La fronda contro Amato «Comanda nell'ombra» di Augusto Minzolini

La fronda contro Amato «Comanda nell'ombra» La fronda contro Amato «Comanda nell'ombra» GLI AVVERSARI DI GIULIANO D ROMA AVANTI ad un caffè alla buvette di Montecitorio, nel day after dell'elezione di Ottaviano Del Turco alla segreteria, Rino Formica si lamenta di tutti quelli che hanno tradito il psi e, come avviene spesso di questi tempi, in testa alla sua lista dei cattivi c'è Giuliano Amato. «Sì, è una cosa che dà davvero fastidio si sfoga -, è un atteggiamento incredibile quello di quei personaggi che dal partito hanno avuto tutto, sono stati ricoperti di onori e prebende e ora se ne stanno fuori, disertano la vita del psi e al massimo vengono solo per votare un amico. Sono comportamenti che fanno riflettere». Formica ci pensa un attimo e subito dopo sfòdera un[altra delle sue battute al vetriolo: «Debbo dire che in questi mesi, tornando con la mente indietro nel tempo, ho cominciato ad avere stima di quei fascisti che si comportarono con grande dignità dopo la caduta del regime. Loro non rinnegarono il loro passato. Questi qui, invece, fanno fìnta di non esserci mai stati». Accanto a lui, il fedele Dell'Unto gli regge il gioco: «Ieri all'Assemblea nazionale Amato è venuto solo per votare il suo amico Del Turco, quasi a dimostrare che si vergognava di discutere con noi. Lasciamo perdere poi la figura che ha fatto Giugni, che addirittura è arrivato tardi anche per votare». Quello dei traditori, dei paurosi, dei rinnegati è diventato quasi un chiodo fisso per Formica. L'ex ministro delle Finanze critica Gino Giugni e forse anche Giorgio Benvenuto ed Enrico Manca, che cominciano ad accarezzare l'idea di lasciare il psi al suo destino. Ma se verso questi personaggi si limita ad esprimere il proprio disappunto, verso Amato ha quasi un atteggiamento di disprezzo. Sarà perché Amato ha avuto tutto da Bettino Craxi e dal psi (è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ministro del Tesoro, vicepresidente del Consiglio, vicesegretario, capo del governo), sarà perché i due non si sono mai intesi sia sul piano personale sia su quello politico, sta di fatto che a Formica quello che sta facendo l'ex delfino di Craxi in questi mesi non piace proprio. E forse qualche ragione dalla sua il vecchio «guastatore, socialista», ce l'ha. Amato, infatti, si è collocato in una posizione di confine, dentro o fuori il partito non è chiaro, dalla quale, però, riesce a gestire tutto quello che c'è da gestire nel psi. E gli esempi si sprecano. Benvenuto ha accusato più di una volta in queste settimane l'ex presidente del Consiglio di aver scelto lui stesso i ministri socialisti del governo, approfittando dei buoni rapporti che ha mante¬ nuto con Scalfaro. «Amato - conferma Mauro Del Bue - ha scelto i ministri e i sottosegretari socialisti del governo Ciampi. Lui è il "compagno che non c'è" ma che forse c'è più degli altri». Un discorso che anche Mario Raffaelli riprende: «Giuliano si tiene coperto, non ricopre responsabilità ma gestisce il potere. Si è trovato una posizione comoda, ma di corto respiro e cinica». Ma il giudizio di Amato-Eta Beta è stato determinante non solo per il governo. E' stato sempre lui a muovere i fili e a spendere la parola efficace per convincere i più riottosi ad eleggere Del Turco alla segreteria, facendo leva sul consenso che ha nel partito: all'ex presidente del Consiglio, infatti, si richiama buona parte dell'area centrale del psi e degli ex craxiani. Ecco perché, specie gli avversari cominciano ad avere una certa insofferenza per la posizione como¬ da che il Dottor Sottile si è ritagliato. «Mi pare che Giuliano - è il giudizio di Giorgio Ruffolo volato ad Alleanza Democratica - stia tentando di teleguidare la zattera in disarmo del psi senza metterci né mani né piedi». Amato per ora fa finta di non sentire. Del resto è convinto che in questo momento il suo atteggiamento è quasi obbligato. Due settimane fa, infatti, in una riunione a cui hanno partecipato tra gli altri l'ex segretario del psi, Benvenuto, il suo successore, Del Turco, e Camiti, Amato ha spiegato i motivi che lo costringono a rimanere dietro le quinte. «Io - ha detto in quell'occasione - per un periodo di tempo, non so se un anno o due, non posso permettermi di stare in prima fila. Alla prima polemica, infatti, in un convegno o in una sede politica qualcuno potrebbe ricordarmi: "Ma lei, on. Amato, non stava con Craxi?"». A questa ragione qualcuno nel partito ne aggiunge delle altre. «Giuliano - racconta Bruno Landi - sta fuori perché non ha nessuna voglia di essere impallinato. E' stato per troppo tempo uno stretto collaboratore di Craxi per non temere qualcosa. Inoltre se si esponesse troppo lo stesso Craxi potrebbe giocargli qualche scherzo. Ecco perché Amato preferisce che le acque si calmino, prima di scoprirsi». Già, forse è vero, Amato ad esporsi ha tutto da perdere. Meglio rimanere in disparte, è più sicuro. Inoltre in questo modo Amato ha anche la possibilità di ricoprire senza problemi due ruoli: può rendere più concreto il progetto di Età Beta ed, intanto, fare il segretario-ombra di quel che resta del psi. E se Formica si incavola? Chi se ne importa. Augusto Minzolini Da sinistra Giuliano Amato e Rino Formica

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