Ritornano i primitivi ma fu vera gloria?

Naif di quattordici Paesi protagonisti a Firenze: esplosione di colori, pupazzi e animali Naif di quattordici Paesi protagonisti a Firenze: esplosione di colori, pupazzi e animali Ritornano i primitivi, ma fu vera gloria? Il Doganiere con la bilancia della giustizia Ligabue.con i suoi ossessivi autoritratti wj] FIRENZE NO scolaro delle elementari che dipinge puI I pazzetti senza nessuna w I predisposizione alla pittura» era stato definito su «Le Solcil» del 2 aprile 1907 il pittore Henri Rousseau detto «il Doganiere». Colpa della sua mania di mescolare sogno e realtà in pitture apparentamente infantili. Bocciature, critiche, ma alla fine elogi: Gauguin, Picasso, Kandinsky, Apollinaire, De Chirico scoprono nel «Doganiere» l'artista del futuro, creatore di un genere «moderno», «naif», «neoprimitivo». Da allora pupazzi, casette, paesaggi di fiaba e animali hanno riempito le tele di pittori europei e non. Ma quanti di loro sono davvero artisti? Per rispondere, ecco la mostra «Rousseau, Ligabue e altri. Primitivi europei del XX secolo» (Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, sino al 5 settembre), organizzata dal Centro Mostre e curata da Tommaso Paloscia (catalogo Electa), che seleziona un'ottantina di dipinti prove¬ nienti da 14 Paesi europei. Purtroppo dell'affascinante Rousseau, il grande vecchio che vediamo ritratto in un quadro di Harry Bloomfield nel 1907, c'è solo un pezzo, e non tra i migliori: La bilancia della giustizia, un piccolo olio del 1892 imprestato dal Petit Palais di Ginevra. E' comunque l'aggancio per veder sfilare e confrontare numerosi artisti e altri europei, più o meno noti. Un panorama curioso, anche se parziale, che ci porta dall'Austria testimoniata da una analitica Corsa al trotto nel Kriau (1974) di Sigfried Kratocwie al Belgio delle cattedrali di Berthe Coulon, dagli stereotipati cavallini incantati del bulgaro Dimitri Yordanov alla Cecoslovacchia. E qui, in Cecoslovacchia, la prima sorpresa: due delicati paesaggi azzurri del 1988 di Jaroslav Sole, nato a Praga nel 1953, arrivati da una galleria svizzera: toni soffusi di luce, atmosfera magica, un omaggio ideale ai quadri più belli di Rousseau e Seurat. Rappresentano la Francia venticinque dipinti, che spaziano dai paesaggi e soggetti biblici (Mose riceve le tavole della legge, 1947) di André Bauchant alle solide Bagnanti sorprese del 1930 di Camille Bombois, contadino e pittore. Originali gli oli di Dominique Lagni, che si improvvisa pittore in vecchiaia, pieni di poesia i paesaggi innevati di Geneviève Peyrand, come I ritardatari del 1991. Una ventata d'arte arriva da case e castelli del tedesco Jushi Seifried-Otte, che ricordano quelli incantati di Chagall. La Gran Bretagna appare freddina con i suoi squadrati paesaggi, ma l'Italia scoppia di colori, con girasoli, galline, orti soleggiati, piazzette di Capri, di Galeotti, Ligabue, Metelli, Prato, Carmelina Alberino. La ex Jugoslavia accosta toni romantici nelle violoncelliste e pianiste di Branko Bahuneck, del 1991, al folclore un po' noioso della Passeggiata sotto la luna (1973) di Zuzana Chalupova, a ricordi di Gauguin nelle opere di Josip Generalle, nato nel 1936 da Ivan, un altro pittore esposto. Linguaggi diversi, ma sempre realtà trasfigurate in sogno, come le allucinate città notturne del polacco Bronislaw Plaskocinski, le serate d'inverno nei paesi russi dal sapore di favola dipinte nel 1992 da Gorjainov, in linea con la tradizione, sino alle bizzarre riprese di Las meninas di Velàzquez, del ciarliero Lucaveche, che vive e lavora in Spagna. Maurizia Tazartes Ligabue: «Autoritratto 1952-1962, terzo periodo», olio su faesite