La satira? A volte resuscita di Curzio Maltese

Al festival di Saint-Vincent il più applaudito è stato Andreasi, geniale maestro Al festival di Saint-Vincent il più applaudito è stato Andreasi, geniale maestro La satira? A volte resuscita Ma in generale si ride poco SAINT-VINCENT DAL NOSTRO INVIATO La satira non soltanto è dura a morire, ma a volte resuscita anche. Il più applaudito quest'anno al festival satirista di Saint-Vincent è stato Felice Andreasi. Quanti lo ricordano, sanno che è stato un geniale maestro. Vent'anni fa ha tenuto a battesimo nei fumosi prosceni del Derby la comicità surreale. Era il compagno di Jannacci, l'ispiratore di Cochi & Renato, il padrino dei Gufi. Sabato sera nella sala congressi accanto al casinò, Andreasi ha strappato al pubblico un po' riccastro venuto a commemorare il Derby - il tempio del cabaret milanese poi ucciso dai fast food della risata televisiva - le uniche, vere risate di questa malinconica rassegna. Lo ha fatto recuperando i gioielli di un repertorio allora d'avanguardia e oggi, in tempi di satira a cottimo, splendidamente stravagante. C'era il vecchio professore sabaudo commosso nella lettura di «Piemonte». Il calambour assurdo del «potatore» («l'hanno trovato, il capitano che potava capotato?»), il racconto impossibile di quel gerontofilo («a me mi piacciono le vecchie, quelle che tremano tutte: con le altre mi diverto meno, non partecipano») che va a Lourdes per guarire dai problemi sessuali. E c'era soprattutto la storica e feroce parodia di Paolo VI in visita ai minatori sardi, che procurò ad Andreasi l'ac- cusa di blasfemia e conseguente ostracismo dalle terre consacrate della televisione. Allora. Adesso invece, a sfottere i pontefici e a far «satira politica», ha ricordato Andreasi, «si prendono sinché trenta milioni a serata». Senza neanche esagerare: Grillo e Benigni viaggiano sopra i quaranta. Un lampo, quello di Andreasi, che essendo un astigiano eccentrico della razza dei Paolo Conte, è subito ripartito per la campagna, dove da anni ha deciso di ritirarsi a dipingere, meditare e raccoglier funghi. Convinto che «la satira sia troppo poco per il nostro tempo». Peccato. Per il resto, gli altri elementi comici erano quasi tutti involontari. Fanno sempre un po' ridere le motivazioni dei premi, ormai seriosissime come i premi stessi e altrettanto inutili. Tanto è noto che alla fine i premiati sono i soliti, i quali hanno ormai la casa piena di catafalchi d'artigianato locale e non sanno come rivenderli. Considerata, ovviamente, l'ormai grottesca avidità dei satiristi italiani, che non a caso si celebrano sempre in posti inaccessibili ai comuni cristiani, Forte dei Marmi o Saint-Vincent, mai una volta Milano Marittima, per dire. I fratelli Cali, che per essere organizzatori di festival satirici mostrano un insolito senso dell'umorismo, ammettono che le premiopoli sono decotte e un po' moleste: «Vorremmo trasformare questa in un'occasione di incontro degli autori europei, soprattutto francesi e inglesi. Avevamo già pensato tutto con Wolinski, poi ci hanno ridotto i fondi». Sarà per l'anno prossimo, si augura Staino, padre di Bobo: «La satira italiana comincia a darmi un po' di claustrofobia, ci si parla addosso. Colpa anche dei giornali, che registrano ogni scemenza e vi aprono l'immortale dibattito». In attesa di novità, e comunque apprezzando l'assenza della televisione, tocca accontentarsi del riconoscimento a Mino Reitano per Q come Cultura. Finalmente. Era ora che qualcuno si accorgesse di Reitano, uomo di spirito ol- tre che di Fiumara. Da mesi vendica i poveracci ridicolizzati da Ippoliti, facendo fare al medesimo la figura del fesso: telenemesi. Mino Reitano s'aggirava ieri attorno alla piscina dell'hotel Billia, incredulo, senza parenti e braccato dalle tre porno star Milly Dabbraccio, Barbarella e Eva Orlowski - tutte targate Schicchi e carrozzate dal chirurgo di fiducia -, che volevano fotografarsi con lui. Le ha ingaggiate Riondino, presidente della giuria, per ingentilire il comitato d'onore e attirare fotografi e copertine. E questi poi prendono in giro «Espresso» e «Panorama». Curzio Maltese Felice Andreasi, ferocemente bravo. Nella foto piccola Paolo Rossi

Luoghi citati: Fiumara, Forte Dei Marmi, Milano, Piemonte, Reitano, Saint-vincent