Zucchero: «Macché rampante sono un naïf»

Zucchero: «Macché rampante/ sono un naif» Alla vigilia del tour estivo il musicista si difende dalle accuse e giustifica le sue scelte Zucchero: «Macché rampante/ sono un naif» Parlo troppo e una depressione sui giornali diventa crisi mistica MODENA DAL NOSTRO INVIATO In albergo ci ha mandato i musicisti. Lui ha voluto restare a dormire dal suo amico Umbi, proprietario di un rinomato studio di registrazione vicino a Maranello. Lo abbiamo incontrato lì, Zucchero che si prepara al tour estivo: fra le fresche frasche, fra allodole e fringuelli e amici fidati, con le braghe e gli occhialini psichedelici. Lunedì c'è il concerto di debutto a Bassano del Grappa, con la giovane Geraldina Trovato che lo accompagnerà come supporter. Non è quello che si dice un momento magico, per l'unico cantautore italiano che sia riuscito ad entrare nell'ambita hitparade britannica: il disco «Miserere» sta vendendo meno di «Oro, incenso e birra», alcune prevendite dei concerti procedono a rilento; il suo indice di popolarità sui media, poi, non appare fra i migliori, n buon Zucchero ruspante di una volta, dicono in tanti, ha lasciato il posto ad un moderno signorino che gioca con lo showbiz e fa l'ameri- cano, spaparanzando in ogni occasione i suoi duetti con star famose solo per trarne profitti d'immagine; c'è poi la sua insofferenza alle critiche, che qualche volta si è tradotta in apostrofi gratuite contro gli autori. Tutto questo gli abbiamo elencato, sotto le fresche frasche, pensando anche di rischiare la cacciata. Invece Zucchero si è di¬ feso pacatamente, appassionatamente; e con accenti accorati ci ha buttato in faccia il suo animo naif: quello che credevamo perso. Caro Zucchero, la domanda fondamentale è: ma lei «ci è» o «ci fa»? «Se io fossi uno che "ci fa", non sarei qui in campagna, in mezzo alle zanzare, presso una famiglia che mi accoglie come un figlio. Ho 37 anni e faccio questo mestiere da 25, ho studiato, le ho tentate tutte. Caratterialmente, forse sono troppo aperto, parlo delle mie cose personali in modo troppo schietto: anche nelle interviste. Tanti guai sono nati anche da lì. La mia depressione dell'anno scorso, per esempio, potevo tenerla per me; per fortuna è durata solo 4 o 5 mesi, poi mi sono dato delle risposte, e chiuso; invece è stata amplificata, si è parlato di crisi mistica, di crisi esistenziale». La accusano proprio di essere un terribile macinatore di interviste. Non crede di parlare troppo? «Per non essere accusato di parlare solo con quelli che mi capiscono, ho deciso di parlare con tutti. Che scrivano quello che vogliono: è un rischio che corre uno che fa il mio lavoro». L'affare «duetti». Prima con Joe Cocker, poi Miles Davis, Paul Young, età, etc. Strategia di mercato? «Quando da ragazzo ho dovuto imparare a suonare il sassofono, l'ho imparato in 15 giorni e sono andato. Così ho sempre fatto anche dopo: voglio vedere se in questi 25 anni ho acquisito un bagaglio per suonare con quelli che sono sempre stati considerati miti. Sono scelte artistiche, che nascono non per moda: son partito con Rufus Thomas, conosciuto dagli amanti stretti del rhythm'n'blues. Cocker è stato un idolo della mia infanzia e quando ho lavorato con lui stava attraversando un momento difficile. Molte volte è stato il caso..». Cioè? «A parte che con De Gregori, Dalla e Guerini, in Italia è difficilissimo fare collaborazioni. Io invece vado volentieri da quelli che sento che hanno un filo con me e questo succede di più all'estero. Quando c'è il feeling, non è che viene cercato, se mi crede, a fini promozionali. Eric Clapton me l'ha presentato Lori Del Santo, quando stavano ancora insieme, a Milano: gli ho detto che mi sarebbe piaciuto il suo suono in "Wonderful World". Gli ho dato la cassetta e non l'ho più cercato: ero a Memphis che registravo, lui da New York mi ha chiamato e mi invitato a provare con lui. Poi durante il tour di "Oro incenso e birra" è venuto a sentirmi ad Agrigento, mi ha chiesto di fargli da supporter nel tour europeo. Paul Young: stavo mixando il disco a Londra, l'ho incontrato nel corridoio e mi ha detto che gli piaceva "Senza una donna" e avrebbe voluto cantarla in italiano; io gli ho proposto di farla insieme, e solo dopo l'abbiamo detto alla casa discografica». Fatto sta che, nato al successo come ruspante, adesso viene indicato come rampante. «Io sono sempre ruspante, ma ho bisogno di più stimoli per andare avanti. Mi annoio facilmente, non posso rifare i dischi con la carta carbone: mi chiami eclettico, mi chiami confuso, ma l'importante per me è non ripetermi». Ma è anche un po' rampante. «Per necessità, per non ripetermi. Però, non dimenticate che da una parte incido con Pavarotti e dall'altra continuo a cantare con i Sorapis, un gruppo di amici, nelle balere di provincia. Ma se mi chiamano a Wembley, perché non debbo dare il meglio? Mi piace confrontarmi: con me stesso, non in una gara. 14 tour in Europa, per esempio, me li sono proprio sudati: sono passato da 500 spettatori a diecimila, con una produzione all'altezza, investendo i miei guadagni». Ha accusato un giornalista che aveva scritto male di lei di avere le orecchie a sventola. «Io sono anche stronzo. Quando mi provocano mi sale il sangue alla testa, non capisco più niente. Poi, però, gli ho chiesto scusa». Marinella Venegoni 1 concerti: 31 Bassano del Grappa, 2 Torino, 4 Mantova, 8 Bologna, 10 Trento, 12 Napoli, 16 Roma, 18 Ancona, 20 Reggio Calabria, 22 Marsala, 24 Cosenza, 28 Udine, 30 Monza, 2 luglio Firenze. Sarò eclettico o forse confuso ma devo cambiare d'azienda, eravamo 28 donne e 2 uomini, eroti- pezzo, non ercosì come Goetsco e come SkaAllaZuPaZucchero in tour fino ai primi di luglio. Qui sopra, Joe Cocker mi aglio. quesho stte tmenpo amie modanchTantanchpresscorspotevo tenerla pè durata solo 4 ono dato delle risvece è stata ampto di crisi misti Zucchero in tour fino ai primi di luglio. Qui sopra, Joe Cocker