«Firenze non c'era solo mafia E' la guerra dei poteri occulti» di Giuliano Marchesini

Caponnetto, Caselli e Violante a messa nel Polesine per ricordare Falcone e le altre vittime delle stragi Caponnetto, Caselli e Violante a messa nel Polesine per ricordare Falcone e le altre vittime delle stragi «Firenze, non c'era solo mafia l'la guerra dei poteri occulti» ROVIGO. Un cerchio di gente sul prato, tra gli alberi, e in mezzo un altare di legno. Quest'angolo del Polesine che si chiama Sariano di Trecenta ricorda Giovanni Falcone, si commemorano anche le altre vittime della mafia, del terrore, i morti di Firenze. Sulle sedie allineate sull'erba, ci sono Luciano Violante presidente dell'Antimafia, Antonino Caponnetto e una fila di giudici: il procuratore della Repubblica di Palermo, Giancarlo Caselli, Gherardo Colombo uno dei giudici milanesi di «Mani pulite», Vittorio Borraccetti della Dia, Guido Papalia della Procura di Verona, il magistrato Ivano Nelson Salvarani, e Giovanni Tamburino, già titolare di un'inchiesta sulle trame eversive di destra. Tanti giudici radunati per merito di don Giuliano Zattarin, parroco di Sariano, che ha creato questo piccolo centro in cui periodicamente si parla di mafia, di violenza, di terrore, dei modi per liberarsene. Per questo incontro, don Giuliano ha avuto la collaborazione di Maurizio De Luca, direttore dei quotidiani veneti «Il Mattino di Padova», «La Nuova Venezia» e «La Tribuna di Treviso». Davanti allo spiazzo, i ragazzi raccolgono firme contro la mafia, per darle a Violante, per mandarle a Scalfaro e all'Associazione familiari delle vittime. E ci sono altre violenze, altre atrocità, non lontano da noi. Così i ragazzi di Sariano mettono insieme una petizione perché il premio Nobel per la pace vada ai bambini di Sarajevo. Accanto all'altare, c'è una gigantografia: ritrae Falcone mentre sussurra qualcosa all'orecchio di Borsellino. Don Giuliano si mette sotto il poster e dice: «Non c'è più posto, in mezzo a noi, per chi sta soltanto a guardare». C'è la ferita di Firenze, ci sono queste altre cinque vittime, e questa gente che fa cerchio porta la sua pena a Violante, a Caponnetto, ai giudici. Padre Ennio Pintacuda, che celebra la Messa, ha la voce ferma: «Questo, finalmente, è. il giorno del coraggio. Ci sono stati altri eventi tragici, in altri tempi. Ma per noi l'essere Chiesa è il pezzo di storia che viviamo». E' finito il vecchio, è -cominciato il nuovo, rammenta padre Pintacuda. «Abbiamo atteso troppo verità e giustizia. Non è tempo di Cenacolo per coloro che nelle istituzioni temporeggiano. E forse, se certe decisioni fossero state prese in passato, non avremmo corrotti nelle istituzioni. Ora ci vuole il co- raggio di aprire le porte e scendere in piazza per la verità». Applaude, la gente, anche se si è in mezzo alla Messa. Prima che il rito finisca, Caponnetto va davanti al microfono: «Una preghiera perché il sacrificio di tutti, delle cinque vittime di Firenze, non sia stato inutile». Un lungo silenzio, interrotto dal suono di chitarre. Luciano Violante è venuto qui da Roma. Anche a Firenze soltanto la mano della mafia? «In Italia risponde il presidente della commissione - ha funzionato un sistema eversivo di cui mafia e camorra sono componenti con P2, servizi segreti deviati, neofascismo, gruppi terroristici di vario tipo. Adesso si ha l'impressione che questo sistema eversivo abbia ripreso a funzionare. Ma oggi gli elementi trainanti sono mafia e camorra, cioè quelli che hanno maggior interesse a intimidire tanto la società quanto le istituzioni. Un ricatto, insomma. Come se dicessero: se volete la guerra, la guerra è questa». L'unico modo per vincere, ripete Violante, è continuare lungo la strada che s'è imboccate quest'anno. «Se un anno fa si fosse pensato che sarebbero stati arrestati Riina e Santapaola, Galasso e Alfieri, che ci sarebbe stata una scissione nella massone¬ ria, che la commissione avrebbe depositato dopo trent'anni le conclusioni sul rapporto tra mafia e politica, che si sarebbe arrivati a parlare di protezioni politiche dietro il delitto Pecorelli, ci avrebbero presi per idioti. Invece tutto questo è stato detto. Ma è intollerabile, per il sistema eversivo». Antonino Caponnetto torna con il pensiero alla strage di Firenze. «La cosa che mi ha più impressionato, a parte le vittime, è la fierezza dei fiorentini». Non è stata solo la mafia, a colpire Firenze, dice Caponnetto: «Poteri occulti. Arlacchi parla anche di delinquenti politici. Vecchi rottami della politica che cercano inutilmente d'impedire alla marea montante di spazzare via il marcio. Ma sono destinati al fallimento. Specie i giovani fanno capire che non c'è più posto. E' una tensione morale incredibile. Questo significa che il nuovo è cominciato». Giuliano Marchesini Padre Pintacuda «Ci vuole coraggio non basta condannare» Sopra, il magistrato Giancarlo Caselli con Antonino Caponnetto A sinistra, Luciano Violante presidente della Commissione nazionale Antimafia