Martinazzoli: la mia «soluzione politica»
Tangentopoli, proposta del segretario de Tangentopoli, proposta del segretario de Martinazzoli: la mia «soluzione politica» ROMA. Tangentopoli e la soluzione politica? «Non si può andare avanti troppo a lungo con una condizione di sospetto generalizzato dice a "Panorama" Mino Martinazzoli -. Io so che anche i giudici, che sono parte dello Stato e avvertono questa esigenza, non sono contrari a studiare procedure di patteggiamento, con un'indulgenza sulla sanzione penale e in cambio un interdetto sulla continuità della carriera politica. Questo mi pare molto importante. E vorrei che venisse fatto subito». L'avviso di garanzia a Ciriaco De Mita? «Ciriaco è un amico - ha detto Martinazzoli ad Avellino ieri -. Gli dobbiamo amicizia e solidarietà in giorni per lui tormentati e penosi. Ma De Mita è un uomo forte, sa che la politica, come la vita, è fatta di patimenti. Ciò che conta però è credere in modo accanito alla verità delle nostre ragioni». E la scissione della de? «Un suicidio evocare, anzi teorizzare una scissione dei cattolici, che non avrebbero più una forza. Non sono d'accordo con Segni sulla irredimibilità della vecchia de. Non c'è niente di irriformabile finché c'è vita». E per l'immediato futuro il segretario sta pensando «a una conferenza di programma più che di organizzazione. Al termine si potrà pensare anche a un nuovo nome, magari "Nuovo popolarismo" o "Centro popolare"». I tempi? Martinazzoli annuncia che la sua intenzione è quella di essere come «qualcuno che faccia le pulizie di casa e un po' di manutenzione. Ma sapendo che poi non abiterà la casa». La riforma elettorale? «Entro l'estate: è la condizione minimale. Temo che se questo non accade il Parlamento sarà comunque sciolto. Non so come, non so perché, ma temo che andremmo davvero verso una stagione di fallimenti». Il segretario de conferma il sostegno al turno unico anche per la Camera e ricorda che in bi- camerale si giunse al turno unico con doppio voto: «Propongo di ricominciare da lì, in fondo eravamo molto vicini alla soluzione. Per quel che riguarda le quote, non è più proponibile il 40%, magari si può passare dal 25% referendario al 30%, ma voglio che su questo sia d'accordo anche Segni. Non ci tengo a passare alla storia come l'inventore del papocchio». Sull'impazienza elettorale che sembra affiorare in alcuni commenti dopo la bomba di Firenze, il «Popolo» di oggi pubblica un articolo di Martinazzoli, dal titolo «Una risposta che sia vera», che mette in guardia contro «il rischio di dare per scontato quello che è invece controverso, l'idea, voglio dire, secondo la quale "vecchio" e "nuovo" stiano lì, bene allineati, nei loro riconoscibili scaffali, con le loro evidenti etichette. Che è semplificazione abbastanza inadeguata a riconoscere gli itinerari e gli orientamenti rassicuranti della transizione. Se è difficile contestare quanto di inettitudine, di calcolo, di smarrita e gretta difesa passi in questi giorni per la vena del Parlamento, è tuttavia facile riconoscere la complessità delle questioni che sono in campo, le quali esigono di essere risolte secondo un'intenzione di verità piuttosto che per l'insidia del pregiudizio. Dar forza alla positività del nuovo impone la fatica di riconoscerlo dove è, e non dove si pretende». Il segretario della de Mino Martinazzoli «Un suicidio evocare anzi teorizzare una scissione dei cattolici»
Persone citate: Ciriaco De Mita, De Mita, Martinazzoli, Mino Martinazzoli
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