laudadio contro fofi: «E' un mafioso»

laudadio contro fofi: «E7 un mafioso» Il direttore del Premio Solinas ha attaccato il critico di «Panorama» laudadio contro fofi: «E7 un mafioso» «Non accetto le sue accuse a "La scorta"» LA MADDALENA DAL NOSTRO INVIATO Cinema italiano contro cinema italiano. Scrivere nella bufera. Nei film si possono trattare argomenti di cronaca senza venire accusati di sciacallaggio? E' quanto si è discusso ieri nel convegno organizzato dal Premio Solinas alla Maddalena. La polemica davanti ai maggiori registi e sceneggiatori italiani è scoppiata subito. Nell'aprire i lavori, il direttore del premio, Felice Laudadio, ha chiamato Goffredo Fofi mafioso, concorrente sleale, ex sessantottino uscito dalle barricate. Goffredo Fofi su Panorama aveva attaccato il film di Ricky Tognazzi «La scorta». Con un articolo dal titolo «Era meglio stare zitti» soffiava sulla polemica fatta scoppiare al Festival di Cannes da Michelle Padovani che su Nouvel Observateur aveva accusato gli autori de «La scorta» di sciacallaggio. «Posso capire la Padovani, era amica di Falcone, però non la giustifico - ha detto Laudadio -. Ma non accetto le critiche di un ex sessantottino sceso dalle barricate e che ora scrive per un giornale di Berlusconi. Berlusconi considera il cinema cibo per gatti. Quindi posso concludere che Fofi è og¬ gettivamente mafioso, forse lo è anche soggettivamente. Lui ha tentato di distruggere il cinema italiano, ha definito Ettore Scola "fascista", ha criticato un film pregevole come "Vito e gli altri". Giustifico la Padovani che non è venuta a questo convegno per motivi di famiglia, ma non sopporto chi attacca "La scorta". Forse era meglio che lui stesse zitto. Per scrivere nella bufera bisogna calarsi nell'occhio del ciclone senza lasciarsi travolgere dalla cronaca, senza lasciarsi condizionare da chi vuole metterci un bavaglio». A nulla è valsa la difesa dello sceneggiatore Sandro Petraglia («La piovra», «Il portaborse», «E' arrivata la bufera»): «Non voglio difendere nessuno, sono l'unico che può parlare di Fofi, perché lui ha sempre stroncato tutti i miei lavori. Però posso dire che il nostro cinema ha bisogno di essere più curato, ha bisogno di un approfondimento linguistico maggiore. Non dobbiamo preoccuparci soltanto del botteghino. Però un film come "Mani sulla città" purtroppo è lontanissimo. Non ne siamo capaci, mi metto anch'io nel gruppo». Sembrava finita ma l'incendio si è riacceso durante l'intervento di Aurelio Grimaldi, sceneggiatore di «Mary per sempre» e regista de «La discesa di Aclà a Fioristella», vincitore del Premio Solinas nel '90. «Se Fofi non è un mafioso, sicuramente con la sua opera distruttrice è un'arma della mafia, favorisce la mafia. Perché non si deve parlare di cronaca? Io ho appena finito di consegnare la mia sceneggiatura a Rizzoli, farò un film su Salvo Lima, nessuno potrà condizionarmi». Altre accuse di fuoco sono state invece scagliate da Roberto Faenza, regista di «Jona che visse nella balena», film comprato a Cannes con successo, ma mal distribuito in Italia. «Non bisogna dire se si possono fare film di cronaca o d'amore, non è questo il problema; il problema è che tutti noi dobbiamo fare film belli. Ma per fare opere degne abbiamo bisogno di ottime luci, ottimi macchinari, bravi tecnici, insomma abbiamo bisogno di soldi. E soprattutto abbiamo bisogno che da certe stanze scompaiano persone potenti che sono lì soltanto perché fratelli o amanti di qualche pezzo grosso, veri gangster». Laura Carassai Una scena di «La scorta», il film di Ricky Tognazzi che era stato attaccato da Michelle Padovani. Il lavoro fa ancora discutere e divide il cinema l

Luoghi citati: Cannes, Falcone, Italia, La Maddalena