I nazi italiani fanno tremare Londra di Fabio Galvano

Il «Sunday Times» accusa: due stragisti concludono loschi affari in casa nostra RICERCATI «GARANTITI» DAI GOVERNI Il «Sunday Times» accusa: due stragisti concludono loschi affari in casa nostra I nazi italiani fanao tremare Londra Sono gli ex Nar Roberto Fiore e Massimo Morsello Gestiscono un'agenzia «in nome» di Mussolini LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' la storia di due neofascisti italiani, condannati in contumacia per banda armata, riciclati a Londra come impresari di equivoco successo. Improvvisamente per Roberto Fiore e Massimo Morsello, fuggiti dall'Italia per sottrarsi all'indagine sulla strage di Bologna e protetti dalla giustizia inglese che non ha ritenuto di estradarli per il loro passato nei Nar, si apre una pagina di sgradita notorietà. A prenderli di mira, con il busto di Mussolini che troneggia nel loro ufficio vicino a Kensington High Street e con la corte di naziskin che i due utilizzerebbero per «mantenere l'ordine» nei loro affari, è il Sunday Times. Il giornale domenicale li paragona addirittura a Peter Rackman, notoria figura della Londra Anni Cinquanta che fondava il suo impero su tuguri affittati al prezzo di palazzi, per il modo in cui essi - che hanno entrambi 34 anni - gestiscono due loro agenzie destinate a giovani stranieri: una per dare un alloggio, l'altra per trovare un lavoro. Seimila persone passano ogni anno per i loro uffici; e piombano, secondo il giornale inglese, in un microcosmo di sfruttamento e intimidazione. Il consolato francese riceve ogni anno una cinquantina di proteste per l'agenzia di alloggiamento. Si chiama Meeting Point («Punto d'incontro»), fa pagare fino a settecentomila lire per trovare un buco abitabile e fra l'altro amministrerebbe una ventina di edifici in tutto settecento letti - gestiti da Fiore e Morsello. Altri hanno protestato per l'agenzia di collocamento Force 1 - che è già sotto indagine da parte del ministero del Lavoro per una presunta quanto illegale abitudine di far pagare un tanto per ogni posto di lavoro trovato. Ma soprattutto l'indignazione bri- tannica si fa acuta a proposito dei naziskin. Sono accusati di «minacciare gli inquilini se accumulano ritardo nel pagamento dell'affitto», di fare da spia sugli inquilini che abitano nei loro stessi edifici, di avere decorato alcune di quelle abitazioni - affittate a prezzi esorbitanti soprattutto nelle zone di South Kensington, St. John's Wood, Marble Arch e Hampstead - con simboli e slogan nazifascisti, di avere addirittura dipinto una grande croce celtica sul tetto di una delle case.. Massimo Morsello, che nel maggio 1985 ebbe una condanna a dieci anni e la cui moglie è anche ricercata dalle autorità italiane, ha ripetuto al giornalista che l'interrogava di gestire un'impresa di successo e di non fare nulla d'illegale. Fascisti fra i dipendenti? «Alcuni lo sono, ma altri sono comunisti», ha risposto affiancato dal busto di Mussolini: «Non facciamo domande sulle loro scelte politiche». Roberto Fiore, la cui pena è stata ridotta due anni dopo in Cassazione a 5 anni e 6 mesi, ha avuto una figlia da una bambinaia inglese. Entrambi a Londra da almeno 12 anni, sono stati finora protetti dalle leggi inglesi. Poiché le autorità italiane non hanno potuto di¬ mostrare che essi- rappresentano tuttora una minaccia alla società, come richiedono gli accordi fra i Paesi Cee, l'estradizione è stata negata, fin dal primo tentativo nel 1982. Ma ora, fa intendere il Sunday Times, le cose potrebbero cambiare. Le accuse del giornale, in prima pagina, sono pesanti. «Tutte le lamentele - si precisa - contengono l'elemento fascista». La casistica è ricca: Crystelle Meuniere, 19 anni, si lamenta di una finestra rotta e della pioggia che le entra in camera, della sua posta regolarmente aperta, dei naziskin che gridano slogan razzisti e intonano canzoni naziste. Christophe, 25 anni, pagava 140 mila lire la settimana per spartire una stanza («Mai visto nulla di così sporco») con due tossicodipendenti italiani, mentre la sua ragazza era in una stanzetta con l'acqua che colava dal soffitto. Un anonimo francese accusa i naziskin di diventare talora «un po' violenti» nella loro veste di esattori; dopo un furto in casa. Pascal ha visto le sue scarpe ai piedi di un naziskin venuto a riparargli un'infiltrazione d'acqua. E' una storia di miserie londinesi, ma con pepe tutto italiano. Fabio Galvano Fuggiti dopo la strage di Bologna sono sempre stati protetti dalle autorità inglesi Usano teste rasate per intimidire le loro vittime Massimo Morsello, uno dei due ex Nar che fanno affari a Londra servendosi di naziskin Una immagine della strage di Bologna I due accusati dal «Sunday Times» fuggirono dall'Italia subito dopo i drammatici fatti

Luoghi citati: Bologna, Italia, Kensington, Londra