Massacrata una famiglia in Barbagia

Orgosolo, si apre di nuovo l'era delle faide nel regno del banditismo sardo Orgosolo, si apre di nuovo l'era delle faide nel regno del banditismo sardo Massacrata una famiglia in Barbagia Il «patriarca» della zona ucciso con moglie e figlio ORGOSOLO. Un «puro» agguato barbaricino, nello stile delle faide che ciclicamente hanno piantato decine di nuove croci nel cimitero di Orgosolo, fabbrica di «balentes» e di banditi nel cuore della Sardegna. Tre morti - padre, madre e figlio - straziati da panettoni, mentre entravano nel loro podere per controllare la crescita delle piantine di melo. Due killer il plotone di esecuzione. E ora il paese di Graziano Mesina potrebbe iniziare a ribollire, come nella prima metà del secolo, quando diverse famiglie rischiarono di estinguersi sotto i colpi dei nuclei rivali. I nomi delle vittime dicono poco ai non nuoresi. Ma Vanni Ruggiu, 61 anni, baffoni e lunghi favoriti bianchi, Caterina Succu Podda, 59, il volto perennemente incorniciato dal tradizionale scialle nero, ed il figlio Piercosimo, 31, avevano una vastissima rete di conoscenze nell'interno dell'isola. II «patriarca» rappresentava una sorta di pronto soccorso per i parenti dei sequestrati: a lui ricorrevano, non senza ragioni, per avere notizie di un rapito, per strappare un consiglio sulla stra¬ tegia da adottare nei confronti di una delle tante bande dell'anonima sarda. Caterina Succu Podda era una delle ultime discendenti di un gruppo che per lunghi periodi aveva dominato Orgosolo, pagando un pesantissimo tributo di sangue ai nemici. E di recente anche il figlio aveva goduto di una non invidiabile notorietà: era stato arrestato mentre trasportava un miliardo, accusato di essere coinvolto nel sequestro del commerciante di Sassari Salvatore Scarni, preso in ostaggio alla vigilia di Natale del 1990 e mutilato di un orecchio. Lo scorso 25 febbraio era stato scagionato, assieme a quattro compaesani finiti in cella. La strage di ieri rappresenta forse uno strascico di quella vicenda. Vanni Ruggiu era stato bersaglio in passato di intimidazioni, nonostante godesse di grande prestigio. Laureato in giurisprudenza, aveva insegnato francese nella scuola media di Orgosolo, si era guadagnato la fama di saggio, era diventato un «ornine de abbonamento, una sorta di giudice di pace il cui verdetto era inappellabile per i contendenti. Per una sorta di scommessa contro i condizionamenti dell'ambiente, più di una ventina di anni fa aveva aperto un albergo-ristorante a Montes, punto di passaggio obbligato per latitanti sui monti del Gennargeritu. All'uscita dal locale, che ha in menù i piatti tipici della Barbagia, era stato sequestrato, nei roventi Anni Settanta, l'ingegner Carlo Travaglino, degli stabilimenti chimici di Ottana. Nella stessa zona è stato ucciso un fratello di Graziano Mesina, Nicola, in quel crocevia maledetto altri fuorilegge erano finiti nella trappola tesa da agenti e carabinieri. Il professore-giudice-oste (in altri tempi aveva aperto un ristorante, poi ceduto, in Costa Smeralda, a Liscia di Vacca) era finito in cella, a metà degli Anni Settanta, nel corso del processo per il rapimento di un altro ingegnere, Renzo Boschetti. Era stato sospettato di mentire alla corte per proteggere un famoso bandito orgolese, poi ucciso in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine. Un anno fa, qualcuno aveva sparato, di notte, contro le finestre della sua casa: «Quando si spegne la luce qui si torna al Neolitico», aveva commentato con amarezza. E poi, con il pensiero rivolto al figlio in cella, aveva aggiunto: «In certi nostri ambienti è più facile trovare un falso testimone piuttosto che qualcuno il quale dica la verità per salvare un innocente». Autorevolezza e prestigio non gli sono serviti ieri a scongiurare l'atroce fine, né a salvare moglie e figlio. E' stato freddato, pare di prima mattina, da una scarica di piombo, mentre apriva il cancello della sua tenuta. Caterina Podda e Piercosimo non hanno avuto neanche il tempo di scendere dal fuoristrada Toyota utilizzato per il trasferimento in campagna, una zona tra Orgosolo ed Ogliena. Verso le 15, il genero di Vanni Ruggiu ha scoperto i cadaveri. Ed è iniziata la ricerca del perché. Complicata dal fatto che Piercosimo, proprietario di un albergo sui monti di Orgosolo, era legato alla famiglia Mele, quasi sterminata in una inarrestabile faida a Mamoiada, altro paese del triangolo sardo della morte. Corrado Grandetto