LA DIFFICILE MATURITÀ

LA DIFFICILE MATURITÀ LA DIFFICILE MATURITÀ I «Fuochi» di Franco Ferrucci IN Fuochi Franco Ferrucci ha scritto il più singolare «romanzo di formazione» che mai sia stato tentato: descrizione, sì, dell'esperienza e della conoscenza del mondo che un ragazzo compie, su vaghi sfondi genovesi, in un tempo sospeso e incerto, mai precisato in precise sensazioni di età e di vicende, ma che si conclude non nella conquista della maturità, quanto, invece, nella scelta della morte, cioè del rifiuto delle nozioni ricevute o conquistate, di se stesso, dello stesso amore raggiunto con felice e rapido itinerario d'incontro e di unione, di quel futuro che pure appare, negli ultimi momenti di coscienza del protagonista, come pieno di umanistici pensieri di ordine e di speranza. L'andamento della vicenda di esperienza del protagonista è decisamente saggistico ed esemplificativo. Il bambino, poi il ragazzo (ma il progresso dell'età è appena accennato) assiste, di persona o per racconto e resoconto di altri, alle successive epifanie dei casi del mondo e delle figure della vita. Francesca è il primo personaggio di tale vicenda di conoscenza, e appartiene a un tempo prima della nascita del protagoniosta, come per fissarne più lontano che sia possibile le origini di esperienza e sapienza (o disperazione) delle cose: e tutta la sua storia è concentrata nelle ore. dell'agonia nel pozzo, dove è caduta per disattenzione e da dove nessuno verrà a salvarla. siringhe per Nila e della ricerca del sonnifero per il ragazzo. Entrambi vogliono vedere «l'altra parte». Questa di qui non importa più. Fuori, nella notte, ci sono i rumori allegri di una taverna; dentro non ci sono che pensieri semplici, banali; e i gesti della ricostituzione dell'ordine nella casa, nei capelli di Nila, nella posizione stessa del ragazzo quando cade a terra, e vuole essere perfettamente composto. La conclusione tragica viene a rompere bruscamente l'andamento saggistico della narrazione, la serie delle vicende parallele, di personaggi appena sfiorati eppure conosciuti nelle loro storie tutte un poco assurde, ma utili per rivelare com'è il mondo. Tutte queste figure sono come appiattite sullo sfondo. Sono evocate davanti al protagonista perché si renda conto di come sono gli uomini, buffi, patetici, viziosi, orrendi, bizzarri, assurdi. H ragazzo, tuttavia, non cerca e non ha contatti veri con essi. Sono lì, fuori di lui e della sua vita, come gli esempi di un libro di racconti morali. America. Ma proprio in casa del Tettamanti il protagonista vede per la prima volta la bellissima e misteriosa ragazza Nila, che costituirà l'occasione dell'incontro con l'Amore: ma, nella sua ingenuità e nella sua semplicità quanto mai lineare e facile, si rivela per l'altra faccia, ancora una volta, della morte, nella giovanile e radicale reinterpretazione della romantica coppia di Eros e Thanatos. Nila va dal protagonista, che è rimasto solo in casa perché la ma- E' il segno della presenza della morte sulla formazione del protagonista; e di morti si sostanziano le tappe della sua esistenza, dall'episodio dell'assassinio a cui assiste bambino alla scom senza della morte sulla formazione del protagonista; e di morti si sostanziano le tappe della sua esistenza, dall'episodio dell'assassinio a cui assiste bambino alla scom Un racconto di formazione sospeso tra amore e morte, tra pensieri di ordine e speranza, parsa del patrigno, ai- tino al rifiuto ai orni nozione ricevuta la Mosca che conversa la Mosca che conversa con i trapassati. Certi episodi hanno l'andamento del trattato morale dei vizi, come quelli che fanno conoscere al protagonista la Superbia, l'Invidia, l'Avarizia e la Lussuria, e come quello, più lungo e funzionale rispetto alla narrazione, del ricchissimo Tettamanti, che investe in auto il protagonista senza procurargli grandi danni, ma che, invitandolo nella sua casa, gli consente di conoscere, insieme con l'eccesso del lusso, anche il livore dell'Ira che l'uomo continuamente manifesta nei confronti della moglie che l'ha abbandonato ed è andata a vivere in dre si è risposata con il dentista ed è partita per il viaggio di nozze. E nell'isolamento Nila trascina nella propria vocazione alla morte anche il ragazzo, organizzando il doppio suicidio nella notte, dopo che hanno fatto l'amore e dopo una ricca cena d'addio. Ferrucci descrive le conversazioni un poco sopra le righe, eccitate e fantastiche, dei due ragazzi intorno alla morte; poi il discorso si fa sempre più romanticamente intriso di euforia della fine e di malinconia di fronte ai gesti precisi della disposizione delle fiale e delle Deriva di qui il carattere rapsodico della narrazione. Il protagonista, sì, racconta in prima persona, ma non è affatto il testimone che garantisca con la sua presenza la realtà e il significato di personaggi e di fatti, tanto è vero che l'unico episodio a cui assiste, l'omicidio in un quartiere di gatti randagi, accade quando è bambino e appena si rende conto di quello che accade. Tutto il resto è come fuori di lui, anche la storia del padre che se ne è andato in America con un fratello del ragazzo e che manda qualche rara notizia di sé, poco credibile. nza, icevuta C'è, notevole, in Fuochi l'impianto originale e imprevedibile della rappresentazione, con quel molto di distaccato che deriva dal modo esemplificativo del narrare; ma poi c'è anche l'eccesso romantico della conclusione di amore e morte. La sottile ironia e passione dello stile tiene sempre elevato il livello del discorso; ma si ha pure l'impressione di una certa dissonanza e contraddizione fra le parti e gli episodi. Giorgio Beriberi Squarotti Franco Ferrucci Fuochi Einaudi pp. 169, L. 24.000 Il crimine è certo buon campo d'azione per gli autori Gianaria e Mittone, penalisti. Questo non toglie che essi onorino la categoria torinese di stampo franco-inglese degli scienziati scrittori quali Baima Bollone e Virginio Oddone. Ma non avrei evocato come fa Guido Davico Bonino nella prefazione lo stile di Maupassant che si avviluppa nei misteri dell'orrore, quanto una certa spietatezza virile del sincopato telegrafico di Fred Buscagliene o meglio di Paolo Conte. Si dice che il racconto sia opera più difficile del romanzo. E' forse vero e questi racconti confermano che chi è narratore si cimenta nel racconto, mentre il filosofo oggi scrive un romanzo. Oddone Camerana Gianaria-Mittone Omicidi in Città Plurìverso pp. 124, L. 18.000

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