E Greganti il «duro» esce da San Vittore

Mani pulite, un'ondata di arresti in vista Mani pulite, un'ondata di arresti in vista E Greganti il «duro» esce da San Vittore Scadono i3 mesi di custodia cautelare l'indagine sul conto Gabbietta continua MILANO. Bye-bye San Vittore. Ultimo giorno di cella per Primo Greganti, il «signor G» delle tangenti (presunte) al pei. Alla mezzanotte di oggi scadono i fatidici 3 mesi di custodia cautelare e il compagno Primo, in cella dal 1° marzo, se ne va da San Vittore. Esce davvero, lui che non ha «collaborato», nega le accuse, e dice che il conto Gabbietta è suo e non del pei? Davvero, lo lasciano andare? Risponde il legale Gilberto Lozzi, domenica in studio a Torino: «Dai magistrati non sono arrivate istanze di proroga, non ho ricevuto nessun avviso. Adesso mancano i tempi tecnici, visto che la proroga la deve concedere il giudice per le indagini preliminari». Ma non si fermano le indagini del pubblico ministero Tiziana Parenti sulle tangenti finite al pcipds. E non si fermano nemmeno le indagini su Primo Greganti. A partire dal conto Gabbietta, 621 milioni versati da Lorenzo Panzavolta, top manager Ferruzzi. Tangenti Enel, l'accusa. «Soldi miei», replica «Greg», come lo chiamano i compagni (di cella). No, non si fermano nemmeno le indagini su quelle società, finanziarie e di brokeraggio, il cui elenco compare nell'agenda di Greganti. Il giudice Parenti le fa perquisire tutte quante, 12 e più. Manda due avvisi a dirigenti della finanziaria Saficom, legata a Botteghe Oscure, e sequestra una montagna di carte. Tutte da spulciare, alla ricerca del filo rosso delle tangenti. Se c'è. Un nome lega Primo Gregantanche alla Tangentopoli torinese25Ó milioni pagati da un'azienda del gruppo Fiat per l'appalto dedepuratore Po-Sangone. Soldi finiti su un conto svizzero (anche lìdel pei, forse gestito da Antonio De Francisco, sindaco di SettimoPrimo Gregant Torinese dal '70 al '75, amministratore della federazione del pei di Torino ai tempi in cui anche Greganti viveva all'ombra della Mole. E il nome di De Francisco, oggi defunto, compare pure nei verbali di Greganti. L'episodio? Un bonificò da 1 miliardo e 50 milioni finito nel giugno '90 sul conto Gabbietta. Dà la sua versione, Greganti. E dice che quei soldi, arrivati dalla Deutsche Bank di Berlino Est, sono il prezzo di vendita di una società di import-export, intestatagli dal partito e poi venduta. Si giustifica, Greganti, il 28 aprile davanti ai giudici. Ma il Tribunale della libertà, che non gli crede, scrive: «Tale De Francisco, attualmente defunto, amministratore della federazione del pei di Torino, ma all'epoca dei fatti non più in carica, all'insaputa della federazione stessa, gli avrebbe dato il nome della persona alla quale avrebbe dovuto rivolgersi a Berlino Est. Greganti si sarebbe recato due volte a Berlino Est a conferire con la persona indicata da De Francisco, di cui però non sarebbe più in grado di ricordare il nome». E quei soldi, leciti secondo Greganti, sarebbero poi finiti a Marcello Stefanini, cassiere nazionale del partito. Ma non c'è solo il pci-pds nel mirino dei giudici. Ci sono Telefoni di Stato, Poste, Beni culturali, metrò di Roma. Ancora arresti? Sì, è in arrivo un'altra settimana di fuoco a Tangentopoli. E oggi nuovo interrogatorio in carcere per Umberto Belliazzi, ex direttore Fiat Roma, da sabato a San Vittore per una tangente da 1 miliardo e 750 milioni finita al psi per gli appalti sul metrò delia capitale. Fabio Potetti Primo Greganti

Luoghi citati: Berlino Est, Milano, Roma, Torino