Sarajevo serbi all'attacco il Parlamento è assediato di E. St.

8. La capitale sotto una pioggia di bombe, decine di morti Sarajevo, serbi all'attacco il Parlamento è assediato SARAJEVO. Un'altra domenica di sangue per Sarajevo. La città è stata martellata costantemente al ritmo di due granate al minuto. I combattimenti, fra i più violenti delle ultime settimane, sarebbero stati innescati dal tentativo delle forze governative di tagliare le linee di rifornimento serbe a Sud della città, quelle che collegano il quartier generale serbo di Pale con le caserme di Lukavica, vicino all'aeroporto. Venerdì i cecchini musulmani erano riusciti a raggiungere l'autostrada, ma ieri dalle postazioni serbe di Ilidza e Nedjarica è partito un fitto fuoco d'artiglieria. Gli scontri più pesanti si sono verificati a Nord, lungo il fiume Miljacka. Il bilancio delle vittime, purtroppo provvisorio, è di decine di morti e un centinaio di feriti. Sulla riva meridionale del fiume i serbi sono arrivati a soli 200 metri dalla sede del Parlamento e dall'Holiday Inn, l'albergo in cui risiedono i giornalisti stranieri. Granate sono cadute nei pressi dell'albergo, dell'ospedale Kosevo e del palazzo della presidenza. Secondo notizie non confermate, vicino al cimitero ebraico, in uno dei quartieri del centro, si combatte ormai corpo a corpo. In questa situazione è naturale che le strade di Sarajevo siano rimaste deserte. La gente ha trascorso un'altra giornata di terrore cercando scampo nei rifugi sotterranei e nelle cantine. Serbi e musulmani si accusano a vicenda di aver dato inizio agli scontri. I caschi blu dell'Onu confermano dal canto loro che come al solito gli assediane fanno fuoco almeno tre volte in più rispetto ai difensori. Fonti militari serbe assicurano che a sparare per prime sono state le truppe governative attestate sul monte Igman e non escludono che contro la città possa essere sferrata un'offensiva su larga scala. Si continua a combattere anche a Gorazde, una delle ultime sacche di resistenza musulmana nella Bosnia orientale. La cittadina situata 45 chilometri a Est di Sarajevo, dichiarata zona protetta il 6 maggio scorso, è oggetto di pesantissimi attacchi da parte dei serbi, che avrebbero sfondato le linee difensive intorno a Ustipraca, un piccolo centro a Nord-Est da cui sarebbero stati evacuati tutti i civili. Secondo l'agenzia Tanjug, fonti militari serbe hanno annunciato che Gorazde è completamente circondata e hanno chiesto ai musulmani di lasciar andare i serbi che vi si trovano «per amore della pa¬ ce». Nella cittadina, in cui si ammassano 70.000 persone, sono arrivati dei convogli umanitari, ma i caschi blu non vi sono potuti entrare perché bloccati dai serbi. L'esercito bosniaco ha dato notizia anche di pesanti attacchi contro Maglaj, la località settentrionale in cui i serbi stanno cercando di ampliare il corridoio che collega le zone sotto il loro controllo a Nord e a Sud. La stessa fonte ha denunciato la violazione della zona di non volo da parte di 17 elicotteri serbi che sono riusciti a sfuggire alla vigilanza degli aerei occidentali. Il presidente croato Franjo Tudjman, intervendo ieri sul coinvolgimento croato nel conflitto in Bosnia, ha dichiarato che Zagabria deve proteggere i croati perche la posta in gioco è la sicurezza del Paese. In un discorso al Parlamento Tudjman ha però smentito che truppe croate siano intervenute nel conflitto. «La Croazia ha detto - deve perseguire una politica realistica per la protezione dei suoi interessi statali e questo non è possibile senza la sicurezza delle popolazioni croate e dei territori nella Bosnia-Erzegovina dove vivono. Ogni altra politica potrebbe essere fatale per la stessa Repubblica di Croazia». [e. st.]

Persone citate: Franjo Tudjman, Holiday, Tudjman