Morto il piano Usa, Sarajevo sepolta dalle bombe

Morto il piano Usa, Sarajevo sepolta dalle bombe EX JUGOSLAVIA Mancano i voti al Consiglio di sicurezza. Parigi prepara una risoluzione sull'uso della forza Morto il piano Usa, Sarajevo sepolta dalle bombe // serbo-bosniaco Mladic diserta i negoziati: ho altro da fare SARAJEVO. Bosnia senza pace: nonostante il cessate-ilfuoco concordato il 9 maggio, Sarajevo è stata bombardata per buona parte di ieri. Forti deflagrazioni e il crepitio delle mitragliatrici e della contraerea sono risuonati senza sosta nella capitale bosniaca, presa di mira dalle postazioni serbe annidate nelle colline che la sovrastano. Secondo fonti ospedaliere, si sono registrati numerosi feriti che hanno dovuto ricorrere alle cure mediche sfidando il fuoco nemico. Sono anche proseguiti gli attacchi contro le forze croato-musulmane sul fronte settentrionale della Bosnia, in modo particolare la città di Maglaj. La maggior parte della popolazione - ha reso noto un portavoce dell'Onu - vive ormai nelle cantine o in rifugi di fortuna. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha affermato che non potrà far nulla per migliorare la situazione della città finché continueranno gli scontri. Un convoglio carico di aiuti umanitari aveva tentato di raggiungere la città all'inizio della settimana ma è stato costretto a tornare indietro. La Francia ha presentato al Consiglio di sicurezza dell'Onu un progetto di risoluzione sulla Bosnia per modificare il mandato dei Caschi blu, così da autorizzarli «a usare la forza». Lo ha detto a Parigi il ministro degli Esteri Alain Juppé, in un'intervista televisiva. Una nuova conferenza internazionale di pace per la Bosnia è il progetto che Boutros Boutros-Ghali sta cercando di promuovere in questi giorni. Le potenze occidentali - Stati Uniti in testa - sono però contrarie all'idea del segretario generale dell'Onu: sono convinte che un bis della confe¬ renza internazionale già organizzata a Londra surriscalderebbe il clima e si risolverebbe in un'inutile perdita di tempo. Boutros-Ghali sta esplorando l'opportunità della nuova iniziativa diplomatica per una semplice ragione: non crede al successo del piano per la difesa delle enclave musulmane che Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Spagna hanno annunciato tra le fanfare una settimana fa a Washington dopo un vertice di ministri degli esteri. Ancora vago, all'insegna deH'«armiamoci e partite», il piano andrebbe in questo momento incontro a una clamorosa bocciatura se fosse sottoposto all'esame dei quindici membri del Consiglio di sicurezza: non ci sono i nove voti necessari per garantirne il passaggio. Parecchie delle nazioni rappresentate a turno nell'organo esecutivo dell'Onu (Pakistan, Gibuti, Marocco, Venezuela, Capo Verde) sono estremamente critiche sulla strategia varata dall'Occidente in stretta sintonia con il Cremlino: pensano che premi l'aggressore. Dai serbo-bosniaci è arrivato ieri un duro colpo per i negoziati di Sarajevo sulla creazione di una zona di sicurezza intorno alla capitale bosniaca: il generale serbo Ratko Mladic ha infatti annunciato in anticipo che non prenderà parte ai colloqui, che si svolgono con la mediazione del generale francese Philippe Morillon, precisando che aveva «affari più importanti da sbrigare». I colloqui sono potuti comunque proseguire con un incontro informale cui hanno preso parte - oltre al comandante delle forze musulmane Sefer Halilovic e quello croato Milivoj Petkovic, alcuni ufficiali serbi. [Agi-Ansa-AdnKronos]

Persone citate: Alain Juppé, Boutros Boutros-ghali, Ghali, Mladic, Petkovic, Philippe Morillon, Ratko Mladic, Sefer Halilovic