Hollywood tradisce l'America

Un eccesso di omicidi, stupri, cannibalismo: cinema e tv deformano il Paese, crolla l'audience Un eccesso di omicidi, stupri, cannibalismo: cinema e tv deformano il Paese, crolla l'audience tradisce l'America ULLA tavolozza dei colori di Hollywood c'è tanto di quel rosso, ormai, che il direttore del New York Times Abraham Rosenthal si è sentito in dovere di scrivere un editoriale domandandosi se cinema e televisione non siano impazziti. Sfruttare la violenza a scopo di lucro, indugiare morbosamente su stupri, assassinii, mutilazioni ricercate: «Non si rendono conto che è un'operazione indegna di persone di talento? Non si vergognano? Non si accorgono che il ketchup potrebbe diventare anche sangue?». Quell'articolo è stato il primo segnale, poi è cominciata la raccolta di prove. Mentre il critico del New York Times Vincent Canby va al cinema con la calcolatrice e conta 264 assassinii in Die Hard e 106 in Rambo 3, contiamo anche noi: quanti rabbini uccidono, quanti monsignori corrompono, quanti Schwarzenegger decapitano, impalano, mutilano le loro vittime, quanti psicopatici mangiano carne umana nelle pellicole dogli ultimi ventanni, e magari ci consigliano, come Anthony Hopkins nel Silenzio degli innocenti, di accompagnare un piatto di fegato umano e fave con un buon Chianti? Così tanti che diventa difficile smentire la tesi Che la vecchia fabbrica dei sogni del Sunset Boulevard sia diventata un arsenale di materiale tossico. I E' quanto sostiene Michael Medvev, scrittore e critico cinematografico cresciuto a Yale, il quale ha fatto esplodere il caso avanzato dal New York Times con un libro (Hollywood vs. America, Hollywood contro l'America, edito da Harper Collins) che piomba sull'industria dello spettacolo non soltanto americana come una meteorite io uno stagno. E che onde alzato queste 386 pagine di accuse, con le quali è spesso molto difficile, anche se imbarazzante, trovarsi in disaccordo. Mettvev sostiene che la cultura popolare americana - cioè il cinema, la televisione e la musica che noi importiamo - ha dichiarato guerra alla società. ,Gli imprenditori di Hollywood hanno perso contatto con il loiro pubblico, credono che valori come l'amore, l'onore o l'ideajìismo siano per i deficienti, e ; protetti dalla pretesa di essere artisti ritengono sia loro dovere fare a pezzi tutti i valori che sono cari invece agli altri. L'industria dello spettacolo sta portando la società occidentale su una china molto pericolosa, avvisa Medvev. E la cosa più assurda è che lo faccia perdendoci dei soldi. Dati alla mano. Secondo l'Fbi i crimini violenti rappresentano il 5 per cento di tutti gli arresti, in televisione il 56 per cento. Tra gli omicidi televisivi e quelli della vita reale c'è un rapporto di mille a uno. L'82 per cento degli americani ritiene che nel cinema ci sia troppa violenza; l'80 si lamenta delle offese alla religione. Una ricerca condotta dall'Università di Washington dimostra che se la televisione non fosse mai esistita oggi avremmo la metà dei crimini; non solo, arriva alla conclusione che la violenza dei suoi programmi sia «fattore causale» di almeno 70 mila stupri e 700 mila casi di aggressioni l'anno. Inoltre, l'89 per cento degli americani trova che nei film ci siano troppe parolacce, lo zero per cento che ce ne siano troppo poche. Come dice l'agente Richard Prine, uno dei più noti nel ramo delle sceneggiature, «nessuno è mai uscito da un cinema dicendo: caspita, che bel film, peccato che non dicessero "cazzo" abbastanza». Medvev ironizza, ma a volte è la realtà che sembra uno scherzo. La Mgm per esempio ha appena speso mezzo milione di dollari per il soggetto di un film in cui il Presidente degli Stati Uniti «va a letto» con una mucca. E sentite lo scherzo migliore: lo spettacolo che fa leva sull'assalto ai tabù e soprattutto sulla violenza, rivolgendosi al mercato dei ragazzini che un'indagine degli Anni 70 dava in ascesa, non sta guadagnando soldi complessivamente, ma anzi ne perde, e parecchi. «Consideriamo per esempio la pericolosa situazione dei tre network televisivi principali. Negli ultimi quindici anni hanno perso un terzo della loro audience serale, circa 30 milioni di spettatori. E come risultato i loro profitti cumulativi sono scesi da 800 milioni di dollari (1200 miliardi di lire) nel 1984 a 400 nel 1988, a meno di zero nel '91». Quanto al cinema, solo l'aumento del prezzo del biglietto riesce a nascondere nei bilanci il fatto che il numero di biglietti venduti sia in realtà notevolmente diminuito. La lezione è chiara: sarà forse per la crisi economica e sociale dhe sta attraversando il mondo occidentale, ma la gente è stanca di questa overdose di farabutti, cinici e maniaci di celluloide e vorrebbe invece il ripristino di un po' di buoni sentimenti e personaggi da ammirare. Non può essere una coincidenza che la star più amata del momento sia Kevin Costner, un attore bravo ma non bravissimo, bello ma non bellissimo, che ha sempre avuto l'abilità di ritagliarsi delle parti da eroe. Se Costner è l'eccezione, la regola è questa. Una volta si criticava Hollywood perché i suoi eroi - i Gary Cooper, James Stewart, Henry Fonda - erano creature troppo nobili e belle per essere vere. Ora si fa il contrario, e come dice Medvev «non c'è un personaggio che non sia meno onesto, meno intelligente, meno gradevole dei nostri vicini di casa». Prendia¬ mo il padre di famiglia nel film Il promontorio della paura. Nella prima versione (1963) Gregory Peck era un marito e un padre devoto disposto a tutto per difendere la sua famiglia dall'assedio di un ex galeotto. Nella versione recente Nick Nolte, nei medesimi panni, è un marito infedele, pronto a picchiare la moglie che gli rimprovera la sua infedeltà, e alza anche le mani sulla figlia quando ha difficoltà a comunicare con lei. «Volevo ritrarre una famiglia più realistica», spiega il regista Martin Scorsese. E' un po' come il suo collega Paul Verhoeven che dice: «L'arte è un riflesso del mondo. Se il mondo è orribile, anche il riflesso dello specchio è orribile». Ma che razza di mondo sarebbe, si chiede Medvev, quello che Verhoeven ritrae in Basic Instinct? «In che.modo quattro personaggi, lesbiche o bisessuali con ossessioni omicide, rifletterebbero la realtà della vita degli omosessuali?». Le donne omosessuali, è noto, sono uno dei segmenti sociali con l'indice più basso di criminalità. Ma il cinema continua a nutrire il suo pubblico con pietanze a base di stereotipi e nichilismo. Il futuro viene solitamente presentato in chiave angosciante (da Biade Runner ai vari Robocop), i veterani del Vietnam come pazzi pericolosi (Stallone in Rambo e Christopher Walken nel Cacciatore), i genitori come persone ipocrite se non addirittura corrotte, che farebbero meglio a imparare dai propri bambini (da E.T. a Hook), mentre si allargano a macchia d'olio il filone dell'ironia macabra (Schwarzenegger che in Predator impala una vittima a un albero e poi si raccomanda: «Resta nei paraggi»), e quello del cannibalismo. C'è qualcosa di più sgradevole che vedere un uomo staccare un pezzo di guancia con un morso a una donna prima di fare l'amore, e poi risputargliela in faccia, come fa De Niro in Cape Fearl Forse per un produttore sì: guardare i rendiconti dei film sul cannibalismo, che salvo II silenzio degli innocenti hanno quasi sempre fatto fiasco, per la semplice ragione che non corrispondono a una richiesta del mercato ma alla voglia di Hollywood di scioccare il pubblico e infrangere gli ultimi tabù. Ventisei persone si sono suicidate imitando la roulette russa del Cacciatore, dopo che il film era passato in tv. E ci sono stati casi altrettanto tragici in Italia. Anche la critica è responsabile di questa situazione, sostiene Medvev, perché ha il suo tornaconto a parlar bene del cinema in ogni caso: «E' ovvio che se i film sono visti come espressioni artistiche e non come intrattenimento popolare, il nostro ruolo di arbitri del bello diventa più prestigioso e significativo». Ma intanto, stranamente, intorno a questo «traditore» di Hollywood comincia già a formarsi un partito: Anthony Hopkins ha dichiarato di non prestarsi al seguito del Silenzio degli innocenti, Richard Dreyfuss butta via la tv perché fa male ai bambini, Jane Fonda accusa Hollywood di immoralità. Che le tesi di Hollywood vs. America stiano diventando di moda? In verità qualcuno deve essersi accorto che, se le tesi del libro sono vere, ci saranno grandi vantaggi per il primo che salirà sul treno dei buoni sentimenti: amore, onore, coraggio, lealtà e via dicendo. Ma saranno all'altezza a Hollywood? Perché una volta non si trattava solo di film: nel 1942 James Stewart e Henry Fonda lasciarono la carriera nel pieno del successo per combattere con l'esercito americano in Europa. Qualcuno riesce a immaginarsi Bruce Willis o Tom Cruise che partono per la guerra del Golfo? Livia Manera Pubblico stanco di violenza Libro-denuncia scatena il caso Una ricerca: senza televisione avremmo la metà dei crimini zziti. po di mente aziodono inde Non orgoe dirimo a racritico ncent ocentto di n un he dia tesi ei soia diteriachael co cia Yadere il rk Tiwood ontro r Colustria tanto eorite alzaaccumolto zzan. MeltPubblico stanco di violenza ri RobocVietnam (Stallone pher Wagenitori se non adfarebberodai propHook), mmacchia nia macche in Prtima a unmanda: quello dqualcosavedere upezzo di situazionperché hparlar bcaso: «Eno visti stiche emento pdi bitri Arnold Schwarzenegger in «Predator», sotto il titolo Michael Douglas e Sharon Stone in «Basic Instinct». Nelle foto piccole: a sinistra Kevin Costner, a destra (dall'alto) Anthony Hopkins e Nick Nolte