A Edberg piace far collezione
A Edberg piace far collezione Lo svedese avanza più sicuro del solito sull'insidiosa terra A Edberg piace far collezione Gli manca Parigi, forse è la volta buona PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Se lo chiamano tacchino freddo qualche ragione deve pure esserci. Sernbra che Stefan Edberg non abbia emozioni. Ma certe cose, forse, sarebbe meglio chiederle alla moglie Annette, che custodisce i sacri lari, oppure all'allenatore Tony Pickard, che da dieci anni gli fa da padre nel tennis. Stefan, nelle conferenze stampa, è di una insopportabile monotomia. Mai una frase fuori posto, un giudizio pepato, un'osservazione sopra le righe. E' educato, tranquillo, posato, in pace col mondo: insomma, è un uomo noioso. Ma sul campo la sua racchetta guizza come una lama, è il mago della volée. Quando prende la rete non la lascia più. Il maestro, come viene chiamato dai suoi tifosi, inguaribili viziosi del serve and volley, sta dando lezione ai suoi volonterosi allievi. Ieri ha insegnato i segreti del mestiere di attaccante, razza ormai in via di estinzione, a Jonathan Stark, americano dell'Oregon, un gigante biondo che gioca nel suo stesso modo, facendo si capisce le debite proporzioni. Stark è la copia sbiadita del maestro, sicché sono bastati tre set per chiudere la partita e far felici i fedeli del tempio. Stefan, evidentemente in vena di grandi dichiarazioni, ha detto che sì, quest'anno potrebbe anche vincere per la prima volta il Roland Garros. Diventando il primo tennista dopo Laver ad aver trionfato in tutti e quattro i tornei dello Slam. Per la verità il maestro sta giocando benissimo. Nei primi due turni, quasi che il tabellone fosse figlio di una mano amica, gli sono capitati sulla strada due avversari fatti apposta per saggiare il suo stato di forma sui campi rossi. Prima Filippini, puro terraiolo, che in gergo sta per tennista adatto alla terra, e poi Krickstein, difensore di ferro, pronto a colpire col passante. Edberg ha dato spettacolo in entrambe le occasioni, servendo e volando a rete. E con Stark è stato ancora più facile, nel segno di «guarda come ti erudisco il pupo». Nel prossimo match avrà di fronte Haarhuis, altro giocatore d'attacco, e dopo Medvedev o Goellner prima di incrociare la racchetta con Sampras, sempre che le cose vadano secondo i pronostici: sembra insomma che Parigi, stavolta, sia amica degli attaccanti. E' uscito Becker, che poro sulla terra sta sempre indietro, e per questo non vince, ma i cultori del serve and volley sono restati in tanti a disputare gli ottavi, compresi Stich e Krajicek che si sono dimostrati finora in gran forma, specie il tedesco. I maligni dicono che Stich tragga entusiasmo e carica dalle eliminazioni di Becker, il che la dice lunga sul rapporto fra i due. Stefan Edberg, che quest'anno ha vinto sulla terra il torneo di Nizza battendo in finale Sergi Bruguera, uno specialista del rosso, ha una molla in più, e anche molto importante, che lo spinge nella corsa al successo. Scendendo in campo al Roland Garros, il maestro ha collezionato la quarantesima presenza consecutiva nei tornei dello Slam, dieci anni di fedeltà assoluta. E' difficile, per non dire impossibile, che qualcun altro possa riuscirci. Carlo Coscia Stefan Edberg e Gabriela Sabatini. Lo svedese si è sbarazzato di Stark; l'argentina, dopo aver battuto la Rittner, ha ammesso pubblicamente di avere una relazione con il connazionale Perez Roldan: «Non sono la sua fidanzata, ma ci conosciamo abbastanza bene e per il momento il rapporto sembra ben avviato»
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