Solidarnosc tradisce la Lady di ferro polacca

Il Parlamento vota a sorpresa la sfiducia al governo, Walesa potrebbe decidere elezioni anticipate VARSAVIA Il Parlamento vota a sorpresa la sfiducia al governo, Walesa potrebbe decidere elezioni anticipate Solidarnosc tradisce la Lady di ferro polacca Gli ex sindacalisti egli ex comunisti uniti contro la riforma Il premier all'opposizione: così vi tuffate in una piscina vuota Ennesima crisi politica in Polonia: affonda di colpo il governo della signora Hanna Suchocka, il presidente Lech Walesa si arrabbia, forse scioglierà il Parlamento. Una svolta drammatica proprio quando sembrava dovesse stemperarsi nel solito compromesso di facciata tra l'esecutivo e l'opposizione della sinistra postcomunista, invece ha finito per scoppiare all'improvviso creando un pericoloso vuoto di potere che rischia questa volta di affossare la fragile ripresa economica del Paese. Ad impallinare la «lady di ferro» varsaviana sono stati i deputati di Solidarnosc, quei figli terribili del glorioso sindacato di Danzica che ormai da anni non si riconoscono più nell'ex elettricista dei cantieri navali del Baltico. Non potendo scalzarlo da Palazzo Belvedere lo hanno colpito alle spalle tramite la mozione di sfiducia presentata al Sejm, la Camera bassa del Parlamento, nei confronti della compagine di minoranza in sella da 10 mesi, la quarta eletta democraticamente dal 1989. Giù dalla colonna, hanno detto in sostanza, perché fa ricadere sulla classe dei meno abbienti il costo delle riforme congiunturali, in primo luogo il trauma del trapasso alla libera economia di mercato. Troppi sacrifici dunque per chi, e si tratta della grande massa dei salariati pubblici, può opporre un salario mensile pari a 250 mila lire ai continui rialzi del carovita, e gioco facile quindi a cavalcare la tigre del malcontento popolare. Per strada hanno poi raccolto il consenso degli ex comunisti dell'Alleanza della sinistra democratica arcifeiici, come ha dichiarato il loro leader Aleksander Kwasniewski, di schierarsi al fianco dello storico movimento di protesta degli Anni Ottanta «della cui ispirazione etica, dopo 13 anni, sono rimasti solo i baffi a manubrio di Walesa». Nei giorni scorsi l'atmosfera nella capitale si era arroventata con l'entrata in sciopero dei dipendenti della Sanità e della Pubblica Istruzione che reclamavano a gran voce aumenti di stipendio ma il premier ha repli¬ cato a muso duro: «Non posso stampare carta moneta a gogò, l'inflazione corre sul filo del 40 per cento, abbiamo oltre 45 miliardi di dollari di debito, peggio ancora il Fondo monetario internazionale congelerà qualsiasi prestito se non riusciremo ad arginare il disavanzo pubblico». A nulla erano valsi i richiami all'austerità ed al rigore della signora Suchocka né il disperato appello lanciato durante il dibattito all'Assemblea nazionale. «State per gettarvi dal trampolino però ho l'impressione che nessuno abbia controllato se c'è acqua nella piscina». Per alcune ore il fronte dei moderati ha tentato senza successo di imbarcare qualche franco tiratore dalle file degli indipendenti (operazione riuscita d'altro canto alcune set- timane addietro in occasione del sì alla legge sulle privatizzazioni che coinvolgerà 600 imprese statali) mentre il partito contadino di Gabriel Janowski prometteva l'astensione tuttavia i siluri erano già innescati. Risultato: 223 contrari, 198 a favore, 24 schede bianche con tanto di beffa. Un deputato sicuro, Zbigniew Dyka dell'Unione cristiana, si è svegliato in ritardo ed ha mancato il voto. Se fosse stato presente, il quorum sarebbe scattato a quota 224 e questa sera il premier poteva brindare al- lo scampato pericolo. Hanna Suckocka è apparsa sorpresa ed incredula all'annuncio del voto che segnava il suo destino e quello dei quattro partner della coalizione (Unione democratica, Programma liberale polacco, Unione cristiana nazionale e Democrazia cristiana). Li ha subito convocati per annunciare le dimissioni e la palla passa adesso nel campo del Capo dello Stato. Di sicuro gli spazi di manovra appaiono piuttosto ristretti. Walesa potrebbe optare per un braccio di ferro quasi inutile con un Parlamento riottoso e frammentato in una ventina di partiti incapaci di esprimere garanzie di stabilità, od invocare poteri speciali con la possibilità di emanare decreti legge che gli metterebbero contro la piazza. Terza ipotesi, e questa sembra la più probabile, lo scioglimento anticipato del Sejm e del Senato per sfociare nelle elezioni anticipate entro tre mesi. La Polonia insomma torna nel caos. Piero de Garzarolli Il primo ministro polacco la signora Hanna Suchocka

Luoghi citati: Danzica, Polonia, Varsavia