I privati tornano al «core-business» i boiardi temono le nomine

Iprivati tornano al «core-business», i boiardi temono le nomine NOMI E GU Iprivati tornano al «core-business», i boiardi temono le nomine «Core-business». Mai come in questi mesi la fatidica doppia paroletta, diventata familiare al pubblico italiano verso la metà degli Anni Ottanta, è assurta a parola chiave. Grandezza della lingua di William Shakespeare. Che fa un gruppo in crisi? Torna al «core-business». Suona elegante. Molto meglio che dire: tornare alla vecchia casa di famiglia, al campicello. «Campicello» sa di sconfitta, «core-business» di decisione strategica, di tutto d'un pezzo. Il ritorno del giorno è quello annunciato da Arturo Ferruzzi e Carlo Sama. Il campicello, in questo caso, è di tutto rispetto: EridaniaBeghin Say, leader europeo neh"agro-alimentare, primo nello zucchero, nell'olio, nella soia. CreUn campicello sciuto grazie al per Ferruzzi fatto che, im¬ pallidito al co- Picco, re dello spetto dei me- zucchero ga-sogni chimici, è stato lasciato alle cure di un genovese tanto schivo quanto capace, Renato Picco. Che di zucchero si occupa da secoli, da quando all'Eridania era ancora padrone Attilio Monti. E speriamo che, data l'eccellente qualità del campicello coltivato da Picco, a nessuno venga in testa l'idea di volerlo. Altrimenti, addio «core-business». Allora, ad Arturo, a Franca e Alessandra, a Carlo Sama, non resterebbe che rassegnarsi a una pensione di lusso, e rinnovare la passione per la vela, per le cavalcate nella fazenda argentina. Ridmensionando le ambizioni come ha fatto Raul Gardini, Raul che, da re della chimica, in coppia con Giulio Malgara si è trasformato in una sorta di superdroghiere di lusso. E, come fanno molti droghieri, si è convertito all'importanza dei simboli. Cosicché torna a Canossa nei luoghi che aveva orgogliosamente abbandonato. Ad esempio in Confindustria, dove il caritatevole Luigi Abete lo ha accolto in giunta. Di nuovo tra i Grandi. In un'Italia rovesciata e insicura, dove don Oreste Benzi e monsignor Ersilio Tonini scelgono la consolle della discoteca come pulpito per lezioni di Vangelo, e Pietro Larizza, segretario generale della Uil, dà degli «stragisti» agli operai riuniti in piazza, il «posto», la «poltrona» sono più che mai un rifugio. Baluardo contro perdite di identità. E invece proprio le poltrone scricchiolano. Succede, a raffica, nel grande universo degli Gardini torna da Abete Pallesi in lotta per l'Ina enti di Stato. Dopo Iri e Eni, sta per suonare l'ora di Ina ed Enel. Nel gruppo assicurativo, la contesa per la vita e la morte è tra il presidente Lorenzo Pallesi, designato a suo tempo dal repubblicano Adolfo Battaglia, e il direttore generale Mario Fornari, un'etichetta di fedele andreottiano. Dopo alterne vicende, oggi sarebbe Fornari ad essere sfavorito. Per via di quel piano di salvataggio della Tirrenia, imperniato su un aumento di capitale in «natura», ossia in immobili, proposto dal cavaliere bianco Renato Della Valle. Il piano, dopo il cambiamento al ministero dell'Industria, dove Paolo Savona ha preso il posto di Giuseppe Guarino, sembra tramontato. Con possibili riflessi sulle sorti del paladino Fornari. All'Enel, i buoni risultati di bilancio dovrebbero favorire la riconferma del presidente Franco Viezzoli e dell'amministratore delegato Alfonso limonino. Mentre è possibile che il terzo membro del consiglio, Vittorio Barattieri, imprestato dal ministero dell'Industria, lasci il posto ad un ragazzo della squadra del Tesoro. E questo in linea con quello che è avvenuto puntualmente altrove. Come all'Ili, dove in rappresentanza dell'azionista Piero Barocci è arrivato Mario Draghi. All'Eni, dove è entrato Giancarlo Del Bufalo. O all'Ina, dove resterà Francesco Giavazzi. Altra poltrona che scotta, quella del Provveditore Carlo Zini. Improvvisamente indebolito da grane di vario tipo, comprese Vittorio le manette al- Barattieri l'ex presidente dell'istituto, il democristiano, e andreottiano, Alberto Brandani. Contrariamente a quanto annunciato, Zini non è andato a Roma a perorare la sua causa. A Roma, al Tesoro, è invece andato il presidente Giovanni Grottanelli De Santi. E il tam tam delle voci ripete che le novità, forse un uomo Bankitalia, potrebbero arrivare in fretta. Altre due nodi da sciogliere, sono quelli di Bnl e Banco di Napoli. Per la banca presieduta da Giampiero Cantoni, il problema resta la ricapitalizzazione, per l'istituto partenopeo, la successione a Ferdinando Ventriglia. Qualcuno ha suggerito di prorogare per un altro po' lo stesso Ventriglia. Ma la cosa sembra improbabile. Anche perché su Bnl, Banco di Napoli e Montepaschi si gioca la credibilità del presidente del consiglio Carlo Azeglio Ciampi, già Governatore, e del ministro del Tesoro Barucci. Mentre, sull'eterna questione, il matrimonio tra Luigi Arcuti e Roberto Mazzotta, un no o un sì dovrebbe arrivare da uno dei prossimi consigli dei ministri, dopo l'esame del piano Cariplo. Nalla girandola delle nomine, si è salvato in corner Giorgio Porta che, orfano della presidenza di Federchimica, ha trovato un lavoro come ambasciatore estero per l'Eni e Franco Bernabè. E da Federchimica dovrebbe andarsene Paolo Rossi, chiamato alla Associazione Editori dal nuovo presidente Tiziano Barbieri. Valeria Tiziano Sacchi Barbieri Pallesi in lotta per l'Ina Un campicello per Ferruzzi Picco, re dello zucchero Gardini torna da Abete Vittorio Barattieri Zini, poltrona che scotta Giorgio Porta all'Eni Tiziano Barbieri

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