Eltsin «sequestra» Rutskoi al Cremlino di E. St.

Eltsin «sequestra» Rutskoi al Cremlino VUOLE CHE SI DIMETTA Eltsin «sequestra» Rutskoi al Cremlino MOSCA. Uno schiaffo dietro l'altro, Boris Eltsin sta cercando di mettere ko il vicepresidente Aleksandr Rutskoi. Con l'obiettivo evidente di costringerlo a dimettersi. Ieri 77 giornalisti - convocati da Rutskoi al Cremlino per una conferenza stampa - sono stati bloccati dalla guardia presidenziale all'ingresso della torre Spasskaja: non si passa. Dopo una mezz'ora di inutile attesa è uscito il portavoce del vicepresidente, Andrei Fiodorov, che, dopo aver rilevato «l'evidente carattere politico» dell'offesa, ha protestato per la violazione dell'articolo 43 della Costituzione, che regola la libertà d'informazione, e della legge sulla stampa. Ma l'«offesa» va molto al di là della violazione delle leggi, inclusa quella fondamentale. Lo stesso Fiodorov ha rivelato ai giornalisti sbalorditi che il divieto di visitare Rutskoi al Cremlino era già stato intimato nei giorni scorsi a una quindicina di ospiti. Eccettuati - ha precisato Fiodorov - due parlamentari europei «che sarebbe stato difficile respingere». Dunque Aleksandr Rutskoi il reprobo, che ha osato criticare il Presidente e addirittura annunciare una sua candidatura alle prossime presidenziali, si trova quasi nelle condizioni di un prigioniero, come minimo di un intruso. [e. st.]

Persone citate: Aleksandr Rutskoi, Andrei Fiodorov, Boris Eltsin, Eltsin, Fiodorov, Rutskoi