Ortese: non disprezzo il denaro ma preferisco la quiete

Esce r«autobiografìa>> postuma, si riapre una ferita LETTERE AL GIORNALE Ortese: non disprezzo il denaro, ma preferisco la quiete Perché rinuncio ai premi letterari Su La Stampa di martedì 26 maggio, in un articolo sui premi leudrari, Mirella Serri dedica al mio ultimo libro un interesse di cui le sono grata. Desidero tuttavia precisare (poiché il titolo potrebbe aver dato luogo a qualche confusione) che, prima ancora della pubblicazione del libro, e d'accordo con la casa editrice, ho confermato la mia decisione di non partecipare a nessuna delle competizioni letterarie dell'anno. Non disprezzo il denaro, lo riterrei offensivo per quanti lo producono lavorando: ma siccome la semplice partecipazione a un concorso (per la vaga speranza di ottenere del denaro) comporta sempre una perdita della quiete che, per vivere, mi è più necessaria del denaro, rinuncio volentieri a speranza e competizione insieme. Ringrazio comunque quanti, in questi giorni, possono aver fatto il mio nome. Anna Maria Ortese Rapallo Si vota da solo e vince ex aequo Leggo a pagina 21 della Stampa del 26 maggio l'articolo dedicato al «Pierleoni infuriato». Lo sfogo del collega Cesare Pierleoni è condivisibile nella misura in cui Notte rock è certamente altra cosa da Karaoke che pure rimane il fenomeno dell'anno. Fiorello fa audience, viene promosso alla prima serata, Pierleoni, ahilùi!, viene trattato come tappabuchi e il suo programma continua a essere mandato in onda in orario proibitivo. Lo sfogo di Pierleoni non è più condivisibile quando egli vuole trasformare in una sorta di amplificazione pubblicitaria i risultati di un referendum sul quale non è consentito a nessuno spargere dubbi e discredito. Le schede, ovviamente, sono, come lo sono state, a disposizione di tutti i giornalisti che hanno partecipato al referendum per verificare che la sua trasparenza non ha zone d'ombra. E Pierleoni è uno di quei giornalisti, quindi ha tutto il diritto di chiedere una verifica. Poteva chiederla a Giardini Naxos venerdì 21 maggio quando ho ufficialmente comunicato in una conferenza stampa i risultati e avevo sul tavolo proprio le schede con i voti di tutti i partecipanti al referendum."Poteva chiederla il giorno dopo in sede di premiazione, quando ha ritirato il premio che tanto contesta. Ma al collega Pierleoni, secondo me, vanno ricordate due cose. La prima è che egli aveva la possibilità di respingere la scheda di votazione quando, ricevutala, ha visto che al suo programma era accostato, tra gli altri, Karaoke. Egli non solo non ha allora sentito il bisogno di prendere sdegnosamente le distanze da Fiorello ma ha votato, segnando sulla scheda ovviamente Notte rock. Se non ci fosse stato questo voto, il suo stesso voto, Pierleoni non avrebbe vinto ex aequo, sarebbe stato solo secondo a un punto da Fiorello. Daniele Piombi Giardini Naxos (Messina) Il diritto di «andarsene» Ho letto le due lettere contrarie alle opinioni della signora Ferro di Asti e devo dire che sempre più mi schiero con quest'ultima. Una ragazza di sedici anni (!) dice che non è coraggio uccidersi bensì vigliaccheria. Se ne deduce che le sua vita è piacevole, facile e senza problemi. Chi si suicida, sia giovane o no, è un coraggioso che ha preso questa grave decisione per mo- tivi personali e insindacabili. Insomma era disperato. Io ho tentato di «andarmene» durante l'ultima guerra (ero giovane anch'io) ma sono stata, mio malgrado, salvata. Nascere per me non è stato un «diritto», ne avrei fatto a meno, ma voler morire come e quando si vuole deve essere un sacrosanto «diritto». Adesso non ho molto coraggio perché temo di non riuscire, è tanto difficile trovare il modo di suicidarsi senza soffrire fisicamente, per questo io sono favorevole all'eutanasia attiva. Non scrivo bene come la signora Ferro; posso solo dire che ogni sua parola corrispon¬ de in pieno a ciò che ho sempre pensato. Sono quasi certa che questa mia, come un'altra precedente del genere, non verrà pubblicata; ma l'ipocrisia non è il mio forte. Enrica Vernengo Massagno (Svizzera) Il Comune senza soldi beffa i dipendenti Questa è giustizia? Sono un dipendente di un Comune, con moglie e figli a carico, che non riceve lo stipendio da diversi mesi, benché l'amministrazione comunale non abbia finora dichiarato il dissesto finanziario. Pertanto, dopo aver ottenuto decreto ingiuntivo per il pagamento degli emolumenti non corrispostimi, ho proceduto, sulla base di tale titolo esecutivo, al pignoramento presso la Tesoreria comunale delle somme dovutemi, chiedendone l'assegnazione. La mia istanza di assegnazione di tali somme è stata tuttavia rigettata dal Pretore che ha dichiarato estinta la procedura esecutiva, sul presupposto dell'esistenza di una deliberazione comunale con la quale è stato indicato l'importo di L. 476.199.122 come vincolato per il pagamento in via prioritaria degli stipendi dei dipendenti comunali e dei prestatori d'opera per i servizi affidati in appalto (la dichiarazione del terzo - Tesoriere comunale - indicava, oltre ad altre vincolate, la somma di L. 127.698.926 come disponibile sul conto di tesoreria). Non sono un giurista. Mi chiedo: è giusto negarmi l'attribuzione degli stipendi maturati e non corrispostimi, se le somme relative sono a tale titolo vincolate? E' giusto, inoltre, dichiarare l'estinzione della procedura esecutiva senza trasmettere al pubblico ministerogli atti relativi, stante che la deliberazione sulla quale si basa il suddetto provvedimento pretorile non ha evidentemente avuto esecuzione? E' giusto, infine, che un pubblico dipendente, padre di famiglia, subisca oltre ai danni patrimoniali e morali, anche la beffa? Nicola Stancato Paola (Cosenza) D'Annunzio in mongolfiera Molto elegante e simpaticamente ironico il colonnino dedicato da Stefano Bartezzaghi al mio servizio di domenica su! Tg3 delle 19 e che parlava dello stato delle nostre spiagge e dell'operazione di pulizia di Legambiente. Con qualche imprecisione però. Non ho mai letto dalla mongolfiera, per intero, la poesia Al mare (o quasi) di Montale. Niente «pinoli indispensabili alla galantina», niente «pace alcionica», caro Bartezzaghi. Su immagini di rifiuti in spiaggia ho solo recitato gli ultimi, mi pare comprensibilissimi versi, da «Il mare è d'altronde infestato», fino a «li citano i poeti», 6 versi. L'intera poesia avrebbe occupato ben più dei 70 secondi concessi al servizio. Invece, proprio dalla mongolfiera, ho poi detto i versi di Gabriele D'Annunzio: «Ma oggi loderò con le mie lodi / l'acqua oleosa lungo le banchine... / l'acqua opaca ove colan le sentine / e nuotano i tritumi del carbone, le fecce dei cavalli, le farine / della sacca sventrata, il bariglione rotto / la buccia putrida, la lorda / schiuma che ingialla il piede del pilone». Credo che pochi avrebbero potuto descrivere meglio le immagini in questione. Niente di male. Soltanto che i servizi da commentare, specie se in modo così spiritoso, bisognerebbe proprio averli visti. La satira, ne sono certo, verrebbe anche meglio. Per il resto, penso proprio che non sarebbe niente male se facessimo parlare Pascoli delle privatizzazioni, o Dante delle tangenti. Ci avremmo tutti da guadagnare. Fulvio Grimaldi, Roma Tg3

Luoghi citati: Asti, Cosenza, Messina, Roma, Svizzera