Giustizia sostituita dalla momentanea mobilitazione delle sirene della Polizia. Anche quando il terrorismo agisce per vendetta la sua artificiosità resta come un marchio indelebile. E la Giustizia non è più la stessa quando emette una sentenza che sarà un'anticamera al perdono, il carcere un luogo di pentimento e non di espiazione e una premessa ad un lavoro garantito in qualche attività sociale e culturale offerto con gli onori della cronaca. Fa pensare che gli autori nella trattazione degli ultimi omicidi abbiano omesso la pena, il valo¬ re cicatrizzante della sentenza di condanna. E fa pensare ancora di più, nell'ultimo caso di omicidio narrato, quello per metadone, che l'omicidio di fatto manchi sicché la vittima resta senza il colpevole, il delitto è pena di se stesso, pena e delitto coincidono e chiudono la colpa di vivere come uno stipendium riaffiorato dalle caverne dello gnosticismo. Fra i tanti degradi dunque c'è anche quello criminale che si esprimerà per esempio nel delitto seriale, multiplo, per bilanciare un impulso ripetitivo e fastidioso. Sempre in materia di scelta ci sarebbe da dire qualcosa su quello che ha ispirato la trattazione dei delitti Codecà e Villarbasse. Pur notissimi, mi sembrano inadatti al trattamento impressionistico di farvi cadere luci forti e oblique. Il primo è un caso troppo misterioso e ramificato con implicazioni industriali, sindacali, di vendetta resistenziale tuttora irrisolte. Già pubblicato dagli autori su La Repubblica dell'8l-'92 era arricchito dalla importante didascalia che chiamava in causa Roberto Dotti ex comunista fuggito a Praga dopo l'omicidio che raccontò a Edgardo Sogno del gruppo di ex partigiani responsabili della uccisione del dirigente Fiat. Quanto all'eccidio di Villarbasse per chi volesse saperne di più rimando al volume di Gianfranco Vene Pena di Morte che riporta per intero la sentenza in straordinario stile stendhaliano. Ma perché collocare in un volume metropolitano un episodio di campagna qual era Villarbasse nel 1945? Forse per via della presenza degli immigrati? Grande rivelatrice d'anima la cronaca nera e grande rivelatrice del vuoto della vita quando essa è anche metropolitana, il cocktail si fa ancora più cupo quando lo sfondo è il paesaggio della prima periferia torinese, emblematico per saper fissare e ambientare la calma che precede il delitto narrato ne La Caffettiera del 1958.

Persone citate: Codecà, Edgardo Sogno, Giampiero Soffietti, Gianaria, Gianfranco Vene, Mittone, Roberto Dotti

Luoghi citati: Praga, Villarbasse