Germania aborto solo per i ricchi di Emanuele Novazio

Una sentenza che scontenta tutti: alla fine potrà abortire soltanto chi avrà i soldi per pagarsi una clinica Una sentenza che scontenta tutti: alla fine potrà abortire soltanto chi avrà i soldi per pagarsi una clinica Germanio, aborto solo per i ricchi La Corte: «E' illegale ma non perseguibile» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Divieto d'aborto, sancisce la Corte Costituzionale. Ma il bisticcio giuridico che lo considera «illegale ma non perseguibile» nelle prime dodici settimane di gravidanza (tranne nei casi di violenza carnale e malattia) spacca il governo e il Paese, dove si annunciano manifestazioni di piazza, e rischia di avere una conseguenza soprattutto, temono in tanti: dal momento che la mutua non potrà intervenire, abortirà soltanto chi potrà permettersi il costo dell'intervento, fino a mille marchi, un milione. Una cifra proibitiva per molti, nelle regioni orientali, dove già si parla della nascita di un nuovo Muro. Perfino i democristiani della Cdu sono divisi: la decisione significa che «alle donne tedesche viene attribuita un'immagine totalmente negativa», ha commentato Rita Suessmuth, presidente del Parlamento. Durissimi i liberali, partner di Kohl, che considerano la sentenza «un colpo durissimo alle donne consapevoli delle proprie responsabilità». Ma soprattutto all'Est - dove ai tempi della Ddr l'aborto era libero e gratuito - le reazioni sono state aspre: «Una porcheria», hanno commentato in tv alcune donne intervistate per strada. «Una catastrofe, un ritorno al Medioevo, il diritto diviso per classi», secondo Regime Hildebrandt, ministro regionale socialdemocratico e di sicuro la personalità politica più popolare dell'ex Ddr. Anche i sindacati si sono mobilitati: il leader dell'«OeTV» Monika Wulf-Mathies, la pugnace protagonista del blocco dei servizi pubblici, l'anno scorso, ha invitato gli iscritti ad «agire» contro la decisione dei giudici. Una prima dimostrazione si è svolta ieri sera a Potsdam. La decisione è stata presa a grande maggioranza, sei voti contro due (l'unico giudice donna ha votato contro la libertà di aborto). Ma l'esame è stato laborioso: la Corte doveva pronun¬ ciarsi sulla legge di riforma approvata nel luglio dell'anno scorso con i voti dell'Spd, dei neocomunisti del Pds e dei Verdi (tutti all'opposizione), dei liberali (al governo) e di un gruppo di democristiani ribelli alle direttive di Kohl (che ieri si è felicitato per una sentenza «in difesa della vita»). La vittoria di questa inedita coalizione «progressista» aveva posto fine alla divisione fra Est e Ovest anche in tema di aborto (consentito all'Ovest, in precedenza, soltanto in pochi casi medici e sociali). Ma aveva provocato il ricorso di 249 parlamentari della Cdu e della Csu, l'Unione cristiano-sociale bavarese, che considerava¬ no la legge un attentato alla morale e alla vita. Secondo socialdemocratici e liberali, al contrario, si trattava di un passo avanti fondamentale nella difesa dei diritti della donna: la riforma estendeva infatti a tutto il Paese la legislazione dell'Est, dove l'aborto era libero - e a carico della mutua - nelle prime dodici settimane di gravidanza. Unica limitazione posta dalla nuova legge: un colloquio con il medico o uno psicologo, tre giorni prima dell'intervento. Ma la responsabilità della decisione spettava interamente alla donna. Dopo il ricorso, immediata era stata la sospensione della legge in attesa di un giudi¬ zio della Corte, per la quale c'erano molte attese ma anche speculazioni e polemiche subito rinvigoritesi, ieri: nella sentenza resa nota in diretta tv (tutte le reti pubbliche erano collegate), i giudici di Karlsruhe considerano infatti l'aborto illegale perché contrario al «diritto individuale alla vita e all'integrità fisica» sancito nell'articolo 2 della Costituzione. Ma non lo ritengono perseguibile, almeno nei primi tre mesi. Un compromesso, che rischia tuttavia di penalizzare le classi più povere. Secondo alcuni esperti, inoltre, l'illegalità dell'aborto solleverà numerosi problemi legali per i medici e gli ospedali. In un Paese che dipen- de fortemente e intimamente dalle normative, la sentenza potrebbe comunque agire come potente strumento di dissuasione. I giudici di Karlsruhe avevano già annullato nel '75 una legge simile, approvata dal governo del cancelliere socialdemocrastico Helmut Schmidt. Ma al di là della sentenza e del suo significato, ancora una volta è proprio il ruolo «politico» della Corte a imporsi, in una situazione difficile e controversa. Era accaduto, di recente, per l'invio dei soldati tedeschi in Somalia sotto l'egida del'Onu, in seguito a un ricorso dei socialdemocratici; era accaduto per la partecipa¬ zione di equipaggi tedeschi alle missioni di sorveglianza aerea in Bosnia, dopo un ricorso dei liberali. In quel caso soprattutto, il governo aveva preferito rimettersi ai giudici piuttosto che rischiare la crisi, in seguito al forte contrasto fra democristiani e liberali. Entro il mese, gli otto giudici dovranno pronunciare una sentenza molto delicata, che potrebbe avere ripercussioni in tutta Europa: quella sulla ratifica del trattato di Maastricht, già votata a schiacciante maggioranza dal Parlamento ma arrivata a Karlsruhe dopo una serie di ricorsi. Emanuele Novazio La Corte Costituzionale legge il dispositivo della sentenza. A sinistra Kohl

Persone citate: Helmut Schmidt, Hildebrandt, Kohl, Rita Suessmuth, Verdi, Wulf

Luoghi citati: Bosnia, Ddr, Europa, Potsdam, Somalia