Troppi debiti banchieri soci dei Ferruzzi

Nel '92 Ferfin ha perso 1519 miliardi e Montedison 1244. Mediobanca pilota il piano di riassetto Nel '92 Ferfin ha perso 1519 miliardi e Montedison 1244. Mediobanca pilota il piano di riassetto Troppi debiti, banchieri soci dei Ferrimi Azionisti esterni nella holding di casa MILANO. Dicono d'averci pensato a lungo, d'aver chiesto pareri e conforto ai nomi più noti della finanza internazionale. Ma alla fine hanno dovuto cedere, i tre fratelli Ferruzzi, i tre figli di Serafino - Arturo, Franca e Alessandra - rimasti azionisti unici della cassaforte di famiglia, la Serafino Ferruzzi srl, dopo l'uscita di scena di Idina che ha seguito il marito Raul Gardini nel divorzio finanziario più chiacchierato degli ultimi anni. Da soli, ecco la conclusione clamorosa, non si può più andare avanti. I soldi non bastano. E così ecco il clamoroso cambio di strategia: una sola holding, la Serafino Ferruzzi, pronta a mangiarsi sia la Ferfin che la Montedison; una holding non più controllata solo dalla famiglia ma destinata ad avere un nucleo ampio di azionisti internazionali con i Ferruzzi in posizione di minoranza. Una holding con dentro tante attività (dall'energia ill'assicurativo, da quel che reità della chimica al cemento) ma )ronta a vendere tutto, salvo l'agroalimentare. Chi affiancherà i tre fratelli? I nomi dei nuovi azionisti, ieri taciuti, saranno noti entro un paio di settimane quando di nuovo si riuniranno i consigli per dare il via all'operazione salvataggio che richiede almeno 1000-1500 miliardi di capitali freschi. Si sa per certo, comunque, che della partita saranno alcune grandi banche internazionali (Paribas e Indosuez) fortemente impegnate nel finanziamento del gruppo, l'americana Goldman Sachs chiamata a curare la riorganizzazione e il collocamento, Mediobanca e Comit da sempre vicine al gruppo. E infine un ex di casa a Ravenna: Sergio Cragnotti che, tra l'altro, avrà il compito di seguire la politica delle dismissioni, compito non facile ma di sicuro affidato all'uomo giusto capace a suo tempo di vendere la Standa a Sua Emittenza Silvio Berlusconi per l'incredibile cifra di 800 miliardi. Una rivoluzione. Che può portare nel giro di poco tempo all'uscita da tutte le attività tradizionali del gruppo Montedison, magari sotto la tutela di Mediobanca. Ma che, se tutto andrà secondo i piani, può garantire la tenuta e il decollo di un gruppo agroindustriale di dimensioni europee con i Ferruzzi in una posizione non più di comando ma rilevante: «Accontentarsi - si predica a Ravenna - è meglio che nulla, soprattutto dopo gli anni della grandeur gardiniana». Ma bisogna accontentarsi. Anche a prezzo di una ritirata, di un amaro addio ai sogni di gloria. Del resto, la situazione del gruppo, della Ferruzzi, della Montedison, dopo il nerissimo 1992 (e nonostante i buoni risultati dei primi mesi del '93 che hanno visto una ripresa dei ricavi industriali) non concede molte alternative. I debiti sono abbondantemente sopra il livello di guardia: 15.123 miliardi l'indebitamento finanziario netto della Ferfin, 11.511 quello del gruppo Montedison. E a complicare le cose, non solo a livello d'immagine, ecco le perdite registrate nel bilancio '92 : i 1519 miliardi per Ferfin, i 1244 per Montedison (rispettivamente in utile, nel '91, per 115 e per 168 miliardi) che hanno azzerato la distribuzione di un dividendo (non succedeva dall'84) come per altro si temeva in Borsa dove negli ultimi tempi i titoli, soprattutto quello Montedison - avevano visto forti riduzioni di prezzo. Punctum dolens di tanto disastro l'aumento, quasi il raddoppio, dei debiti e quindi degli oneri finanziari: un aumento dovuto in parte alle acquisizioni (per esempio la Ducros per Eridania-Beghin-Say o di nuovi giacimenti per la Edison), in parte a investimenti tecnici e in parte all'effetto sui cambi. Una vera bufera quella sui conti del gruppo causata dal terremoto d'estate sulla lira: una perdita di circa mille miliardi nel caso di Montedison saliti a 1250 per Ferfin. E a questa débàcle della tesoreria di Foro Buonaparte, in altri tempi abilissima proprio nella gestione finanziaria, non può forse dirsi estraneo il grande gelo di Tangentopoli: latitante Pippo Garofano, coinvolto Panzavolta, in grande imbarazzo gli stessi vertici, insomma l'esatto opposto di quello che serviva per agire con freddezza sul fronte dei cambi. Inevitabile, adesso, insistere con tagli, cessioni, accordi. Dopo l'Erbamont-Carlo Erba si dà per imminente la joint-venture con la Shell nelle plastiche di Himont: altri 2000 miliardi di «alleggerimento». In campo assicurativo da tempo in piazza Affari si dà per certa la cessione di Fondiaria (tutta o in parte) o quanto meno di alcune controllate, la Milano o la Previdente. Poi c'è sempre la possibile dismissione di Edison (settore energia) che continua a rendere bene. O della Calcestruzzi che anche nel '92 (e nonostante l'impegno nell'acquisto della greca Hercules) ha guardagnato il tanto che basta. Tagli, cessioni, riorganizzazioni. Ma senza fretta, almeno si spera: vendere a conti risanati dall'assicurativo all'industriale senza entrare in concorrenza con l'ondata di privatizzazioni in Francia e in Italia e, per quanto riguarda l'Italia, senza pesare sulle ambizioni di Renato Picco, il gran capo dell'Eridania-Beghin Say, che non ha certo perso speranze per partecipare alla corsa per la Sme. Anche perché l'alimentare, come ormai è stato detto e ridetto da Picco, dal presidente Arturo Ferruzzi e dall'amministratore delegato Carlo Sama, resta l'unico punto fermo nella strategia del gruppo. Ecco perché, nel frattempo, bisogna fare spazio, e presto, a nuovi azionisti ed è giocoforza far loro posto proprio 2, nella testa dell'impero, in quella ex piccola cassaforte voluta da papà Serafino per lasciare ai figli un'eredità grande come poche altre in Italia: terreni, navi, attività di import-export di cereali, zuccherifici e cementifici. Ugo Bertone Armando Zeni Tra inuovi investitori arriva Cuccia Comit, Suez e Paribas 4" A Sotto Enrico Cuccia, presidente onorario di Mediobanca Qui accanto Arturo Ferruzzi, presidente della Ferruzzi Accanto sua sorella Alessandra e, a sinistra, Carlo Sama

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, Ravenna