La bella sconfitta del mitico Perini

Fuga a tre per 130 km, primo il danese Rijs Fuga a tre per 130 km, primo il danese Rijs La bella sconfitta del mitico Perini AGRIGENTO DAL NOSTRO INVIATO Mentre la pubblicità del precotto sfida davanti alle telecamere il tempio di Giunone e la reclame della spuma da bagno cerca di togliere spazio al tempio della Concordia, tre corridori pedalano sulla graticola siciliana della settima tappa del Giro. Sono Giancarlo Perini, di Carpaneto, 34 anni; Michele Coppolillo, di Cosenza, 26 anni; Bjarne Rijs, di Herning, 29 anni. Sono in fuga da 130 chilometri, stanno per arrivare al traguardo. E' stato Coppolillo a lanciare l'idea d'un viaggio alla brace. Quaranta gradi, ci troviamo appena al centonono chilometro, ci aspettano le salite di Enna e di Caltanissetta, ci aspettano lacrime e sudore, crampi e colpi di sole, rischiamo di rovinarci la salute, io vado, c'è qualcuno che desidera seguirmi? Giancarlo Perini fa il professionista da tredici anni e non ha mai vinto una corsa; sarà carogna il destino? Be', io al destino gli raddrizzo la schiena. Accetta e si aggrega. Bjarne Rijs è un danese, campione di Danimarca: che, ho paura del caldo, io? Si accoda. Coppolillo ci pensa su e decide: se quaranta gradi di calore fanno ridere Rijs, figuriamoci quanto divertono me, che sono calabrese. Eccomi qua, ragazzi. Che impresa. Superano Enna,. superano Caltanissetta, conquistano un vantaggio di undici minuti, Rijs diventa maglia rosa, forza, ce la facciamo. Sulle secche strade che tagliano monti torvi e spelacchiati, soffia di tanto in tanto un vento di altiforno. Dalle auto ammiraglie, i direttori sportivi suggeriscono ai tre arroventati cercatori di fortuna il modo migliore per non sciogliersi come meduse al sole. Attento a quanto bevi. Mangia, non bere soltanto. Ma non mi va di mangiare, ho lo stomaco chiuso. Su, sforzati, questo boccone di torta per te, questo per tua moglie, questo per tuo figlio. Un ultimo pezzetto e poi bevi. Quanto vantaggio abbiamo? Undici minuti. E ora? Nove. E ora? Sette. E adesso? Coraggio, pedala, non parlare, prendi un'altra fetta di torta, è buona? Ho sete, datemi da bere. Come va Giancarlone? La voce del direttore sportivo della Bottecchia, la nuova squadra di Perini dopo tanti anni al fianco di Chiappucci nella Carrera, è dolce come se dovesse approdare all'orecchio d'un ammalato. Sto male, mi gira la testa, forse è un colpo di sole, ma resisto, non preoccuparti. Ah, Perini, quante inutili fughe, al Giro, al Tour. Quella volta che pedalò verso un'improbabile gioia per più di duecento chilometri, in Francia, e alla fine, ma no, prima della fine, piombò in un fosso, maledetto chi l'aveva scavato. E il mondiale di Benidorm, gli ultimi settecento metri, in salita, terribili, e lui grida a Bugno: alla mia ruota, campione, ti porto io al traguardo. Bugno non era il suo capitano, ma è buono, è un grande onesto gregario, Perini. Non gli offrì un contratto la squadra di Bugno, non gli offrì un aumento di stipendio neppure l'avara Carrera. Corre Perini, alle spalle di Coppolillo e di Rijs, come se pedalasse su una friabile duna del Sahara. E' sfinito e non molla. C'è un club di suoi tifosi a Carpeneto, provincia di Piacenza. Che festa gli fecero quando tornò da Benidorm. Sulle ma-

Luoghi citati: Agrigento, Caltanissetta, Carpeneto, Cosenza, Danimarca, Enna, Francia, Piacenza