«Così rinascono gli Uffizi» di Renato Rizzo

«Così rinascono gli Uffizi» Una giornata con la direttrice del museo tra problemi ed emergenze per salvare i tesori «Così rinascono gli Uffizi» Arrivano soldi da banche e fondazioni FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO La prima cosa che ricorda di questa «giornata di lavoro» che dura, quasi ininterrotta, da un mare di ore, sono i voli terrorizzati di colombi e rondoni: come in un film di Hitchcock, entrati dalle finestre squarciate per l'esplosione, sbattevano alla cieca sui quadri, sulle pareti, sui soffitti del museo più importante del mondo. Lei, Annamaria Petrioli, direttrice degli Uffizi, da allora, da quei «momenti di nausea e disperazione», ha fatto, non necessariamente nell'ordine, almeno quattro mestieri: storico dell'arte, facchino, telefonista, manager. Ieri, per la prima volta da quel mercoledì di scoppi, di distruzione e di paura, si è concessa un pranzo invece del solito panino con un bicchiere di Evian. Minimizza: «Nessun eroismo. Da allora, qui, tutti abbiamo fatto tutto, mangiando e dormendo se e quando si poteva: custodi, funzionari, uscieri. Tutti». Sono giornate che ingoiano cento problemi, quelle che la dottoressa Petrioli consuma alla sua scrivania colma di carta, al telefono che bolle, lungo i corridoi diventati magazzino della Galleria e nei cantieri che dovranno accelerarne la rinascita. E questa domenica senz'aria di feste segue lo stesso copione dell'emergenza diventata routine. Si inizia alle 9, nel disastro della casa del Buontalenti, quella che l'attentato ha fatto crollare e che, sino a quando non verrà ripristinata, impedirà anche ad un solo visitatore di entrare negli Uffizi. Spiega la direttrice che, prima di dare il via ai lavori in cui-i muratori verranno impiegati giorno e notte, occorrerà proteggere le sale del museo. Come? «Con due porte: la prima, a cancello, per bloccare eventuali intrusioni. La seconda, in legno, a tenuta stagna, per tenere lontana la polvere che potrebbe ammazzare quadri e sculture». I tecnici stanno predisponendo tutto, stamani arriveranno le imprese edili. Si torna nell'ufficio al terzo piano: risolto il problema dei vetri della Tribuna, sistemati poche ore fa, ecco affacciarsi quello delle finestre dei depositi che l'attentato ha mandato in frantumi. Annamaria Petrioli chiede e ottiene conferma dall'artigiano che dovrà risistemarli: «Presto, mi raccomando - ordina, o forse, implora -. I fogli di plastica sono quanto di meno sicuro esista». E' di nuovo orardi scendere in strada: assessore al Traffico ed esperti sono in attesa sul Lungarno degli Archibusieri, a ridosso del museo, per valutare se e quando chiuderlo al traffico e impedire che le vibrazioni danneggino le strutture «in delicato equilibrio». «Bisognerà ricordarsi dei famosi bus elettrici da impiegare in questa zona», osserva la direttrice. Ma il tono è quello di chi sa di parlare di cose lontane anni luce. Picchia il sole sui Vigili del fuoco e sugli «angeli delle macerie», i volontari che frugano in ciò che resta di palazzi dove ha abitato la storia e ne traggono libri, codici, rotoli di documenti. In questa polvere ocra e soffice, qualche ora fa, è sprofondata una speranza della dottoressa Petrioli: «C'eravamo illusi di recuperare due tele di Bartolomeo Bimbi e una dello Scacciati che avevamo prestato all'Accademia: abbiamo trovato soltanto brandelli». Ma il tempo per disperarsi è un lusso, nella Firenze di questi giorni. In ufficio i problemi si rincorrono sugli squilli del telefono e i sibili del fax. «Gli impianti, gli impianti», dice la direttrice. Ed è un lamento, un'invocazione, quasi l'eco di una sconfitta che sarà difficile supera¬ re: «E' saltato tutto: umidificatori, aria condizionata. Un disastro». Momento di sconforto, poi la promessa: «Riapriremo ugualmente tra qualche settimana. La climatizzazione? Ne faremo a meno, sino a quando non sarà possibile rimetterla in funzione». Squilla ancora il telefono: chiamano.'Sa Parigi* dàÌMuseo del Louvre. «Una solidarietà magnifica - commenta Annamaria Petrioli -. In questi giorni ho avuto il sostegno dei colleghi del Prado, a Madrid, della National Gallery, a Londra, di tutti i più grandi musei del mondo».. No, signora, non c'è tempo neppure per questi piccoli compiacimenti. La poesia può attendere, la prosa no. E' pomeriggio: bisogna sistemare i turni dei custodi, occuparsi del guardiano notturno che ha perso l'alloggio e che deve pur trovare un letto all'interno degli Uffizi. Un sorso di minerale, un caffè («Non più di cinque al giorno: ho già abbastanza grane che mi tengono sveglia»). E dalla gestione dei custodi si passa a quella dei miliardi. Chiamano banche, privati e istituzioni, come il Paul Getty Museum, che vogliono accreditare donazioni, ""proporre aiuti finanziari. Le 18. La direttrice si ritaglia un'ora per tornare storico dell'arte: deve scrivere la prefazione al catalogo per una mostra che si aprirà giovedì a Palazzo Pitti. E' solo un'esposizione di opere di Giuseppe Maria Crespi, ma nella Firenze di questi giorni, è più importante di una rassegna che metta insieme Leonardo, Tiziano e Michelangelo. Renato Rizzo Primo intervento due porte per proteggere le sale del museo Si trasferiscono al sicuro i tesori rimasti intatti. Nella foto piccola, un'altra immagine della Galleria degli Uffizi

Persone citate: Annamaria Petrioli, Bartolomeo Bimbi, Buontalenti, Giuseppe Maria Crespi, Hitchcock, Paul Getty Museum

Luoghi citati: Firenze, Londra, Madrid, Parigi, Uffizi